l'intervista
"Dico no alla diga di Toti e Spinelli, il modello Genova è una patacca". Parla Sansa
Il già candidato di Pd e M5s alla presidenza della regione guida la battaglia contro l'opera più importante del Pnrr: "Lo sviluppo non può essere solo cemento", dice
“Questa inchiesta dimostra che il modello Genova è una patacca, è l’ossessione per fare opere, non le migliori, non le più necessarie e, soprattutto, non scelte nell’interesse dei cittadini”, sostiene Ferruccio Sansa. Ieri è stato il giorno dell’interrogatorio fiume al presidente della regione Liguria Giovanni Toti. Otto ore per rispondere alle 180 domande dei pm. Il passaggio successivo sarà la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Anche da questo dipende il suo futuro politico. Intanto le indagini continuano a fare discutere. Sansa, figlio dell’ex sindaco di Genova Adriano, ex giornalista del Fatto Quotidiano, già candidato presidente della regione Liguria di Pd e M5s, guida la battaglia contro il progetto della diga foranea, il grande intervento finanziato con 1,3 miliardi del Pnrr che permetterà alle mega navi portacontainer l’ingresso nel porto. Una delle principali opere del Recovery fund. Sfiorata da alcune intercettazioni, oggi è anche il simbolo del rischio paralisi che grava sulla città. Pd e M5s in consiglio regionale hanno seguito Sansa, votando tre giorni fa contro il cofinanziamento regionale da 57 milioni di euro,(comunque approvato con i voti della maggioranza). Oggi Salvini sarà a Genova per la posa del primo cassone. Una presenza simbolica per dire: nonostante l’inchiesta, andiamo avanti. Non è che la sinistra invece vuole fermare tutto? “Io – dice Sansa – non sono contro la diga, ma contro questa diga, questo è il progetto di Toti-Spinelli, inspiegabilmente costoso, terribilmente lento e soprattutto molto pericoloso: si vuole costruire su un fondale di 50 metri e su un terreno fangoso. Quarantacinque anni fa a Nizza una diga del genere è crollata. Esiste un altro progetto che consentirebbe di fare la diga un po’ più in là, in modo più sicuro e con un costo dimezzato”.
E sulle altre opere? La Gronda? Il Terzo valico? Il tunnel sub-portuale? Che pensate lei e i partiti che l’hanno sostenuta? “Una politica che si riduce a parlare solo di questo, ha fallito, in Liguria ci sono altri problemi, dallo spopolamento alle aree dismesse, fino agli imprenditori che sono costretti a cercare lavoratori in altre regioni”. Le opere però servono anche a questo. Che ne pensa nel merito, ad esempio della Gronda? “E’ un progetto che ha 40 anni, io sono favorevole solo al primissimo tratto, quella portuale, al resto sono assolutamente contrario”. Del terzo valico? “E’ costato tre volte quello che sarebbe dovuto, ma ormai è fatto, è inutile parlarne”. Del tunnel sub-portuale? “Non era una priorità è stato fatto passare come un regalo di Autostrade per ripagare la tragedia del ponte Morandi, ma è una mistificazione. Lo pagheranno i genovesi”. E della ferrovia di Ponente? “Cinque miliardi per una linea ferroviaria interna con stazioni tutte lontane dai paesi è una follia, in Francia hanno messo nuovi sistemi di segnalazione per rendere quasi altrettanto veloci le linee già esistenti e hanno speso solo 200-300 milioni”. Qualcuno potrebbe dire che un certo pregiudizio sulle infrastrutture lo avete a sinistra... “Prendiamo i migliori medici, i miglior ingegneri, creiamo centri di ricerca, lo sviluppo non può essere solo cemento e asfalto, il modello Bucci-Toti è un modello anni 60-70 in cui qualcuno costruisce e si arricchisce e al territorio non rimane nulla”.
Oggi (ieri per chi legge, ndr) Toti è stato interrogato dai pm, chiederà la revoca degli arresti domiciliare, se andasse male potrebbe dimettersi. In quel caso l’alleanza Pd-M5s reggerà? Le piace l’idea di una candidatura di Andrea Orlando? “Io con la mia civica ci sarò solo se c’è cambiamento, se vogliono usare vecchi arnesi della politica no, dobbiamo cogliere l’occasione per cambiare anche a sinistra, non possiamo ripescare quelli vicini a chi saliva sullo yacht di Spinelli per prendere le decisioni. Su Toti decideranno i magistrati ma questa è un’occasione straordinaria per liberarsi di questo conflitto d‘interessi colossale”. Cosa intende? “Toti ha fatto la sua campagna elettorale con due milioni di euro, soldi presi da imprenditori interessati, io avevo 40 mila euro messi tutti da me. La politica che si finanzia con i soldi degli imprenditori che devono chiedere a quegli stessi politici autorizzazioni, concessioni e appalti una volta eletti, non va bene. Va rotto questo rapporto incestuoso”. E come fare altrimenti? “Bisogna riacquistare la fiducia dei cittadini e prendere i soldi con il 2 per mille”. Non bisogna parlare con gli stakeholder del territorio? “Non sul loro yacht, mio padre ha fatto per cinque anni il sindaco a Genova e a Spinelli non ha mai chiesto favori”. Il padre di Sansa, Adriano eletto nel ‘93 non fu ricandidato nel ‘97 dall’Ulivo a causa di “insufficiente capacità di interlocuzione”.