Approvato in Cdm
Il salva casa di Salvini potrebbe riavviare il mercato
Il piano del ministro delle Infrastrutture non è un condono irresponsabile. Ma servirebbe anche un piano Giorgetti per la revisione delle rendite catastali. Le probabilità, lo sappiamo, sono molto basse
Il decreto sulla casa ha mantenuto una sana proporzionalità e una corretta limitazione del raggio di azione, escludendo dall’applicazione delle nuove regole eccessi che avrebbero ridato una spinta all’abusivismo. E’ tagliato per l’adeguamento del patrimonio immobiliare esistente e permette di superare norme anacronistiche (lo dice l’Ance) e, come conseguenza, di riavviare il mercato immobiliare, con transazioni in cui non serviranno più le piccole o grandi omissioni da parte di compratori o venditori, né si costringeranno i notai a contorsioni nei testi degli atti. Che non si tratti di un condono irresponsabile lo mostra anche l’atteggiamento, molto cauto e certamente privo di dure contestazioni, da parte dei principali partiti di opposizione, forse per la consapevolezza di avere a che fare con questioni molto sentite e con problemi molto diffusi.
Per le proprietà immobiliari c’è l’occasione di una riqualificazione legale con impatto anche sul loro stesso valore, mentre il mercato guarda alla spinta positiva dal probabile taglio dei tassi di interesse. La concordia politica sostanziale con cui il piano casa di Matteo Salvini è passato e con cui verrà gestito nei prossimi mesi sarà ben più difficile da trovare per altri provvedimenti con cui si potrebbero bilanciare, in parte, i benefici dati al settore immobiliare prima con le regalie sparse con il Superbonus e poi con questa regolarizzazione delle piccole difformità catastali. Provvedimenti che, assieme, consentono anche di aggiornare la conoscenza pubblica del patrimonio immobiliare e da lì alla revisione delle rendite catastali il passo potrebbe essere breve e fiscalmente fondato. Servirebbe un piano Giorgetti da affiancare al piano Salvini. Le probabilità, lo sappiamo, sono molto basse. Con la preferenza per i pochi, maledetti e subito da sborsare (e da incassare) per le regolarizzazioni, si parla addirittura di 10 miliardi, e il rifiuto per l’adeguamento stabile e definitivo del valore fiscale degli immobili rispetto al valore di mercato.