Alla Camera
Crosetto valuta di desecretare alcune informazioni sulle armi inviate a Kyiv
"Sto pensando di fare come alcune nazioni, che non hanno secretato tutto", dice il ministro rispondendo a un'interrogazione del M5s sugli aiuti bellici all'Ucraina: "Serve cambiare le regole che voi avete fissato durante il governo Draghi e alle quali mi sono attenuto"
"Sto pensando di desecretare alcune informazioni sulle armi a Kyiv. Ci rifletterò". Il ministro della Difesa apre alla possibilità di rendere pubblica, almeno in parte, la lista delle armi e del materiale bellico che l'Italia ha inviato all'Ucraina. Guido Crosetto parla alla Camera durante il question time, risponde all'interrogazione del M5s (affidata a Marco Pellegrini) proprio nei giorni in cui – dopo le dichiarazioni del segretario generale della Nato e non solo – è tornato attuale il dibattito sull'utilizzo anche in chiave offensiva degli armamenti occidentali.
L'onorevole grillino chiedeva in particolare a Crosetto se non ritesse "urgente comunicare alle Camere la situazione in merito al potenziale offensivo degli armamenti inviati e al mutato coinvolgimento dell'Italia nel conflitto russo-ucraino, riconsiderando la classificazione delle informazioni, coinvolgendo pienamente ciascuna Camera nelle eventuali future autorizzazioni di invio di armamenti". Il deputato citava inoltre dichiarazioni del ministro della Difesa inglese Grant Shapps, secondo cui l'Italia avrebbe fornito "missili Storm Shadow/Scalp" – gli stessi su cui il Regno Unito ha fatto cadere la distinzione tra armi difensive e offensive.
"C'è una verità innegabile. Il governo Meloni e il ministero e il ministro della Difesa per tutto ciò che riguarda gli aiuti all’Ucraina, si sono mossi senza discostarsi di un millimetro dal solco legislativo tracciato dal precedente governo, retto da una parte delle forze che adesso sono all’opposizione", ha replicato Crosetto citando i decreti del 2022 e votati anche dal M5s, quando a Palazzo Chigi c'era Mario Draghi. "Non posso rispondere all'interrogazione non per mancanza volontà ma per rispetto delle regole. Commetterei un reato. Tutte le cose che lei mi ha chiesto – ha continuato rivolgendosi al grillino Pellegrini – le sa perché le ho risposto al Copasir. Ha l'elenco dei materiali, i caveat e tutto ma lei, come me, è vincolato dal segreto e non può parlare". Pellegrini è infatti membro del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
"Sto pensando di fare come fanno alcune nazioni, che non hanno secretato il tutto, ma una parte. Sto pensando di arrivare a questo punto, così da cambiare quelle regole che, forse sbagliando, voi avete fissato e alle quali mi sono rigorosamente attenuto", ha concluso il ministro della Difesa.
Nella controreplica il M5s ha nuovamente fatto appello alla trasparenza. "Non se si rende conto, ministro Crosetto, che sta parlando di due anni fa. Oggi siamo rimasti gli unici ad avere il segreto di stato sulle armi", ha attaccato quindi il capogruppo grillino Francesco Silvestri, elencando i casi di Francia, Spagna e Stati Uniti, dove le procedure sono diverse da quelle italiane. "Questa guerra sarebbe potuta finire subito dopo lo scoppio, con i tavoli di pace che qualcuno ha fatto saltare".
Subito dopo alcuni deputati del M5s hanno mostrato magliette con scritto "pace" mentre alcuni deputati si sono avvicinati ai banchi del governo, proprio nei pressi di Crosetto, alzando cartelli su cui campeggiava un'altra scritta, "basta armi" e di nuovo lo slogan #pace. Quello che si trova anche sul simbolo del M5s per le elezioni europee.