Elly sul ferribotte contro il Ponte sullo Stretto

Salvatore Merlo

 Pare la più moderna dei leader, ma sul traghetto per Messina elogia lentezza e ferraglia

Ella, Elly e il Ponte proibito. Sulla tolda del ferribotte, tra Scilla e Cariddi, Schlein fa la traversata dello Stretto di Messina. Si lascia alle spalle il Continente –  va da sé, la Calabria – e in uno di quei traghetti che sono sottosviluppo e ferraglia a gasolio, ovvero la condanna all’antropologia del siciliano con la coppola e i baffetti, dice: “Abbiamo voluto fare questa attraversata insieme per raccontarvi alcune cose sul progetto sbagliato e anacronistico del Ponte sullo Stretto”. Quant’è bello invece il traghetto! Arrivau uora uora u ferribotte. In piedi sulla tolda, Elly, da ora in poi Ellybotte, ieri pomeriggio veniva ripresa dal suo canale Instagram.

 

 

Spolverino (blu), occhiali da sole (sui capelli), camicetta a righe (azzurre), i foglietti degli appunti in mano, lo zoom che avanza e arretra. Piano integrale, piano americano, primo piano, super zoommata... Schlein è certa d’imporre al piombo del Ponte il proprio oro navale. Però sul traghetto c’è vento, e i foglietti svolazzano. Fa molto caldo, e le guance sono arrossate. Il sole accieca, e la fronte è tutta tramata come una stoffa rarissima tessuta a mano da una tribù di montanari asiatici. Si percepisce forse anche un principio di mal di mare. Qualche indizio: la voce affannata, un’ombra di perplessità sullo sguardo che incrina persino il famoso e implacabile sorriso odontoiatrico (specie dopo che ella, anzi Ellybotte, ha sentito se stessa pronunciare queste esatte parole: “Vedete quanto è veloce la traversata?”).

   

Ora noi non vorremmo qui nemmeno ricordare le nostre traversate verso Messina. Terribili treni roventi che vengono smontati, e sferragliando rimontati partendo con ritardi da tradotta. Carichi di sudore, esasperazione, piedi pestati, gomitate e ginocchiate (e subito le toilette sono inavvicinabili, la conquista di aranciate, arancini e chinotti dà luogo a sbracciamenti selvaggi, soprusi, abbiette suppliche, eroismi da medaglia al valore).

 

Mettiamo che invece sul traghetto sia tutto una cartolina. Come direbbe ella, anzi Ellybotte, dammi tre parole: sole, cuore, amore (e mare). Eppure c’è qualcosa che non capiamo. Schlein vola e va appena può in America dov’è nata e dove fece campagna elettorale per Barack Obama. È una millennial figlia del Nintendo che ai giornali racconta di giocare a Super Mario e alla PlayStation. Il pollice opponibile lo esercita come tutti noi sullo smartphone di Steve Jobs, mica sul telaio. Se deve dire qualcosa usa Instagram, mica il televideo. È inoltre giovane per davvero (è del 1985), è anche omosessuale e insomma modernissima. Perché voglia imporci il ferribotte resta un mistero. Alla prossima che fa, il cocchio a cavalli per la Roma-Viterbo?

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.