Le reazioni a sinistra
“Cari magistrati, la riforma della Giustizia non è uno scandalo”. Parlano Boato e Salvi
L’ex parlamentare dei Verdi Boato, firmatario della bozza all'epoca della Bicamerale D'Alema: “Nordio riprende il mio progetto, sono favorevole”. L'ex Ds Salvi: “Non vedo pericoli per la democrazia. I magistrati esagerano”
Venti minuti. Tanti sono bastati al Consiglio dei ministri di ieri per licenziare “un provvedimento epocale”, come l’ha definito il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Tre gli interventi previsti. La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. La creazione di due diversi Csm, conseguenti alla distinzione delle funzioni, in cui si introducono meccanismi di elezione che prevedono il sorteggio. E l’istituzione di un’Alta corte chiamata a esprimersi sui procedimenti disciplinari dei magistrati. Di “risultato epocale” ha parlato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano s’è affrettato a chiarire che il testo “non è blindato”. Aggiungendo che “se ricordiamo la Bicamerale presieduta da D’Alema ricorderemo che i temi trattati” nella riforma trovano “condivisione nelle forze politiche di sinistra”. E infatti Marco Boato, ex parlamentare dei Verdi che in quella Bicamerale elaborò una “bozza” sulla separazione delle carriere, approvata da un fronte trasversale, al Foglio dice: “Pur appartenendo all’opposizione politica nei confronti dell’attuale governo, sono favorevole al disegno di legge di Nordio. Nel testo da me proposto, e approvato a suo tempo dalla Bicamerale D’Alema, era prevista anche una ‘Corte di giustizia della magistratura’, che vedo ora riproposta dal disegno di legge e che condivido pienamente”. Anche Cesare Salvi, all’epoca esponente dei Ds ed ex ministro del Lavoro, si espresse a favore della separazione delle carriere. “Io credo che questa sia per lo più una riforma di bandiera, un’operazione cosmetica, perché la separazione delle carriere in parte c’era già con la riforma Cartabia. Però non vedo tutti questi allarmi democratici all’orizzonte. Mi pare che le proteste dei magistrati siano un po’ esagerate. Ci vuole cautela, certo, ma mi pare che il governo ce l’abbia. Una demonizzazione completa non serve”, dice oggi.
L’Associazione nazionale magistrati, infatti, ha convocato una riunione d’urgenza per decidere come reagire alla riforma. Tra le opzioni c’è anche quella dello sciopero. Nordio ieri, riferendosi proprio ai magistrati ha detto: “Siamo aperti al dialogo, accettiamo contributi, ma loro devono accettare il principio della volontà popolare”. Ancora l’ex parlamentare Boato, che nella Bicamerale D’Alema riuscì a far approvare una proposta di “costituzionalizzazione dei princìpi del giusto processo” poi confluita in una legge costituzionale del 1999, a proposito delle critiche dice: “Non parlerei genericamente di ‘magistrati’, perché anche nella magistratura ci sono posizioni aperte e disponibili a questa riforma costituzionale. Bisogna riferirsi più specificatamente all’Anm, che non è un organo istituzionale, ma è il ‘sindacato dei magistrati’. Anche all’epoca della Bicamerale D’Alema, da parte dell‘Anm di allora ci fu una contrapposizione frontale rispetto alle proposte di riforma del Parlamento, e io fui vittima di una sorta di ‘linciaggio’ per il ruolo di relatore che avevo ricoperto”, racconta al Foglio. “L’Anm ha tutto il diritto, ovviamente di esprimere le proprie opinioni, ma le riforme costituzionali le fa il Parlamento, confrontandosi con tutti, senza accettare imposizioni dall’esterno. Temo, comunque, che ora Nordio sarà sottoposto ad attacchi frontali, analogamente a quanto successe a me”. Persino nella Bicamerale De Mita-Iotti venne toccato l’argomento separazione delle carriere. Tanto bastò perché, come racconta ancora Boato, “arrivò alla segreteria di quella Bicamerale un fax, con un testo sottoscritto da molte decine di pubblici ministeri, in cui si diffidava in modo ultimativo la Bicamerale ad affrontare quel tema. Mi auguro davvero che questa storia non si ripeta e che il Parlamento non si sottometta ai diktat altrui, da qualunque parte provengano”. L’ex parlamentare dei Verdi anche per quel che riguarda la creazione di due distinti Consigli superiori della magistratura, sempre presieduti dal capo dello stato, si dice d’accordo, perché “è coerente con la previsione di due carriere separate tra magistratura giudicante e magistratura inquirente”. Ma allora perché la sinistra, a partire da Elly Schlein, boccia la separazione? ” Molti pensano che una revisione dell’obbligatorietà dell’azione penale possa essere un rischio per la democrazia, perché il potere giudiziario potrebbe essere succube di quello esecutivo o legislativo. Ma non è questo il caso: il principio non viene toccato”, analizza Cesare Salvi. Ieri Nordio ha ricordato come Giovanni Falcone fosse favorevole alla separazione delle carriere. “Quand’era ancora vivo fu fortemente ostacolato dal Csm di allora”, dice sempre Boato. “Mi auguro che il suo insegnamento venga ora finalmente raccolto e che si apra un confronto parlamentare, questa volta a parti rovesciate tra le attuali maggioranza e opposizioni, senza pregiudiziali ideologiche su una questione che è fondamentale per realizzare pienamente i princìpi del ‘giusto processo’”.