Verso le Europee
San Decaro da Bari, punta a 250 mila preferenze. Ad aiutarlo c'è D'Alema
Compete con Bonaccini per fare l'antisegretario del Pd, sfrutta la macchina dell'Anci, che ha governato per dieci anni, e promette la scalata del partito ai consiglieri regionali del sud
Lo faranno santo, san Decaro da Bari, patrono della ‘nduja, antisegretario del Pd. Alle europee punta a 250 mila preferenze, 250 mila stimmate, che dice: “Sono alla mia portata”. Si commuove anche quando non sbuccia le cipolle, comizia sui gradini delle chiese. Massimo D’Alema lo aiuta e gli sta mettendo a disposizione i suoi baffi, l’apparato di Articolo 1. La campagna elettorale più pelosa e moderna è di Antonio Decaro: sugo, like e scopone scientifico.
Da due mesi il sindaco di Bari, il sindaco offeso, il candidato alle europee per il Pd al sud, ha iniziato a predicare. Si porta dietro il guru che era di Matteo Renzi, Gennaro Sasso, il direttore dell’agenzia Proforma, il suo Wittgenstein, la scatola che inventa per lui mossette e pensieri. Da due mesi, san Decaro da Bari visita i comuni di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e in ogni paese dimenticato, questo ex ingegnere dell’Anas, gioca a briscola, e scopone, con i pensionati, sale sui gradini della chiesa e piange come le madonne: “Scusate, sapete, io mi commuovo. Votatemi”. A Napoli, per lui, il governatore Vincenzo De Luca si fa in due: un po’ di voti alla beata Lucia (Annunziata) candidata della segretaria Elly Schlein, e un po’ a san Decaro. Dietro a quella faccia da salesiano, da sindaco aggredito dalla destra, che nella sua Bari ha spedito la commissione d’inchiesta per sciogliere il comune, si nasconde la più consumata delle macchine elettorali. E’ l’Anci, l’associazione dei sindaci, che san Decaro de Bari governa da dieci anni. Per dimostrare alla segretaria che da ora in avanti, dopo giugno, i conti li dovrà fare con lui, Decaro telefona ai sindaci del sud e chiede: “Me li porti almeno quaranta voti?”. Quaranta voti a testa per ogni municipio, quaranta voti per tutte le belle battaglie condotte insieme, con la fascia tricolore, quaranta voti per simpatia. E’ il voto di ricambio (generazionale). Il resto lo fa l’agenzia Proforma. Meloni si esibisce da duchessa con De Luca, Decaro in un video, pensato da questa società di comunicazione, si lascia intervistare dalla figlia che chiede: “Ma se vinci le europee, come devi fare con le lingue?”. Il santo, nel video, declina i dialetti levantini, recita come Lino Banfi. Ovviamente lo hanno ripreso i quotidiani nazionali che lo rilanciano con il sottopancia “un video tutto da ridere”, ma anche da votare. L’unica gara che nel Pd agita i cuori, muove le correnti, è questa competizione per fare l’antisegretario, quella fra Stefano Bonaccini e Antonio Decaro. Bonaccini andrà a Bruxelles e ci rimarrà, perché ha concluso il suo secondo mandato, mentre per Decaro le europee sono un esercizio spirituale. Dopo l’elezione, dovrebbe tornare e candidarsi da governatore al posto di Michele Emiliano, e non solo. Oltre ai sindaci sta promettendo ai quarantenni del Pd, i consiglieri regionali del sud, di sostenerlo per poi scalare il partito. In Calabria, il capogruppo in consiglio regionale, Domenico Bevacqua, ha convinto gli altri consiglieri a distribuire l’immagine sacra. In Basilicata, Piero Marrese, il candidato governatore che non ce l’ha fatta, anche lui è per Decaro. In Abruzzo, il capogruppo in consiglio, Silvio Paolucci, è caduto da cavallo per Decaro. In Molise, un evangelista è il segretario regionale del Pd, Vittorino Facciolla. Il desiderio di ascensione di san Decaro è tanto forte che qualche giorno fa, nel foggiano, in visita, Raffaele Piemontese, consigliere regionale, gli ha fatto trovare in sezione i fac-simile di Pina Picierno, altra candidata alle europee. Il santo ha sgridato Piemontese: “Ma cosa sono?”. La regione che nel Pd tutti si contendono è la Campania dove un predicatore basta e avanza. San Decaro che non vuole usurpare il taumaturgo De Luca (gli garantisce metà del suo pacchetto di voti) si è rivolto al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che, a sua volta, è fratello di Massimiliano, già deputato e oggi consigliere regionale del Pd. I Manfredi bros segnano sulla scheda Decaro e invitano i fedeli a fare pure loro il segno della croce. Infine, la Puglia. Qui, per il santo, si muove il satanasso D’Alema, uno che vede le cose a lunga gittata, esempio, un ticket di partito Decaro-Speranza. Nel 2004, e resta il grande risultato di sempre, D’Alema raccolse 832 mila preferenze. Tra i grandi elettori di D’Alema c’era Gianni Di Cagno, avvocato, ex componente del Csm, un capitolo della storia comunista di Puglia. Stava con D’Alema, ieri, e oggi prega san Decaro de Bari. Si genuflettono anche gli ultras del Bari calcio. Per acchiappare i loro voti, il santone ha ingaggiato una battaglia con Aurelio De Laurentiis, proprietario della squadra, che però, secondo il sindaco, maltratta. Da giorni, Decaro gli intima di vendere il Bari, e lo sfida. E sono sempre lacrime, cuore, perché Decaro è un sentimentale, anima, ‘nduja e preferenze. Un fazzoletto e una preghiera: “Mi porti quaranta voti?”.