Il racconto
Decaro delle Puglie, giro elettorale con il sindaco candidato
Indossa i pantaloni militari come Zelensky, fa quattro comizi al giorno, in dialetto. Amato, capopolo, e nel Pd c'è chi dice: "Sogna di fare il candidato premier del centrosinistra"
Bari-Lecce. Sindaco Decaro, ma davvero pensi che la destra “è come la mafia, senza coraggio”? “Mi riferivo al male che ha fatto a Bari, al comune, a me. Il commissariamento è stata una violenza di governo”. Era santo, san Antonio Decaro da Bari, ma adesso si veste come Zelensky, il presidente dell’Ucraina. Il meridione ha un nuovo tipo di capopopolo, l’ingegnere militare (è ingegnere dell’Anas) preferenze e rotonde stradali. Indossa i pantaloni da soldato, la maglia nera elasticizzata, si è lasciato crescere la barba che è sale e pepe, moscata. Siamo a Kyiv o a Ramallah? E’ la Puglia. Arriviamo a Lecce, poco prima della mezzanotte, e ci sediamo in pizzeria con Volodymir Decaro: “Pur qua siet?”. Pur qua. “Avete visto la gent com m’am?”. Ver, sindaco, t’am. “Mangiatev no fritto”. Lucia Annunziata dice che gli ha portato via tutte le donne, almeno una parte, ma è rimasta l’altra, perché Antonio è “Bellu, bellu”. Sindac, facim na fot? “Cert, na fot”.
Antonio Decaro parla così: “Non dobbiamo dividerci in campanilismi, ma salire insieme sui campanili”; “abbiamo la necessità di traguardare l’orizzonte”; “io vi am tutt”; “se non fost venut al mio comiz vi veniv a prendere cas per cas”. Ha superato il cacicco zero, l’antico, i Cacciari, Bassolino, Leoluca Orlando, e non va escluso che un giorno, proprio come in Ucraina, qui a Bari, venga l’attore Sean Penn a fargli visita, a lodare la resistenza del sindaco che la destra di Meloni ha offeso. Maria Pasqua, pensionata che vota Pd, in via Sparano, minaccia: “Se mi toccan lo sindac, io non ci ved più. Accid, Accid”. Due spagnoli in visita: “Muy bellu”. Volodymir Decaro ha le sue milizie, la sua scorta che è la vecchia Sinistra giovanile, quella cresciuta a puccia e D’Alema. Domenico De Santis, segretario regionale del Pd, ogni volta che lo introduce, sui palchi di mezza Puglia, lo presenta come un incrocio tra il guerrigliero boliviano e il futuro presidente del Consiglio. Un altro, della milizia, è Ubaldo Pagano, deputato del Pd, in commissione Bilancio, che spiega all’Annunziata, in un comizio, “cara, Lucia, Decaro è il nostro pupillo e tu devi stringere un patto di lealtà con Decaro”. Manca solo il giuramento e il doppio bacio. Ascoltate, ancora, cosa dice il candidato all’europarlamento del Pd, il predestinato 250 mila preferenze: “Quando vi dicono che Bari non è come Zurigo, che Bari non è città europea, dovete rispondere così: vero! Bari, non è Zurigo. Bari non è Berlino: Bari è Bari”. La piazza: “Beri, Beri, Beri. Viva Beri”. Decaro/2: “Io ho preso questa città per mano. Ho preso gli schiaffi, e mai ho voltato le spalle”. Decaro/3: “Contro Bari, contro me, c’è stato un attacco mediatico senza precedenti. Hanno provato a farci cadere in tutti i modi, volevano truccare la partita”. Incontriamo Giovanni Sasso, il direttore creativo della società di comunicazione Proforma, il filosofo che avrebbe inventato il fenomeno Decaro a cui non possiamo che domandare, “ma il suo Decaro può fare il leader nazionale?” e lui, Sasso: “Il commissariamento del comune lo ha aiutato. E’ servito a farlo conoscere oltre la Puglia. Oggi lo conoscono anche in Veneto”. L’Annunziata, una che, solo per questa frase, merita una preferenza e mezza, “io mi riservo il diritto di rompere le scatole, ora e sempre”, chiede umilmente a Decaro: “Antonio, ma ora che la campagna sta per finire possiamo definirci amici?” e Decaro: “Sì, Lucia, puoi dirlo”. Grazie. In ventiquattro ore (Volodymyr Decaro: “Ma venit pure a Noci? Doman, ancor?”) ha comiziato almeno quattro volte e pure con la pizza in bocca riesce a chiedere il voto, la preferenza. Ci racconta un dirigente di partito, dopo una buona birra, e senza farsi vedere da Decaro: “Guarda, che uno così non si accontenta di fare l’europarlamentare”. Vuole forse fare il segretario del Pd? “Macché, è un pugliese!”. E che significa? “Giuseppe Conte non vi dice nulla? Uno come Decaro ragiona da ingegnere. Ogni carica è il gradino di una scala. Si è messo in testa che può fare il candidato premier di tutto il centrosinistra”. Il sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva, un altro della milizia, gli augura: “Antonio vai in Europa, ma poi torna qui che ci servi in regione”. La Annunziata, che si diverte un mondo in questa campagna elettorale, pensa che questi sindaci di Puglia siano speciali: “Io li pizzico e gli dico: avete tutti la barbetta, gli stessi occhiali alla moda. Ma andate tutti dallo stesso ottico?”. A Lecce c’è Carlo Salvemini che è un altro tipo di sindaco, un tanghero, che però è l’altro Decaro. Quanto uno, Decaro, è lacrime e resistenza, l’altro, Salvemini, è riflessivo e prudente. Per varare il nuovo piano urbanistico, Salvemini si è rivolto al Politecnico di Milano. A Roma, alcuni parlamentari dem, al telefono, notano: “Avete passato la vita a parlare dei sindaci del Pd ma la verità è che il partito dei sindaci ha fatto il suo tempo. Certo, resta Decaro, ma se Schlein fa il grande risultato anche Decaro abbasserà le pretese”. Lui, pensa ormai di indirizzare il meteo. Alle 13,30, sudaticci e strafatti di sonno, ci arrampichiamo fino a Noci, in mezzo ai trulli e troviamo Decaro che per fortuna non ci vede. E’ modesto: “Mi dicono che a Firenze e Milano passano i bus ogni venti minuti mentre a Bari ogni quaranta. E io rispondo: naturale, loro hanno 40 milioni e io solo 20 milioni. Se mi affidano 40 milioni pure io faccio passare i bus ogni venti minuti, anzi, meglio. Sono più bravo”; “Domenica tutti a votare e poi potete andare sotto il pino, sotto la frescur”; “uno come Salvini che fai i manifest con meno Europa, io gli dico: ma che corri a fer?”; “A Vannacci hanno messo come sottofondo la canzone Generale. Roba da querel”. Sono le 14.20 e anche i guerrieri si fermano: “No fritt?”.