O la va o la spacca
Vannacci iacta est. In una piazza mezza vuota Salvini lancia il Generale oltre l'ostacolo
O prende un milione di voti o prende un milione di pernacchie. In Piazza Santi Apostoli a Roma la Lega chiude la campagna elettorale. E finisce in maniera straziante. Con il segretario e il suo candidato di punta abbracciati, sulle note di “Maledetta primavera”
O prende un milione di voti o prende un milione di pernacchie. Non lo vota Roberto Calderoli, non lo votano i ministri della Lega, non lo votano i governatori della Lega. Chi vota Vannacci? A piazza Sant’Apostoli, a Roma, per la chiusura della campagna elettorale della Lega, neppure Claudio Durigon riesce a dire: “Voto Vannacci. Ragazzi, lo sapete, il voto è segreto”. Ci sono più giornalisti che bandiere, più deputati che leghisti. Per fortuna è presente la showgirl Sylvie Lubamba, almeno lei, lo vota: “Voto il generale perché sa usare la grammatica, ha un buon lessico”. Quando il generale Vannacci, lo stivalone, comincia a parlare, a rivolgersi ai “giovani coraggiosi come voi”, sul maxischermo appare, inquadrata, una nonnina a cui sarebbe opera pia portare un ghiacciolo. Per il meteo ci sono 31 gradi, più il fumo dei bus, i clacson. A Piazza Venezia, i lavori in corso. Chi può, scappa. A Durigon, una storiaccia, ignoti avrebbero perfino rubato l’identità: siamo a metà tra Pirandello e Poe. Arriva Matteo Salvini che saluta da maresciallo: “Lui è il generale, ma voi siete la fanteria. Vedrete, a queste europee, la grande sorpresa sarà la Lega con tanti saluti ai menagrami. Voi siete la risposta ai fanatici che pensano che i giovani debbano strafarsi di droga”. Vannacci si è invece strafatto di latino: “L’otto e il nove il dado è tratto, alea iacta est. Trovate un modo di fare la decima. Quel voto sarà il nostro Rubicone”. Ai cronisti affamati offre anche ripetizioni di storia contemporanea: “Putin non è peggio di Stalin” e “Stoltenberg deve stare attento a quello che dice”. Ha perfino il gusto della battuta: “Io adoro le differenze sono il motore dell’universo”; e poi “cari amici, non dobbiamo vergognarci di dire Buon Natale e buona Pasqua”. Le casse diffondono le note di “Sapore di sale”. Sembra di stare a fine serata, quando viene da piangere perché si è bevuto tanto e si biascica: “Amore, occhi, dove sei?”.
Fermiamo un pensionato, e gli chiediamo, ma lei lo vota il generale? “Mah, non saprei”. Susanna Ceccardi, che è davvero la leghista più amata, europarlamentare uscente, è convinta che “la Lega supererà il dieci per cento”. Accanto a lei c’è il marito, deputato Lega, Andrea Barabotti, che spiega: “Quello di Vannacci è un consenso che non riuscite a comprendere. Io l’ho visto. In ogni città si sono formati comitati, club, di trecento lettori del generale che gli organizzano le serate. Farà il pieno”.
Nella Lega sono convinti che gli italiani voteranno questo generale ma che per imbarazzo non lo dicono. Calderoli, che ha la moglie candidata, una dirigente che ha fatto la storia della Lega, Gianna Gancia, si limita perché non può dire la verità: “Vannacci condivide i nostri ideali, io voterò certamente mia moglie”. L’unica cosa certa è che tra pochi giorni finirà questo stupro musicale. A ogni comizio della Lega, quando sale lo stivalone, parte la canzone “Generale” di De Gregori e lui, Vannacci, risponde: “Presente”. Tra i presenti c’è anche Tony Angelucci, l’editore della destra, Tony Giornalos, uno che sarebbe capace di andare anche i comizi di Elly Schlein. Fanno tristezza i banchetti dove si distribuiscono gli accendini della candidata Cartaginese, ma “il vento è buono”, ripete Durigon. E forse è vero, forse i giornalisti non capiscono nulla di questa Italia imprendibile, e però, perché nessuno vuole farsi la fotografia vicino a lui? Lo accarezza solo Francesco Storace.
Il sottosegretario Federico Freni è vestito così bene, con una cravatta Marinella, che gli unici stivali che ama sono quelli per sciare. Dei dirigenti c’è Riccardo Molinari che si sente in dovere di argomentare: “Il voto dato alla Lega non è il voto contro qualcuno. Ma dobbiamo fermare la deriva ambientalista green. In Europa c’è un dirigismo di stampo sovietico”. L’infaticabile Durigon che, raccontano, da giorni viene a Piazza Sant’Apostoli per fare spostare il palco, ogni giorno cinque metri avanti, “restringiamo”, per ringraziare usa questa formula: “Come sempre Roma ha risposto”, al che un consigliere della Lega, replica: “Mica tanto”. Salvini, in versione Babbo Natale, generoso, dice: “Scegliere il generale per difendere i confini è il regalo più grande che la Lega potesse fare all’Italia” e poi “lasciamo le ideologie e le supercazzole”; “il governo andrà avanti per tutti e cinque anni”, infine sputacchia Lagarde: “La signora non può essere libera di portare miseria”. Fa l’appello al voto: “Bisogna votare io non sopporto i codardi gli ignavi”. Ci sono pure i fuoriposto come Lorenzo Cesa che vince il premio “che ci faccio qui”. Dice Cesa: “Mattarella va difeso e tu caro Matteo hai subito attacchi vergognosi”. Ad attaccare Mattarella è stato Claudio Borghi che non si scompone: “Ma Cesa cosa volete che dica?”. Finisce in maniera straziante. Salvini e Vannacci abbracciati e come disco finale “Maledetta primavera”. Alla nonnina il generale non ha offerto neppure il ghiacciolo.