La gogna fa flop

Bari, Torino, Genova. Sorpresa: il circo mediatico-giudiziario per una volta non condiziona il voto

Ermes Antonucci

Da nord a sud, la retorica sulla nuova Tangentopoli non fa breccia alle elezioni europee e amministrative, complice l’alta sfiducia ormai dilagante nei confronti della magistratura. Quello di Decaro è il caso più emblematico

Corruzione, voto di scambio mafioso, nuova Tangentopoli. E alla fine? Le elezioni europee e amministrative ci regalano una piccola sorpresa: la retorica sulla nuova catastrofe etica e morale della classe politica italiana non ha attecchito. Da Bari a Torino, passando per Genova, il circo mediatico-giudiziario non ha generato ripercussioni particolari sull’andamento del voto. Oltre alla politica, i cittadini si stanno disaffezionando anche alle inchieste show? 

 

Quello di Bari è il caso più emblematico. Lo scorso febbraio il capoluogo pugliese è stato travolto da una maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia ribattezzata “Codice interno”, che ha portato a 130 arresti e soprattutto ad accuse di voto di scambio relative alle elezioni comunali del 2019. Tra gli arrestati anche una consigliera comunale, eletta in una lista di centrodestra e poi passata nei banchi della maggioranza. Veniva inoltre commissariata l’azienda del trasporto pubblico locale, per infiltrazione mafiosa. Le forze politiche di centrodestra decisero subito di cavalcare la vicenda, alla faccia del garantismo, mettendo nel mirino il sindaco uscente Antonio Decaro. Le tensioni esplosero con la decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di nominare una commissione di accesso per verificare l’ipotesi di scioglimento del comune di Bari, proprio dopo la visita al ministero da parte dei tre coordinatori regionali dei partiti di centrodestra e di una delegazione di parlamentari pugliesi. “Un atto di guerra nei confronti della città di Bari”, lo definì Decaro nel corso di una conferenza stampa rimasta impressa nell’immaginario collettivo, fatta di lacrime e scatti d’orgoglio da parte del primo cittadino.

 

La rappresentazione da parte mediatico-politica di Bari come una città in mano alla mafia, però, non ha fatto breccia nell’opinione pubblica, anche perché nel frattempo sono emersi con chiarezza tutti i limiti dell’indagine sulle presunte infiltrazioni nell’amministrazione comunale. Così Decaro ha sbancato ogni previsione, ottenendo circa 500 mila preferenze e diventando il candidato del Pd più votato alle europee in tutta Italia (doppiando la segretaria nazionale del suo partito).

 

Un trionfo, che ha avuto risvolti anche sulle elezioni comunali di Bari. Il candidato del Pd Vito Leccese, storico capo di gabinetto di Decaro, va al ballottaggio con largo vantaggio rispetto al candidato di centrodestra Fabio Romito (47 contro 30 per cento).

 

Dopo Bari, ad aprile è stato il turno di Torino, dove sempre il Partito democratico è stato “toccato” da un’indagine  incentrata su infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte. Dall’inchiesta sarebbero emersi scambi di favore per ottenere voti in occasione delle elezioni comunali di Torino dell’ottobre 2021. Al centro delle accuse Salvatore Gallo, 85 anni, da alcuni definito “re delle tessere”, ex dirigente della Sitaf, la società che ha in gestione l’autostrada Torino-Bardonecchia. Grande imbarazzo per il Pd. Il figlio di Salvatore Gallo, Raffaele (non indagato), decide di ritirarsi dalle elezioni regionali, per le quali era in procinto di presentarsi come capolista per i dem. Nonostante il clamore mediatico-giudiziario, la vicenda non sembra aver avuto un grande impatto sulle elezioni. Il governatore uscente del centrodestra, Alberto Cirio, è stato confermato con il 55 per cento dei voti, come previsto, ma a Torino il Pd si è confermato largamente come primo partito, con il 30 per cento dei voti, contro il 18 per cento di Fratelli d’Italia. 

 

Infine, c’è lo “scandalo” che ha travolto il governatore della Liguria, Giovanni Toti, finito ai domiciliari per corruzione con l’accusa di aver messo a disposizione la propria funzione in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti da parte di imprenditori (come Aldo Spinelli). In questo caso, valutare l’impatto dell’inchiesta sul voto appare arduo (le elezioni regionali si terranno fra un anno). A ogni modo, nonostante un calo di quasi otto punti, l’affluenza alle elezioni europee si è attestata al 50,6 per cento, dato superiore alla media nazionale. Ciò che più conta, è che pur con l’assenza della lista Toti, espressione civica del governatore, il centrodestra ha tenuto: FdI si è attestato come primo partito, con quasi il 31 per cento dei voti, e nel complesso i partiti di centrodestra, messi insieme, si confermano come la coalizione vincente. Per la cronaca, proprio ieri i legali di Toti (che con coraggio si è rifiutato di dimettersi) hanno avanzato la richiesta di revoca dei domiciliari per il governatore. 

 

Insomma, la gogna mediatico-giudiziaria stavolta sembra aver avuto scarso appeal, probabilmente anche per l’alta sfiducia ormai dilagante nei confronti della magistratura. Si vedrà se si tratta di una tendenza destinata a consolidarsi. 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]