Matteo Renzi e Carlo Calenda - foto via Getty Images 

Dopo il fiasco alle europee

Ecco l'Abc dello sconfitto di centro che non vuole imparare dai suoi errori 

Oscar Giannino

Tre parole: autogiustificazione, benaltrismo e continuità. Il vocabolario essenziale del politico terzopolista che non ha visto un fiasco tanto prevedibile quanto scontato. Un aneddoto di Dante Alighieri nel girone dei superbi potrebbe essere da lezioni per le prossime elezioni

Il fiasco alle europee di entrambi i resti di ciò che alle politiche del settembre 2022 si presentava come un ambizioso “terzo polo” dimostra purtroppo che i politici ricordano poco, delle lezioni del passato. Basta un esempio. Quando l’Alighieri arriva al canto XI del Purgatorio, passa in rassegna i superbi. E tra i superbi puniti per aver creduto di poter diventare detentori unici del potere, ce n’è uno che vale per tutti. È Provenzano Salvani, capo dei ghibellini senesi, gran capitano nell’allearsi coi fuoriusciti ghibellini di Firenze, menando insieme strage nella battaglia di Montaperti dei fiorentini guelfi cari a Dante. Salvani se ne insuperbì e propose che Firenze fosse rasa al suolo, ma il suo iroso parere fu respinto. Allora si fece signore unico di Siena, ma qualche anno dopo la sua pretesa di piegare Firenze e i suoi domìni finì punita: alla battaglia del Colle le sue truppe furono disfatte e la sua testa fu spiccata dal collo. Non sarò così incauto dal dire chi sia il senese e chi il fiorentino, nell’esito infausto dell’ex terzo polo. Di disfatte politiche ne ho ingloriosamente creata una undici anni fa, e mi feci da parte seduta stante per mai più ripensarci. Ma sono gesti che i politici di professione non fanno mai. Autogiustificazione, Benaltrismo e Continuità sono l’ABC del politico italiano sconfitto. Dunque non m’illudo, sarà così anche questa volta. Tuttavia il fiasco era non solo prevedibile, ma pressoché scontato.
 

Un amico che conosco da molti anni ha scritto proprio sul Foglio due articoli, il 30 marzo e il 26 aprile, in cui vanamente si metteva in guardia l’ex terzo polo. Non fate campagna reiterando le parole d’ordine della sinistra “fermiamo i fascisti”, perché la stragrande maggioranza degli italiani non vede in Meloni il fascismo e comunque tanto vale allora votare per la sinistra. Insistete invece con durezza tutti gli errori di cui l’Europa deve emendarsi, sulla politica di difesa, sull’assenza di risorse comuni per finanziare le transizioni e sulla politica industriale. Candidate persone note all’elettorato, correte ventre a terra nei territori. Non insultatevi ma ripetete che presto tornerete uniti. Questi gli elementari consigli al terzo polo nei due articoli. È andata all’opposto. Così non ci sarà alcun eletto italiano nella famiglia liberale di Renew Europe al parlamento europeo. Nelle prime indagini sui flussi elettorali, rispetto ai voti presi alle politiche i due tronconi dell’ex terzo polo sono, dopo i 5S, quelli più colpiti dall’assenteismo di elettori delusi: la stima di astenuti supera quella di chi ha deciso di votare destra o sinistra. A conferma che l’elettorato potenziale a doppia cifra profilatosi alle politiche era un capitale da coltivare, non da distruggere. Aver dato per superbia una mano potente a questo zoppo e osceno preteso bipolarismo italico è un crimine politico. Perché sono questa destra e questa sinistra, ad aver impresso negli anni entrambe le loro impronte digitali nei guai irrisolti dell’Italia. Bisognerà dunque riprovarci. Ma per carità, solo dopo aver riletto e meditato l’esempio dell’Alighieri.

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