il ritorno del mediatore?
Dopo il flop di Calenda e Renzi a sinistra c'è voglia di Margherita
Voci su un possibile ritorno di Francesco Rutelli per unire i moderati italiani dopo le divisioni nel Terzo polo. L'ex sindaco di Roma potrebbe essere la chiave per ricostruire il centro
Venezia. La suggestione, dopo il grande crollo: “Per aggiustare i cocci serve un buon raccoglitore”, si mormora in area terzopolista. Bruciatissimi Renzi e Calenda. Mai più divisi. Basta vanesie forze centrifughe. Solo utili centristi, ci volesse pure la colla per tenerli insieme. L’usato sicuro. E allora eccolo, il nome da rispolverare: Francesco Rutelli. Specialista in strette di mano, larghe intese e moderate vedute. La margherita all’occhiello. “Figuriamoci. Ha messo d’accordo Prodi, Di Pietro e Bertinotti: coi politici di oggi sarebbe una passeggiata”, assicura chi lo conosce bene. Tra le file dem ci sperano: se i naufraghi di Azione-Stati Uniti d’Europa non verranno accolti dal Pd, prima o poi ci penserà il centrodestra. Tra i grandi esclusi delle europee, si apre a ogni prospettiva. Con l’amarezza di non averci pensato prima. O forse sì, ma senza lo schiaffo della realtà.
“Di un campo largo attorno a Rutelli ne ho parlato io per primo nel mio nuovo libro”, rivendica al Foglio Goffredo Bettini, esponente chiave del Pd romano e già assessore dell’ex sindaco. “Non mi permetto di architettare manovre al di fuori del mio partito. Ma è nell’interesse del medesimo osservare che ci sia una forza come Francesco ai margini della cosa pubblica. Va valorizzata: sarebbe un conciliante raccoglitore”. Magari non è il nome che scalda gli animi. Ma finché si tratta di raffreddarli… “Difficile interpretare adesso la reazione dei due litiganti. Però, in prospettiva, ragionando di progetto politico, perché no?”. C’è un motivo semplice, che spinge dritto verso di lui. “Rutelli l’ha già fatto”, interviene Michele Anzaldi, suo storico portavoce poi confluito in Italia Viva. “Anche se ormai mi ritengo fuori da tutto. Ma da osservatore incoraggio questo ritorno”.
Erano altri tempi, altra politica, quando Anzaldi era l’ombra del leader della Margherita. “Riuscì a compattare la non-destra in una situazione complicatissima. Non solo per numero di partiti, ma soprattutto per la qualità di quei politici”. Anzaldi ricorda i pomeriggi infiniti in Piazza Santi Apostoli. “Con Prodi, da capo dell’Ulivo, a dialogare e mettere insieme l’impossibile: Rizzo e Di Pietro, comunisti e repubblicani. Quelle erano riunioni da paura, c’era di tutto. Rutelli li teneva tutti uniti e dava incarichi a tutti. La sua abilità dialettica di scuola pannelliana era fuori dal comune. La neonata Margherita aveva esponenti con curriculum da brivido, campioni della Dc da Mattarella a De Mita. Dall’altra parte Bertinotti, Cossutta e i populisti della prima ora. Francesco riusciva a far quadrare gli opposti come nessun altro, facendo digerire ogni divergenza”. Il succo del discorso è chiaro. “Con l’attuale classe dirigente, Rutelli avrebbe vita facile. All’epoca assemblò una squadra straordinaria, arrivando a giocarsela contro un genio della politica come Berlusconi”. E i galli nel pollaio odierno? “Molto più malleabili di quelli che ho nominato fin qui: Rutelli ci metterebbe cinque minuti a portare Renzi, Calenda e Bonino nella stessa stanza. E farli andare d’accordo”.
Allora presto, non c’è tempo da perdere! “Se ci fosse il clima giusto, l’idea di portare avanti un chiaro progetto e un chiaro leader, sarebbe lui stesso a mettersi a disposizione”. Più prudente Bettini, che dà il Rutelli bis “al 50 e 50”. Renziani e calendiani ascoltano in silenzio. Ma il diretto interessato invece che dice? Che fine ha fatto? Rutelli, 70 anni fra qualche giorno, si è ritirato dalla vita politica da più di un decennio. Eppure ha un gran da fare, da presidente dell’Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali). Secondo Bettini “è ben radicato nelle sue cose: ha costruito un assetto di vita confacente alle sue esigenze famigliari”. Contattato dal Foglio, Rutelli fa sapere che in effetti è oberato da infiniti webinar, cerimonie e riunioni. Non più quelle di Piazza Santi Apostoli, però.
Prima, attorno al centro italiano, si dovranno schiarire le nubi e le idee. “Ma Rutelli è un servitore dello stato”, osserva Ansaldi. “Quindi, se glielo si chiede, ci penserebbe. Il problema è che si muoveranno soltanto i pesci piccoli. I dirigenti dei partiti in questione non mi sembrano ansiosi di coinvolgerlo. E bisogna fare in fretta, altrimenti arriveranno le sirene del centrodestra”. È d’accordo pure Bettini. “Mi sono battuto a lungo sul campo largo. Che sia fattibile o meno, la strada Rutelli è da sondare: in Europa lo schema dell’alleanza comune contro le destre è una bipolarità in rapida diffusione”. Lo dice pure Meloni, dall’altra parte. “Dobbiamo farlo anche noi, restaurando la forma della democrazia ai tempi di Berlusconi”. E di Rutelli.