La mutazione della Lega

Il general Giorgetti. Vannacci votato pure nel suo paesino, lui: "Grande intuizione di Salvini"

Carmelo Caruso

A Cazzago Brabbia, il generale prende 12 voti. Il ministro dell'Economia spiega ai militanti che "l'elettore leghista è cambiato". Romeo pronto a sfidare Salvini e correre in Lombardia

Roma. Il Giorgetti è un genio, il ministro dell’Economia è come lo stratega di Trafalgar. Ai giornalisti ha dichiarato: “Vannacci non è della Lega”, ai militanti spiegava: “L’operazione Vannacci è una grande intuizione di Salvini”; “il vecchio leghista si è trasformato”. Il genio non sbaglia. A Cazzago Brabbia, il suo paese, la Lega ha raccolto 105 voti. 12 preferenze sono andate a Vannacci. Il Giorgetti è new duca di Wellington. 

 

I leghisti dissidenti e i quotidiani ostili se ne facciano una ragione: l’unico che può sfidare Salvini è Massimiliano Romeo, fratello di Filippo Champagne, influencer del programma radiofonico “La Zanzara”. Al momento, la vera dissidenza al segretario della Lega, la porta avanti la famiglia Romeo. Massimiliano, il capogruppo della Lega al Senato, è stato il primo a dire: “Se Forza Italia ci supera, serve una riflessione”, il fratello, Filippo, uno che sui social è un idolo, più di mezzo milione di follower, in un video, imperdibile, ha chiesto a Salvini: “Dove sei fenomeno? Facciamo il Ponte, facciamo le autostrade. Sono 20 anni che sulla Como-Chiasso fanno i lavori. Fai cinema”. Salvini, in conferenza stampa, ha dichiarato: “Sono certo che Giorgetti ha votato Lega”. E ha ragione. Non solo ha votato Lega, ma anche i leghisti del suo paese, Cazzago Brabbia, la tenera Cazzago, 794 abitanti, la ducea di Giorgetti, hanno votato Lega e non hanno sabotato il generale.

 

Troppo occupati a inseguire Vannacci, pochi eletti hanno ascoltato le lezioni strategiche del duca, del ministro. Ha fatto campagna elettorale per Isabella Tovaglieri, leghista d’origine protetta, eletta, ma quando era solo, con le sue mappe e i suoi numeri di Bilancio, il Giorgetti confidava ai militanti leghisti che “io Vannacci non lo conosco, ma devo dire che è una grande operazione di marketing elettorale, un’altra grande intuizione di Salvini”. Aggiungeva pure che la Lega e il vecchio homo leghista, il Sapiens Sapiens, si sono lentamente ritirati, come la Palma di Sciascia che saliva sempre più al nord. Questi sono pensieri del duca raccolti dagli scrittori paesani che ci hanno parlato: “La Lega è un partito incarnato dal suo leader, Salvini. La Lega si è trasformata e la sua trasformazione è un processo che va avanti da anni”; “Meloni è riuscita a conquistare i voti dei ceti produttivi del nord”; “il mio mondo, la mia vecchia Lega, sta sparendo”.

 

Sono rimasti i protoleghisti, i seguaci di Roberto Castelli, l’ex ministro della Giustizia, che a Pontida, hanno fatto perdere il candidato sindaco Vanalli. La Lega, quella di Vimercati, del “Vento del nord”, non esiste. E’ sparita e non da oggi. Salvini è riuscito sul serio a mutarne natura e Giorgetti non è riuscito a opporsi. Se fosse stato vero, nella sua ducea, il generale non avrebbe ottenuto nessun voto, anche solo per protesta. A Cazzago Brabbia, Vannacci è stato più votato di Alessandro Panza, “mister motosega”, il vice Calderoli, un leghista che ha ricoperto la carica di ex responsabile di partito. Lo confermano i dati delle preferenze. Questi sono i voti di preferenza nel suo piccolo mondo: Tovaglieri ha raccolto 28 voti, 12 Vannacci, 5 Panza, 4 a Silvia Sardone e un solo voto per la moglie di Calderoli, Gianna Gancia. L’unico che può scalare la Lombardia e minacciare Salvini, da dentro, è Romeo, che intende candidarsi segretario della Lega lombarda. Lo farà nonostante il veto di Salvini e con un programma chiaro: promette alla protoLega  di rappresentarla. Salvini può decidere di pacificare il partito, lasciar candidare Romeo e scambiare la sua casella da capogruppo al Senato con Gian Marco Centinaio, leghista, altro deluso, o può al contrario indurirsi. L’intenzione è indurirsi.

 

In Lombardia, per volere di Salvini, potrebbe correre il vice dell’attuale segretario regionale, Cecchetti, il deputato Eugenio Zoffili, che dovrebbe sfidare Romeo, uno che può contare sulla simpatia del governatore Attilio Fontana. Giorgetti, il genio, è preso dalla riflessione. A Salvini vuole così bene che si permette, ma al solito, con profondissimo rispetto, sia chiaro, di notare che ricorrendo ai Vannacci si rischia di “subappaltare” il partito. Rischio che lui non corre. Lui è in subappalto con Meloni. Il duca quando va in Europa, non dice “sono Giorgetti, ministro dell’Economia, leghista”, ma si presenta come “ministro del governo Meloni”. L’altro rischio, che lasci il ministero dell’Economia, dicono in Lega, non lo corriamo: “Giorgetti? Ha studiato economia e il sogno di ogni economista è fare il ministro dell’Economia. Tutti i grandi imprenditori fanno la fila per parlare con lui e gli dicono: sa, nella Lega, se non ci fosse lei… Giorgetti è il leghista che più beneficia di Salvini”. Il segretario non tema. Ha altri almeno altri due anni per completare la Como-Chiasso. Non è ironia. La Lega vannacciana, esagerata, che ha salvato Salvini, può essere battuta solo dai fratelli Romeo e da Nevio lo Stirato, altro straordinario personaggio della Zanzara, compagno di Filippo Romeo,  Champagne. Con Giorgetti è inutile: la storia la fanno i generali e i capitani, lui la spiega. Giorgetti e pace.

 

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio