l'analisi della sconfitta
Seduta di psicanalisi nel M5s dopo il flop: “Ma Conte non si tocca”. E Dibba attacca
L'ex premier riunisce deputati e senatori. La sua leadership per ora sarebbe al sicuro, ma i grillini mettono in dubbio la linea e le scelte della campagna elettorale. Si torna a discutere anche di terzo mandato. Intanto Di Battista: "Situazione drammatica. L'abbraccio con il Pd rappresenta una lenta agonia"
Roma. “La leadership di Conte non è in dubbio, ma certamente bisognerà discutere di tante cose”. In Transatlantico i deputati grillini, quei pochi disposti a parlare, pesano bene le parole. Provano a celare con la diplomazia la delusione per il risultato elettorale, le perplessità sulla linea adottata dal loro leader. Del resto qualche ora dopo è in programma la riunione congiunta dei gruppi parlamentari, convocata dall'ex premier. All'ordine del giorno c'è l'analisi della sconfitta, che per una volta non si terrà al Nazareno, dove anzi gongolano. L'assalto grillino non solo non è riuscito, ma ha indicato che se c'è una guida nel centrosinistra – o “un perno” come ha detto Elly Schlein – oggi tocca al Pd.
Che aria tira nel Movimento? “Fa caldo”, preferisce scherzare il deputato Riccardo Ricciardi, volto anche televisivo del M5s. “Arrivederci”. La botta delle europee, quel 9.9 che fa tanto percentuale da discount, è stata forte, nonostante le aspettative non fossero altissime. Anche il fatto che Conte avesse scelto furbamente di puntare sul tour in teatro più che sulle piazze, difficili da riempire, era un segnale. Nessuno però si aspettava di finire così vicino a Forza Italia e Lega, e con l'Alleanza Verdi-Sinistra davanti al M5s nelle due circoscrizioni settentrionali, a rivendicare un ruolo più centrale tra i progressisti. Mentre i flussi elettorali hanno certificato che il Pd è andato bene anche perché in grado di pescare proprio nel bacino grillino. Così inevitabilmente l'assemblea dei parlamentari di ieri è diventata anche l'occasione per sfoghi e prese di posizione. “Abbiamo avviato una fase di riflessione”, spiegava intanto ai giornalisti la senatrice Alessandra Maiorino. “Sicuramente ci sono cose da sistemare. Forse siamo stati troppo ottimisti. Il presidente con onestà ha detto che si mette tutto sul tavolo, quindi ogni ruolo. Io però personalmente non credo che la sua leadership sia in discussione”. Tra i temi caldi c'è un’altra volta quello del terzo mandato, che potrebbe davvero essere rivisto, ma anche il metodo di selezione dei candidati. Questioni che si intrecciano e che secondo i più critici non hanno permesso al M5s di presentare una squadra forte. Troppo pochi i nomi riconoscibili, una delle critiche ricorrenti. E l’assenza di Beppe Grillo? “Non credo sia questo un punto di svolta”, aggiunge Maiorino.
Ma le perplessità all'interno del Movimento sono anche di segno opposto. Così, per esempio, qualcuno avrebbe pensato anche di modificare il simbolo, ovvero tagliare definitivamente i ponti col fondatore. “Se ne leggono tante sui giornali...”, taglia corto un altro deputato grillino, Leonardo Donno. “Conte non è in dubbio”, conferma. Pur ammettendo subito dopo che “adesso si apre un confronto, come si fa tra persone serie. Parleremo di cosa non ha funzionato, anche della leadership e delle strategie. Discuteremo di tutto, tutto è in discussione”. Secondo alcuni retroscena, preso atto del flop, Conte avrebbe addirittura pensato di dimettersi. Chissà. In ogni caso l’urgenza di un cambio di passo è avvertita a tutti i livelli e anche dallo stesso leader M5s, che nelle scorse ore ha sentito Elly Schlein, convenendo sulla necessità di lavorare ancora insieme per costruire l’alternativa a Meloni. A partire dai ballottaggi dove il sostegno non è in discussione.
Nel frattempo arrivano altre voci a difesa di Conte. Quelle di Vittoria Baldino e del vicepresidente pentastellato Michele Gubitosa, secondo cui la leadership non si tocca, nonostante questo passaggio rappresenti “uno dei momenti più critici”. Nella stessa direzione anche le parole di Dario Carotenuto. Conte? “Grande allenatore”, sorride alla buvette della Camera il deputato napoletano. E l’ex premier? “Ci ha portato fin qua, cosa gli possiamo dire? Certamente sa pure lui che qualcosa non è andata bene e sicuramente andrà rivista” . Cosa? “Dovremmo tornare a essere più movimentisti”.
Ecco allora riaffacciarsi l'ombra di Alessandro Di Battista, sempre attivo con la sua associazione Schierarsi, qualche giorno fa anche con il supporto di Virginia Raggi – forse l'unica potenziale antagonista di Conte all'interno di questo M5s – che ci ha tenuto a farlo sapere pubblicando una foto sui social. Prima dell'assemblea grillina, ancora in corso mentre chiudiamo questo articolo, è arrivata anche l'impietosa analisi di Dibba: “La situazione del M5s è drammatica da anni e oggi rompere l'abbraccio mortale col Pd è più complicato, perché i dem l'hanno più che doppiato; ma abbracciarlo ancora di più rappresenterebbe una lenta agonia. C'è un problema politico”.