"Potevano ucciderlo!". La rissa in Aula passa da film di botte ad operetta

Ieri la bagarre in Parlamento, nella quale il deputato grillino Donno ha preso un cazzotto che l'ha mandato KO. Oggi le reazioni del M5s, al limite del farsesco. Intanto le opposizioni si uniscono e chiamano la piazza per martedì a Roma

Enrico Cicchetti

Una manifestazione unitaria, martedì a Roma, al grido di: "Difendiamo l'unità nazionale". Ci voleva una rissa tra parlamentari per mettere insieme Pd, M5s, Avs e Più Europa. Campo allargato a suon di sganassoni.

La premessa è nota. Ieri, 12 giugno, mentre alla Camera sarebbero dovuti andare avanti i lavori sull'Autonomia differenziata, il deputato grillino Leonardo Donno ha mostrato agli avversari politici la bandiera tricolore, alludendo al tradimento dell’Unità d’Italia che scaturirebbe dall’approvazione della riforma voluta dalla Lega. Ne è seguita una bagarre (termine che, si sa, va immediatamente seguito dalla locuzione "in Aula"). Nella baruffa Donno è stato colpito, secondo il racconto fatto dallo stesso parlamentare, con un pugno allo sterno. Crollato per terra, è stato poi portato via su una sedia a rotelle.

  

   

"Dopo le aggressioni fisiche della maggioranza in Parlamento non possiamo accettare che anche il paese sia ostaggio di questo clima di intimidazioni continue", dicono Pd, M5s, eccetera. "Non è stata una rissa ma un'aggressione", dice la segreteria Pd Elly Schlein. S'è appena ricordato Giacomo Matteotti, assassinato cent'anni fa dalle camicie nere: la suggestione è ancora nell'aria.

   

Menar botte da orbi in Parlamento – è evidente – è inaccettabile. Però alcune reazioni dei rappresentanti del M5s sono al limite dell'operettistico. "Potevano ucciderlo con un pugno un po' più grosso! È vietato anche nella lotta libera!", grida dai banchi del M5s la deputata Susanna Cherchi, invasa da un’eccitazione parossistica. E Giuseppe Conte chiede di immaginare cosa sarebbe successo a Donno "se non ci fossero stati i commessi in Aula".

Ed ecco che da Jackie Chan, la mano che uccide, si passa di colpo al Rigoletto. "Pari siamo: io la lingua, egli ha il pugnale!".

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti