Lettera al direttore

Perché è ridicolo paragonare la candidatura di Ilaria Salis al metodo di Marco Pannella

Annarita Digiorgio

Se candidare l'insegnante fosse in stile radicale, come ha detto Nichi Vendola, lei dovrebbe riconsegnarsi alle autorità ungheresi il giorno stesso della proclamazione e rinunciare all’immunità 

Al direttore - “Il bel gesto, diciamo alla Marco Pannella, di candidare Ilaria Salis, ha dato respiro e fascino alla nostra offerta politica” ha detto ieri Nichi Vendola. Alla loro offerta politica, e a Ilaria Salis. Non a migliaia di detenuti innocenti che in Ungheria, come in Italia, scontano in maniera disumana e fuori dallo stato di diritto una pena preventiva prima di una sentenza definitiva. Se il gesto fosse alla Marco Pannella, politico che Nichi Vendola non ha mai stimato (e viceversa), Ilaria Salis dovrebbe riconsegnarsi alle autorità ungheresi il giorno stesso della proclamazione. E rinunciare all’immunità parlamentare. O dimettersi dall’Europarlamento, come fece Enzo Tortora, per affrontare il processo, la condanna, e la pena.
La candidatura offerta da Marco Pannella a un detenuto eccellente era l’occasione per denunciare un sistema penale, giudiziario, e democratico, che contrastava con lo stato di diritto attraverso la non tutela dei diritti dei detenuti ignoti. Pannella con quelle candidature voleva sollevare un caso per scardinare un sistema, non per salvare il singolo detenuto famoso. Persino quando candidò e fece eleggere Toni Negri, Pannella non votò per la sua immunità, perché il programma era che da deputato si facesse arrestare e da lì sollevasse l’ingiustizia dell’abuso di carcerazione preventiva.
Ilaria Salis invece è stata liberata in quanto eletta al Parlamento, ma Nichi Vendola non ha detto nulla contro la vergogna degli arresti preventivi a Giovanni Toti (solo per fare un esempio). “S’acquetino – disse Pannella a comunisti e democristiani che lo accusavano di aver fatto eleggere Toni Negri – Per un Negri eletto, in un Parlamento degradato dalla loro partitocrazia al pari della giustizia in questa vicenda, il mondo non cambia: restano pur sempre milioni di altri negri al mese con cui rifarsi, negando loro per gli stessi ideali perfino pane e acqua fino all'ultimo rantolo. Loro non possiamo eleggerli. Ed è il trionfo indiscusso di lor signori, ottimi e strenui maestri”.

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