il colloquio

“Risse e saluti romani danneggiano il progetto di Meloni”. Parola di Annalisa Terranova

Salvatore Merlo

La vicedirettrice del Secolo d'Italia, una vita nel Msi: "Fdi deve aprirsi e assomigliare sempre di più ai suoi elettori che ormai sono quasi il 30 per cento"

“L’inchiesta di Fanpage, col G7 in corso, serviva a sporcare quello che stava accadendo in Puglia. E questo è chiaro a tutti”, dice. Dopodiché, aggiunge: “Vedere dei ragazzi che fanno il saluto romano, inneggiano al Duce e dicono Sieg Heil è desolante. Un ragazzo dovrebbe essere proiettato verso il futuro, non dovrebbe essere prigioniero delle mitologie dei nonni. Posso capire il nostalgismo nei vecchi, in alcuni che hanno vissuto gli anni folli della violenza politica,  non in un ragazzo di vent’anni. Quelle cose noi le avevamo già superate alla fine degli anni 70. Non avevano cittadinanza nel Msi”. E ancora: “Quando la storia accelera, e Giorgia Meloni ha accelerato, non sempre siamo tutti pronti a capirlo. Ma se continuano a non capire, Meloni farà qualcosa di definitivo”. Dice così Annalisa Terranova, sessantadue anni, intellettuale, scrittrice, giornalista, vicedirettrice del Secolo d’Italia,  una vita nel Msi e nei movimenti giovanili della destra. “FdI deve aprirsi e assomigliare di più ai suoi elettori che sono ormai quasi il 30 per cento”. 


L’impressione  è che ogni volta che Giorgia Meloni si eleva, ogni volta che va  in giro per il mondo, incontra Biden o Zelensky, presiede il G7, ecco che a casa le combinino piccoli e grandi pasticci. Da una lato la  leader di una destra di governo, la presidente del Consiglio che parla con i grandi della Terra, dall’altro il partito che arranca alle sue spalle tra sgrammaticature, incontinenze verbali  e pure stupidità. I saluti romani in una sezione giovanile. La rissa alla Camera, con i deputati di FdI che si aggregano a quelli della Lega dando origine a un’aggressione fisica contro un deputato dell’opposizione. Sono tutte cose che danneggiano Meloni. O no? “Mi pare evidente. Come mi pare evidente che Meloni non può da sola coprire tutte le mancanze che ha Fratelli d’Italia”, risponde Annalisa Terranova, che il progetto  meloniano lo condivide e che proprio per questo ragiona in termini politici e parla con rara franchezza. “Aprire a persone che non fanno parte della nostra famiglia politica e che diano freschezza e idee a FdI è ciò di cui abbiamo bisogno”, dice. “Un grande partito conservatore passa anche dalla capacità di costruire patti di lealtà con mondi e culture che non provengono dal mondo post missino”. Quando hai visto le immagini della rissa in Parlamento cosa hai pensato? “Ho pensato che era una cosa  idiota. Anche Meloni l’ha definita  ‘gravissima’. Perché lo è. Ci sono due modi in cui un leader può prendere le distanze e far capire ai propri dirigenti che le cose non vanno: silenziosamente,  agendo dietro le quinte senza dare soddisfazione agli avversari, oppure platealmente. E non è da escludersi  che presto avvenga qualcosa di plateale, attraverso l’uso di parole forti. Rispetto alle quali poi non ci possano essere più dubbi. Il grande partito della destra  si fa con le persone intelligenti. Gli stupidi, e i rami secchi della destra radicale, se esistono, si tagliano. Io penso che Meloni sia impaziente di fare questo passo. Ripeto la frase che disse a gennaio: ‘Io non sono  disposta a fare sacrifici se quelli che mi stanno intorno non capiscono’”.

 

Meloni avrebbe potuto sospendere i  deputati che hanno partecipato alla rissa? “Almirante fece delle espulsioni ai suoi tempi”.   Non si fa un passo in avanti, se ti porti un macigno sulle spalle. “Ma tutto questo non lo si fa per dare soddisfazione alla sinistra, che sempre e comunque chiederà patenti per ragioni di propaganda. E continuerà a farlo in ogni caso. Lo si farà perché è necessario al progetto.  Che non può essere una Fiuggi due. Fiuggi si è fatta, e Meloni stava là. Tutti abbiamo seguìto Gianfranco Fini a Fiuggi. Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Quello che bisogna fare è aprire le porte a nuove idee, persone ed energie e prendere coscienza dell’ambizione: una destra moderna ed europea”. Poi però ci sono i ragazzi che fanno il saluto romano. “Che mi fanno molta tristezza perché sono allo stato grezzo, dal punto di vista politico e culturale. Alla metà degli anni 70 ho frequentato la sezione  di Colle Oppio dove c’era Fabio Rampelli. Ricordo che uno dei più anziani prese letteralmente a calci nel sedere, cacciandolo, uno che faceva il saluto nazista. Io vengo dal mondo di Tony e Andrea Augello. Quando ci riunivamo mica dicevamo Duce Duce e Sieg Heil... Facevamo i campi Hobbit, scrivevamo riviste femministe di sole donne, ci occupavamo di ecologia, il fascismo era quello dei nostri genitori mentre noi pensavamo ai nostri coetanei. Il simbolo era il gabbiano Jonathan Livingston mica il fascio littorio. Avevamo già chiuso con la fascisteria. Ed è da lì che viene poi anche  Meloni. La storia della destra uno un po’ la deve conoscere, altrimenti non si capisce niente... Però voglio dire un’ultima cosa”. Prego. “L’inchiesta di Fanpage fa un solo nome e mostra un solo volto, quello di una ragazza di 21 anni, la segretaria del circolo Pinciano, che in tutto il video non fa saluti romani né canta stornelli da brigata nera. Una ragazzina che è stata  messa alla gogna. Ecco questo mi fa specie”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.