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Triste e solitario: la confusione su "binario" del candidato sindaco di Torre Annunziata

Michele Masneri

Il delirio omofobo del primario candidato di centrodestra e il binario che va dalla campus left alla Salerno University 

Nel delirio omofobo-mitomaniaco del primario e candidato sindaco di Torre Annunziata che invoca i forni crematori per i “ricchioni” (ma quanti ne salteranno fuori di pseudo Vannacci anche peggio dell’originale nei prossimi tempi?) colpiscono soprattutto due dettagli. Nel discorso captato e denunciato dagli allievi del prof. Carmine Alfano, direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia plastica all’Università di Salerno, e finito spiattellato sull’Espresso, il chiarissimo prof. diceva anche “Mattarella mi fa un bucchino a me, capito?”, per dire del suo potere autopercepito. 


Il primo dettaglio che colpisce è che nonostante tutte le vibranti polemiche sulla campus left e la deriva di  cancel culture e “pol. corr.” che angosciano cattedratici e commentatori italici forse si è dimenticato il solito gap con il primo mondo: forse si saranno letti troppi New Yorker e Atlantic e ci si sarà convinti di stare al Bard College invece che all’università di Salerno, per dire di qualunque facoltà italica; e dunque, terrore di essere superati in classifiche da professori albini o trans; e magari di dover censurare Ovidio o Erodoto o altri dei nostri bei classici mediterranei per via delle nuove sensibilità. Niente paura! Lo si diceva già da tempo, ed ecco sul campo la dimostrazione che la vigorosa accademia italiana ancora ha ben saldi i suoi valori: “ci sono i maschi e ci sono le femmine”, come dice il prode professore. Per la cancel culture ripassare al prossimo anno. Poi, il chiar. mo prof, candidato del centrodestra unito nella bella Torre Annunziata, dice anche un’altra cosa che fa sobbalzare, più ancora dei forni crematori evocati per gli omosessuali: dice che “in America”, appunto, “vanno di moda i ricchioni. Qui invece esistono gli uomini e le donne, i binari non esistono”.

 

E qui si ripiomba fortemente nell’Italia alle vongole anzi al sauté, parola francese molto usata ma impossibile trovare scritta giusta in qualunque ristorante da Bolzano a Borgo Egnazia. Il medico triste e solitario infatti si proclama contrario al “binario” senza sapere di dire proprio l’opposto: il binario, magari monorotaia o a scartamento ridotto come nel nostro bel Sud, è l’opposto di tutto il “gender”, teorico e pratico, che terrorizza l’italiano medio vannaccizzato. Binario sta infatti per due sessi, uomo e donna, ben definiti. E’ il “non binario”, invece la strana creatura, che non si considera né uomo né donna, semmai da vituperare! Come per esempio il vincitore dell’Eurovision, l’elvetico Nemo, subito additato dall’On. Generale Vannacci.

 

Ma per quella strana nemesi lessicale che colpisce er dibbattito, c’è da scommettere che il “binario”, anche nel Regno di Napoli che come sanno tutti i neoborbonici per primo creò le ferrovie (oltre a offrire da sempre una vasta zona di fluidità), il binario nella sua accezione confusissima, significando il contrario di sè, prenderà sempre più piede. “Meglio fascista che binario!”, si sentirà dire, con quella  sciatteria anarchica ma maschia che forse ha impedito da noi colpi di stato propri di  altri paesi anzi nazioni, come bisogna dire oggi, più efficienti. Ma nel paese del giornalista collettivo che mai ha saputo distinguere tra il faticoso coming out e l’odioso outing, saremo salvi anche dal sindaco-chirurgo-capostazione? Quando c’era Lui, non c'erano binari, e i treni arrivavano in orario (che confusione, vabbè). 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).