l'editoriale del direttore
Le scelte anti putiniane di Meloni in Europa suggeriscono ottimismo europeista. Due notizie
La presidente del Consiglio dirà sì a Ursula von der Leyen e no a Marine Le Pen e Viktor Orbán in Ecr. Nella nuova Europa politica che prenderà forma nelle prossime settimane stare lontani dai putiniani di oggi e di ieri è una prerogativa necessaria per poter provare a ottenere qualcosa per il proprio paese
In politica, si sa, per raggiungere un risultato ciò che è necessario fare non sempre è anche sufficiente per potersi avvicinare a un obiettivo e quando in ballo ci sono triangolazioni importanti, come quelle europee, fare il minimo necessario per poter essere della partita non sempre dà la possibilità di avere forza sufficiente per imporre il proprio gioco in campo. In vista della prossima settimana, in vista del prossimo Consiglio europeo, Giorgia Meloni si ritrova a dover fare i conti con le due parole chiave della politica, necessario e sufficiente, e per maneggiare queste due parole occorre capire cosa serve a Meloni per essere della partita e cosa serve a Meloni per poter raggiungere un risultato importante.
Il 27 giugno, ormai è noto, il Consiglio europeo valuterà la possibilità che Ursula von der Leyen possa essere nuovamente presidente della Commissione e in quell’occasione il presidente del Consiglio italiano dovrà compiere la prima scelta: dire di sì, dire di no, uscire dalla stanza per non dire né no né sì. Prima buona notizia. A quanto risulta al Foglio da fonti qualificate, in quell’occasione Meloni, come capo del governo, dirà di sì, si iscriverà al partito di Ursula e accetterà di entrare in quella che questo giornale ha definito la “maggioranza gialloblu”, come i colori dell’Ucraina. Stare con Ursula, e dunque anche con i socialisti e con i liberali oltre che con i popolari, è una scelta perfettamente giustificabile se si ragiona su quelle che sono le nuove coordinate politiche dell’Europa (da una parte ci sono i filoucraini, dall’altra i nostalgici del putinismo) e se si ragiona su quelle che potrebbero essere le contropartite di questa scelta (un commissario pesante, e al momento il candidato numero uno per avere un ruolo di peso è Raffaele Fitto). E dunque, nuovo passaggio necessario, dopo aver detto di sì a Ursula al Consiglio europeo, Meloni non potrà che dire di sì a Ursula anche quando si presenterà in Parlamento per raccogliere i 361 voti necessari per non essere impallinata dai franchi tiratori (i 24 deputati di FdI potrebbero essere decisivi).
Due scelte importanti che si sommano, piccola notizia, a un’altra scelta che riguarda il gruppo parlamentare guidato da Meloni in Europa: Ecr. I conservatori europei sono diventati il terzo gruppo parlamentare prima di Renew (83 contro 80) e alle porte di Ecr ci sono due partiti che da mesi cercano spiragli per contare di più. Il primo è il Rassemblement national, che pur essendo il partito con il maggior numero di deputati al Parlamento europeo è in un gruppo che non conta nulla (Id). Il secondo partito è, o meglio, era Fidesz, partito del premier ungherese Viktor Orbán. Orbán, che lunedì vedrà Meloni, ha fatto sapere che il suo partito non ha intenzione di bussare alla porta di Ecr perché Ecr ha scelto di far entrare nel suo gruppo i sovranisti rumeni di Aur (sovranisti in lotta tra loro: che sballo). La notizia raccolta dal Foglio è che Meloni non farà nulla per permettere a Le Pen e a Orbán di entrare nel gruppo Ecr. E non lo farà sia per questioni numeriche (attualmente Ecr raccoglie partiti che arrivano da 19 paesi diversi, e molti partiti non avrebbero la forza di restare nello stesso gruppo di Le Pen e Orbán) sia per questioni politiche, perché pur sentendosi Meloni più vicina a Le Pen che a Macron sa bene che nella nuova Europa politica che prenderà forma nelle prossime settimane (i commissari saranno definiti entro agosto) stare lontani dai putiniani di oggi e anche a quelli del passato è una prerogativa necessaria anche se non sufficiente per poter provare a ottenere qualcosa per il proprio paese. Cosa otterrà Meloni è difficile da immaginare oggi ma se per ottenere qualcosa la premier farà un passo verso Ursula, come sembra, e uno lontano da Le Pen e Orbán, come sembra, non si potrà che brindare alla nascita della maggioranza gialloblu, un cocktail potenzialmente formidabile di incoerenza, pragmatismo, anti putinismo e anti estremismo. Calici pronti, grazie.