verso le nomine ue
Fitto per tutti. Von der Leyen lo immagina commissario al Pnrr
Il ministro al Pnrr è il volto che può mettere fine alle discussioni sulle credenziali europeiste di Meloni. Nei briefing a porte chiuse a Bruxelles è indicato come “la scelta più logica” tra quelle possibili da parte dell'Italia
Bruxelles . Ursula aspetta Fitto. Per i popolari Ue, e non solo, il ministro di Maglie è il volto che può mettere fine alle discussioni sulle credenziali europeiste di Meloni. E infatti anche se ufficialmente dal team di von der Leyen si tengono le bocche più che cucite, il nome dell’attuale ministro al Pnrr continua a fluttuare, nei briefing a porte chiuse a Bruxelles, come “la scelta più logica” tra le possibili scelte di Roma.
“Se la scelta del governo per il futuro Commissario Ue dovesse ricadere su di lui, non potrei che ritenermi soddisfatto”, spiega al Foglio l’eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini, eletto questa settimana vicepresidente del gruppo del Ppe all’Eurocamera, confermando un'opinione diffusa nel suo gruppo. “Fitto emerge da una storia politica a noi tutti affine, chiara e compatibile con i valori europeisti”, aggiunge Salini. Si sbilancia anche il liberale macroniano Sandro Gozi, che dice di “aver sempre lavorato bene con Fitto: uno dei pochi che conosce le questioni europee e usa i toni giusti per costruire alleanze e soluzioni”.
Fitto dunque praticamente già in maggioranza a Bruxelles e capace forse di portarci anche Meloni. La premier italiana infatti punta a rovesciare gli equilibri che l’hanno lasciata fuori dalle trattative e relegata in seconda fila alla cena della settimana scorsa tra i leader Ue, ed è determinata a tornare in partita. Ma per farlo deve offrire un nome capace di capitalizzare un rapido consenso tra le capitali e i gruppi politici, senza passi falsi. Consenso che va trovato non solo tra i leader ma anche in Aula. I futuri commissari Ue dovranno anche passare dalle forche caudine dell’esame dell’Aula di Strasburgo, quattro ore di fuoco incrociato dagli scranni dell’Eurocamera dove già diverse nomine ci hanno lasciato le penne, tra cui Rocco Buttiglione nel 2004. Esame che non dovrebbe però essere un problema per chi ha alle spalle tre legislature europee, di cui una da capogruppo di Ecr. Gli eventi d'altronde volgono a favore di Meloni. Negli ultimi giorni, la maggioranza Ursula ha perso qualche pezzo per strada, tra cui gli ex liberali del partito ceco Ano che ieri hanno abbandonato la famiglia macroniana di Renew Europe, lasciando alla coalizione un margine di sopravvivenza di 37 eurodeputati. Numero troppo risicato e infatti i popolari cercano sponde, guardando in maniera ambivalente sia ai verdi che all’Ecr di Meloni per dotarsi di una rete di sicurezza.
Ma alla fine, sia che si realizzi un’alleanza strutturata tra von der Leyen e Meloni o meno, l’Italia dovrà comunque esprimere un commissario possibilmente con un portfolio da cui il paese possa trarre vantaggio e Roma ha più volte esplicitato che punta a nomine di peso come economia o concorrenza. Si fa spazio però in questi giorni l’ipotesi della creazione di un Commissario al Pnrr. Idea che sembra cucita su misura per il ministro pugliese. Ipotesi che, peraltro, giustificherebbe anche le parole dietro cui in queste ore si sta facendo scudo Fitto: “Sul Pnrr c'è tanto da fare: per me il lavoro è quello ed è su quello che rimango impegnato”.