Una foto del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah tra le macerie di un edificio distrutto da un attacco israeliano nel sud del Liban (AP/Mohammad Zaatari) 

Il vergognoso doppio standard di Guterres su Israele e Hezbollah

Claudio Cerasa

Il segretario generale delle Nazioni Unite chiude gli occhi di fronte ai terroristi che in Libano si armano per colpire lo stato ebraico calpestando i paletti Onu

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ieri ha dichiarato di essere “profondamente preoccupato” per l’escalation della tensione fra Israele e Hezbollah e ha scelto di utilizzare queste parole per provare a descrivere ciò che l’istituzione che rappresenta, le Nazioni Unite, pensa della situazione che esiste a nord di Israele.

 

Così Guterres: “Una mossa avventata, un errore di calcolo, potrebbe innescare una catastrofe che va ben oltre il confine e, francamente, oltre l’immaginazione. Cerchiamo di essere chiari: non possiamo permetterci che il Libano diventi un’altra Gaza”.

 

La posizione del numero uno delle Nazioni Unite – Nazioni Unite che negli ultimi nove mesi hanno fatto di tutto per legittimare chiunque abbia provato a delegittimare lo stato di Israele, aderendo in più passaggi all’agenda politica dettata dagli ayatollah iraniani e facendo di tutto per evitare che le leve della diplomazia internazionale potessero essere utilizzate per far pressione su Hamas e non su Israele – è un manifesto cristallino dell’inutilità, della pericolosità, della tossicità del posizionamento scelto dall’istituzione guidata da Guterres all’interno del cosiddetto scacchiere mediorientale.

   

Guterres forse non se ne è accorto ma è dall’8 ottobre del 2023, il giorno dopo il massacro di Hamas nei kibbutz, che in Israele piovono razzi lanciati da Hezbollah, le milizie terroristiche libanesi finanziate e sostenute dall’Iran. Per la precisione, circa duemila missili in 257 giorni. Una media di otto al giorno. Con punte fino a duecento al giorno raggiunte il 12 giugno. Guterres, come spesso gli capita, dimentica di ricordare chi sono gli aggrediti e chi sono gli aggressori e cerca di confondere le acque mettendo sullo stesso piano gruppi di terroristi (Hamas, Hezbollah) con eserciti regolari (come quello di Israele). Ma la volontà di non chiamare le cose con il loro nome è legata a una vergogna internazionale che riguarda il doppio standard utilizzato dalle Nazioni Unite su Israele.

 

Ogni attacco portato avanti a Gaza da Israele, per l’Onu, è potenzialmente un crimine di guerra, un attentato contro il diritto internazionale. Ogni attacco ricevuto da Israele dal nord, dal Libano, da Hezbollah, è invece qualcosa che può passare in secondo piano, nonostante l’impegno assunto proprio dall’Onu nel 2006 quando nacque Unifil, con la risoluzione 1701, secondo la quale non doveva esserci “personale armato, postazioni e armi” tra il confine di Israele e il fiume Litani “che non siano quelle dell’esercito libanese e delle forze Unifil”.

 

Nel corso degli ultimi otto anni di “vigilanza” delle Nazioni Unite, Hezbollah ha consolidato il suo controllo sul Libano mediorientale, ha accumulato un arsenale di razzi e di missili, circa 100 mila ordigni puntati contro Israele, ha messo da parte missili di lunga gittata, 250-300 km, di tipo “Fateh”, acquistati dall’Iran, ha accresciuto i suoi armamenti anti carro e anti blindati e negli ultimi nove mesi i suoi attacchi verso Israele hanno costretto 60 mila israeliani a cambiare aria, a scappare dalle loro case.

 

Mercoledì scorso Hassan Nasrallah, capo delle milizie terroristiche in Libano, ha avvertito che Hezbollah potrebbe prendere di mira Cipro, un paese dell’Unione europea, se il governo cipriota permetterà a Israele di utilizzare i suoi aeroporti e le sue basi per colpire il Libano. Si potrebbero paragonare la prudenza che l’Onu usa quando sono i terroristi a violare le risoluzioni e la non prudenza che l’Onu  usa quando sceglie di accusare Israele di aver violato alcune risoluzioni. Ma il ragionamento più interessante da illuminare sul caso Guterres coincide con una domanda semplice: l’Onu che chiude un occhio di fronte ai nemici di Israele che si armano per provare a distruggere Israele sta lavorando alla stabilità del medio oriente o sta lavorando solo per essere una quinta colonna degli ayatollah iraniani aiutando i regimi teocratici a trasformare gli aggrediti in aggressori e gli aggressori in aggrediti? Dalla vergogna delle Nazioni Unite è tutto, a voi studio.
 

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.