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Schlein premia Zingaretti o Bonaccini? La disfida brussellese nel Pd

Luca Roberto

La segretaria deve scegliere il capo delegazione dem al Parlamento europeo. L'ex presidente del Lazio è il più quotato, ma una parte del partito vorrebbe l'ex governatore dell'Emilia-Romagna. La partita inizierà a sbloccarsi la prossima settimana

Lasciatasi alle spalle i ballottaggi nei comuni, a Elly Schlein da lunedì toccherà buttarsi sul dossier “delegazione Pd a Bruxelles”. Non che la segretaria non ci abbia già messo la testa, visto che questa settimana è volata proprio nella capitale belga. Ma, seppur senza troppa fretta, dovrà cercare di rispondere a una domanda: chi ci mando a guidare il partito in Europa? Nicola Zingaretti, come da accordi? O Stefano Bonaccini, che quell’incarico l’ha adocchiato già da un po’? Martedì il gruppo S&D (a cui aderisce il Partito socialista europeo) si riunirà ufficialmente per la prima volta: con ogni probabilità sarà incoronato il prossimo capogruppo. Che però dovrebbe essere lo stesso della scorsa legislatura, ovvero la spagnola Iratxe Garcia Perez. Sarà la prima casella occupata, nell’attesa che si riempiano tutte le altre. A partire da quella di capo delegazione del Pd.

 

In questa fase, raccontano fonti dem, a gestire la fase di transizione ci sono il capo delegazione uscente Brando Benifei e l’eurodeputata Camilla Laureti, fedelissima della prima ora di Schlein. La discussione sul prossimo numero uno, però, non entrerà nel vivo prima della prossima settimana. La scadenza vera e propria è il 16 luglio, quando si terrà la prima seduta plenaria del nuovo Parlamento. Ma il nome arriverà prima. Dalla scelta del capo delegazione a cascata dipenderà anche quella del vicepresidente dell’Eurocamera, che sarà votato proprio durante la prima seduta. Ma allora perché questa attesa? Banalmente, perché la segretaria l’incastro non l’ha ancora trovato. Benifei andrà a fare il vice capogruppo di S&D. E se la scelta del suo sostituto non è ancora ricaduta ufficialmente su Zingaretti è perché in una fetta di partito hanno fatto notare: abbiamo bisogno di un presidente che sia espressione del mondo riformista, ovvero quello che ha permesso al Pd di ottenere più di un milione di preferenze, dallo stesso Bonaccini a Nardella, fino a Gori e Ricci. Certo l’opzione Bonaccini non è scevra di ulteriori grattacapi. Della serie: lui che è presidente del partito, può accollarsi pure la gestione del gruppo a Bruxelles?

 

Dell’ex presidente dell’Emilia-Romagna, a ogni modo, si racconta un discreto attivismo sotto traccia per andare a ricoprire uno degli altri ruoli che spetterebbero al Pd: la vicepresidenza del Parlamento europeo. Incarico attualmente in capo a Pina Picierno, che punta a essere riconfermata insistendo sui contatti intessuti in questi anni. Mentre per quel che riguarda la presidenza del Parlamento europeo, che potrebbe spettare al Pd in una logica di staffetta con il Ppe tra due anni e mezzo, nel partito non ci si spinge a leggerla come una carta da mettere sul tavolo. A metà legislatura potrebbe essere cambiata la prospettiva politica di molti degli eletti, che magari avranno già fatto ritorno in Italia. Per questo la partita di capo delegazione sarà a suo modo uno spartiacque: e lì si capirà se Schlein in questa specie di derby avrà preferito uno dei suoi primi sponsor alle primarie o il suo ex presidente in Emilia-Romagna, che ha sconfitto ai gazebo.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.