La sindaca di Lecce Adriana Poli Bortone - foto Ansa

Il ritratto

Adriana Poli Bortone: ecco l'unica alternativa al modello Emiliano

Annarita Digiorgio

La donna di 80 anni, missina, è sindaca di Lecce per la terza volta. Già senatrice e ministro del governo Berlusconi, è stata allieva di Almirante e si è fatta strada in una destra in cui all’epoca le donne erano davvero mosche bianche

È l’unica che in Puglia è riuscita a battere il sistema Emiliano: Adriana Poli Bortone, 80 anni, missina, per la terza volta, da lunedì, sindaco di Lecce. Già senatrice e ministro del governo Berlusconi. Allieva di Almirante, si è fatta strada in una destra in cui all’epoca le donne erano davvero mosche bianche. E in questo è stata precursore di Giorgia Meloni. Che ieri le ha scritto un sms: “Grandissima”. Chissà se il premier ricorda che nel 2015 Adriana Poli Bortone fu espulsa da Fratelli d’Italia perché decise di candidarsi alle regionali contro il candidato presidente di Fdl Francesco Schittulli. E invece questa volta il centrodestra unito ha deciso di sostenerla a sindaco di Lecce, ignorando età e profilo, e dando per scontata, come a Bari, la sconfitta. E invece in una regione che premia con risultati plebiscitari (e centrodestra inesistente) i delfini del governatore Antonio Decaro e Vito Leccese, Adriana è la sola che oggi rompe quel sistema. Proprio lei che ha permesso si costruisse, consegnando la Puglia per venti anni al centrosinistra.
 


Nel 2010, alle regionali, Adriana Poli Bortone non volle sostenere Rocco Palese (poi divenuto assessore alla sanità di Emiliano),  all’epoca fedelissimo di Raffaele Fitto, e ruppe la coalizione candidandosi in solitaria. Vendola che prese il 48 per cento, contro il 42 di Palese, vinse proprio grazie al 9 per cento raccolto da Adriana Poli Bortone che non fece confluire nella coalizione di centrodestra. E da li nacque il ventennio della cosiddetta “primavera pugliese”, fatto più di gestione del potere in sanità, che di diritti. Amatissima a Lecce, nonostante l’antipatia con Fitto, ma soprattutto con l’attuale sottosegretario Alfredo Mantovano, vecchio avversario interno ai tempi di Alleanza Nazionale. La signora della destra pugliese è stata eletta per la prima volta al consiglio comunale di Lecce nel 1967 con l’Msi, e sempre riconfermata fino al 1998 quando divenne per la prima volta sindaco sconfiggendo l’uscente Stefano Salvemini, papà di Carlo, il sindaco sconfitto due giorni fa. La storia si ripete uguale e identica e con gli stessi personaggi. È molto difficile spodestare i sindaci uscenti per il secondo mandato, Adriana ci è riuscita prima sconfiggendo il padre e poi il figlio. E anche questa politica familista e questo potere che si tramanda di padre in figlio, a Lecce come a Bari (Laforgia è figlio di un ex sindaco, Leccese è il capo di gabinetto di Decaro ed Emiliano) alla fine ha premiato la signora della destra pugliese: che almeno è sempre lei da 80 anni, senza mai piegarsi a un centrodestra che senza di lei non vince.

 

Carlo Salvemini, seppur uscente, si era sottoposto a primarie che aveva vinto ballando la pizzica sul palco con Emiliano e Decaro. Qui però siamo lontano da Bari vecchia, e il malcontento rispetto al sistema Emiliano inizia a farsi sentire. Dopo aver annunciato duemila assunzioni in sanità, il giorno prima del ballottaggio, in pieno silenzio elettorale, Emiliano ha convocato in un hotel (dichiarandolo candidamente alle telecamere) primari e dirigenti asl, per spingerli a votare Salvemini. Tutti ancora ricordano i contratti firmati a teatro alla vigilia delle regionali del 2020. Ma il sistema a Lecce si è rotto. Senza ispettori ministeriali e scioglimenti. Come primo atto riempirà la città di fiori, ma stop alle piste ciclabili. Anche questa una rivoluzione identitaria, per una destra che ormai per populismo e consumo di spesa, insegue le ideologie green. Il centrodestra in Puglia riparta da Adriana Poli Bortone, verrebbe da dire, se non fosse che alle regionali dell’anno prossimo la signora della destra pugliese avrà 82 anni. Auguri a lei!