politiche abitative
Era più progressista la Dc del Piano Fanfani della sinistra Salis & Superbonus
Case dei ricchi ristrutturate e case popolari okkupate. C’era molto più attenzione ai poveri nell’equilibrio di bilancio e nel piano Casa della Dc di De Gasperi che nei bonus progressisti serviti a rifare centinaia di migliaia di villette e case al mare dei ricchi
Ilaria Salis giustifica le occupazioni, e questo era prevedibile vista la sua storia di squatter. Più preoccupante è la posizione di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i due leader di Avs, che avevano candidato la militante antifà perché arrestata in Ungheria, e ora appoggiano tutto il pacchetto Salis (chissà se dopo le occupazioni abusive anche la violenza politica). La teoria della neo eurodeputata è che occupare alloggi sarà pure “illegale” secondo la definizione borghese di legalità “nella sua versione più rozza e strumentale”, ma è “legittimo” secondo una “giustificazione etica, morale e politica”. E i capi di Avs convengono: Fratoianni si ritrova nelle battaglie “per il diritto alla casa”, per Bonelli invece la dichiarazione di Salis “fa chiarezza”. Non molta, in realtà.
Bisogna capire di chi è il “diritto alla casa” per cui si battono gli occupanti. Non certo quello dei più poveri, delle famiglie che ne hanno diritto secondo il diritto borghese. Partiamo dai numeri, quelli delle sole case popolari occupate, senza cioè considerare gli edifici di privati e di altri enti pubblici. Secondo Federcasa, la federazione degli enti di edilizia residenziale pubblica (Erp), in Italia ci sono 360 mila domande di accesso inevase per una casa popolare: nel 2022, su un totale di 758.745 alloggi le occupazioni erano 16.213 (circa il 2 per cento). Ma questo è un dato parziale, perché mancano all’appello i numeri di Ater Roma e Acer Campania, dove le occupazioni spesso gestite dalla criminalità organizzata sono un fenomeno diffuso. Riccardo Novacco, presidente di Federcasa, ha affermato in audizione alla Camera che il dato reale è il doppio: “Siamo attorno al 4 per cento di abusivismo, oltre 30 mila alloggi”. Circa il 10 per cento delle domande inevase.
Non è quindi vero, come dice Salis, che chi occupa una casa “prende senza togliere a nessuno, se non al degrado e al racket”: toglie la casa esattamente a una famiglia su dieci che ne ha diritto, alimentando quel degrado in cui domina il racket della criminalità organizzata. “Ma le altre nove famiglie su dieci? Quello è il vero problema”, dicono dalle parti di Avs.
È un tema che la sinistra avrebbe dovuto porre prima. Perché nell’ultimo triennio l’Italia ha attuato la più grande politica edilizia dai tempi del “piano Casa” nel Dopoguerra: il Superbonus. La differenza è che il “piano Fanfani”, voluto dal governo De Gasperi (“Il costruttore”, come lo definisce nel suo libro Antonio Polito), fu pensato per costruire centinaia di migliaia di alloggi per famiglie povere che vivevano in cantine, grotte, stalle e baracche; mentre il Superbonus, ideato dal “progressista” governo Conte, è servito a rifare centinaia di migliaia di villette e seconde case di famiglie agiate. Una misura, costata oltre 160 miliardi di euro, che ha devastato il bilancio e ingessato la finanza pubblica per i prossimi anni.
Mai da sinistra è arrivata una parola contro un bonus così iniquo e costoso, una richiesta per usare quei soldi solo per fare nuove case popolari e ristrutturare quelle inagibili (sono circa 100 mila). Macché. Protestavano contro Meloni e Giorgetti perché bloccavano il meccanismo infernale del Superbonus, che invece Bonelli chiedeva di “prorogare per 18 mesi”. C’era molto più progressismo nell’equilibrio di bilancio e nel piano Casa della Dc di De Gasperi e Fanfani che nel Superbonus e nelle occupazioni abusive della sinistra di Salis e Fratonelli.