il colloquio
Majorino (Pd): “Non sono d'accordo con Salis: occupare è sbagliato. Ma il problema sono le case vuote”
"Le occupazioni affrontano in modo sbagliato un problema che esiste ed è enorme. Ripartiamo da recupero, riqualificazione e rigenerazione", ci dice il responsabile per il Diritto alla casa di Schlein
Ci sono due rappresentanti delle istituzioni, il deputato Nicola Fratoianni e l’eurodeputata Ilaria Salis, che dicono che occupare le case è giusto. “Io non sono d’accordo. Le occupazioni sono una scelta sbagliata, ne ero convinto prima e ne sono convinto adesso”. Pierfrancesco Majorino, responsabile Pd per il Diritto alla casa, è stato assessore alle Politiche sociali di Milano per otto anni, prima con la giunta Pisapia e dopo con Sala, e oggi è presidente del gruppo del Partito democratico in regione Lombardia. “Parlare di Salis e non del problema abitativo è come guardare il dito e non la luna", dice al Foglio. "Con le sue dichiarazioni è rimasta coerente alla sua storia e oggi è oggetto di una campagna oscena degli Orbán di casa nostra, ma nella sostanza il suo è un messaggio sbagliato: la valutazione va fatta caso per caso, ma sono contrario a occupazioni abusive".
Majorino conosce da vicino i problemi abitativi di Milano, dove gli alloggi pubblici sfitti sono più di 12mila secondo i dati di Confedilizia: più di cinque mila sono responsabilità di Erp (Edilizia residenziale pubblica), quindi del comune di Milano, e più di 7mila sono gestite da Aler (Aziende lombarde per l’edilizia residenziale), che fa capo alla regione. Al Foglio dice: “Le occupazioni affrontano in modo sbagliato un problema che esiste ed è enorme, quello delle case vuote. Se si risolvesse questo problema non ci sarebbero tutte queste occupazioni: non ci sarebbero case occupabili e ci sarebbero meno persone senza casa”.
Il cortocircuito però non nasce oggi. C’è qualcosa che non funziona nella gestione lombarda? “La destra che governa la Lombardia fa un calcolo fondamentale: non intervenire su Aler così i milanesi possono dare la colpa al sindaco. Ma Aler è diventato un carrozzone, criticabile da molti punti di vista”. Però anche il sindaco ha la responsabilità sulle case Erp. “Le case del comune di Milano hanno indubbiamente dei problemi e certamente il comune deve fare uno scatto, ma non ha le leve economiche che ha un ente come la regione”, dice Majorino, che alle ultime elezioni regionali, da candidato per il centrosinistra ha costruito una parte importante della sua campagna elettorale sul recupero delle case popolari. Sarà che occuparsi di politiche abitative pubbliche non porta voti, in un paese dove i proprietari sono la maggioranza e le graduatorie Erp sono popolate molto più da stranieri? “Certamente non è un tema che porta molto consenso. Ma quella impostazione mette i figli dei proprietari di ieri in grande difficoltà oggi. C’è anche un’impostazione ideologica iperliberista che ha ingannato sia la destra sia la sinistra, nella convinzione che non ci fosse bisogno di intervento pubblico perché il mercato sarebbe stato in grado di autoregolarsi per soddisfare il bisogno di casa”, sostiene il consigliere pd, che aggiunge: “Si è ritenuto che l’edilizia residenziale pubblica fosse una questione marginale, anche perché c’è una fascia di popolazione che paradossalmente non è abbastanza povera per una casa popolare ma non è abbastanza ricca per stare sul mercato. E intanto le aziende che si occupano di gestire il patrimonio pubblico a livello locale sono state lasciate da sole”.
Ma se a destra la politica per la casa rivolta ai proprietari la esprime il ministro Matteo Salvini con i condoni, a sinistra l’ultimo intervento massiccio sull’edilizia è il Superbonus, ben più costoso e altrettanto inutile ai fini dell’accesso alla casa. “Il Superbonus doveva essere utilizzato con più attenzione alla questione sociale – dice Majorino – ma anche il Pnrr, che è stato un piano illuminato, poteva essere più coraggioso sulla casa. In entrambi i casi l’edilizia residenziale pubblica non è stata messa al centro, perdendo un’occasione per fare importanti investimenti”. A sessant’anni dal Piano Fanfani, che è stato l’ultimo importante intervento pubblico, ci si domanda oggi cosa è realistico fare. “La grande differenza da allora è la crisi climatica, perciò la necessità è frenare il consumo di suolo. Recupero, riqualificazione e rigenerazione possono essere una risposta utile. Da qui dobbiamo ripartire per migliorare la condizione abitativa e dare risposte concrete, non dalle occupazioni”.