Le amministrative
Schlein d'Italia: vince i ballottaggi e prenota l'Anci per Manfredi, sindaco di Napoli
Conquista ai ballottaggi Firenze, Bari, Perugia, Cremona. Il prossimo duello è quello per guidare l'Associazione dei sindaci. Sala sfida Manfredi, che ha la sponda anche della Lega
Roma. Il sud ha un nuovo sarracino, Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, il galantuomo “nun me piace ‘o presepe, l’autonomia”. Ai ballottaggi il Pd straccia la destra nelle grandi città, afferra Bari, Firenze, Perugia, Cremona, e prenota la corona di sindaco dei sindaci, la presidenza dell’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani. Il favorito è lui, Manfredi, l’ingegnere sfogliatella. L’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro lascia la carica e il Pd ha ben quattro candidati per quel ruolo. Il rivale di Manfredi è Giuseppe Sala, il sindaco con un grande avvenire dietro le spalle. Chi lo dice a Meloni? Al governo sono i primi d’Italia, ma in Italia sono i secondi di Schlein.
Meloni sarà costretta a scegliere: o fa gli straordinari e si candida come sindaco in ogni città, altrimenti dovrà rassegnarsi alla coabitazione: lei al governo in un’Italia con tutti i Don Peppone del Pd. A Firenze, Sara Funaro umilia il kaiser Eike Schmidt (60.6 per cento contro 39.4). A Bari, l’ex capo di gabinetto di Decaro, Vito Leccese, quasi triplica il candidato leghista Romito (70.3 per cento contro 29.7). Si vince anche a Perugia (dove la candidata battuta è di FdI) così come a Cremona (per soli 191 voti), Potenza, Campobasso, Vibo Valentia, Gela. A sinistra torna anche Civitavecchia, che era stata leghista. La destra vince a Lecce, con l’intramontabile Adriana Poli Bortone, a Caltanisetta, Rovigo, Vercelli, Urbino.
Può bastare alla premier? In molte delle città al voto è andata a far visita l’altra Meloni, Arianna, ma non è servito e FdI avrà presto un nuovo avversario, nobile, ma sempre avversario. Dopo dieci anni Decaro abbandona quella straordinaria macchina di consenso che è l’Anci, l’associazione che gli ha permesso di incassare quasi mezzo milione di preferenze nelle sei regioni del sud. E’ una carica che sembra disegnata per la sinistra ma è con Decaro che è tornata a essere una carica di contropotere, una carica che impensierisce i governi. Sono stati presidenti Anci, l’ex sindaco di Firenze, Dominici, e poi Bianco, ex sindaco di Catania, Chiamparino, ex di Torino e sempre di Torino, prima di Decaro, Fassino. L’ultimo di destra è stato Alessandro Cattaneo, quando era sindaco di Pavia. Il presidente viene votato in assemblea ma, in assemblea, a contare sono le città metropolitane che esprimono il maggior numero di delegati e anche qui la sinistra primeggia. Al momento, dopo Decaro i nomi forti di Anci, i “reggenti” sono il sindaco di Bologna, Lepore, quello di Torino, Lorusso, e l’ingegnere sfogliatella, di Napoli, Manfredi. Siamo in fase di transizione. L’assemblea per eleggere il nuovo presidente è prevista il 23 e 24 novembre. Si diceva che si sarebbe tenuta prima a Napoli e invece si tiene a Torino che è la città di uno dei candidati, il sindaco Lorusso. Gli altri tre del Pd sono Lepore, Sala e Manfredi. Il centrodestra ha tre sindaci importanti ma senza la possibilità di farcela. Sono Bucci (Genova), Brugnaro (Venezia) e Lagalla (Palermo). Con la riforma dell’autonomia è cambiato tutto. I prossimi mesi riproporranno l’antica cavalleria rusticana, nord contro sud, e la segretaria del Pd intende cavalcare il referendum contro la riforma “spaccaitalia”. Ecco perché serve un sindaco del sud, un sarracino. La presidenza di Anci era stata prenotata da Sala, sindaco di Milano, che è sempre il sindaco “che sarà di lui?”. Viene candidato da mesi per fare l’amministratore del condominio di centro, proposto per fare il “federatore”.
Punta alla presidenza Anci perché permette di oltrepassare la ztl, ma a quella carica punta anche Lorusso il cui piccolo difetto è non andare d’accordo con il M5s, ora che il M5s va d’accordissimo con il Pd. Un altro bel nome è Lepore che ha però, pure lui, un difettuccio. Viaggia a 30 chilometri all’ora. Ha ingaggiato una battaglia contro Matteo Salvini sui limiti di velocità e Salvini, in questa partita, incide. In assemblea Anci i sindaci leghisti contano e non poco. Il responsabile enti locali della Lega è Stefano Locatelli che è anche vicepresidente (è vicesindaco di Chiuduno) e Salvini, così come Meloni e Tajani, non vogliono aiutare Sala. A Milano, tra due anni, si può davvero battere la sinistra (il nome che già circola è quello di Maurizio Lupi) e ciò che si muove a Milano ha conseguenze anche a Napoli. Manfredi è sì contro l’autonomia ma alla sua maniera, con l’eleganza a velo. Il 3 giugno, Salvini è andato a Napoli per un sopralluogo alla stazione marittima. Chi c’era gli ha sentito dire: “Gaetano, per me il prossimo presidente Anci sei tu”. L’ingegnere sfogliatella ha un’altra qualità: i rapporti con il M5s di Conte e Fico, sono “nu babà”. Un Manfredi presidente contiene l’altro presidente sarracino, il governatore campano De Luca. La più bella carica, la più amata, resta ancora questa, la carica da sindaco, quella che insegna a governare il tempo. Sono i comuni il giardino dei partiti. Schlein ha già le rose, Meloni, le spine.