Dai privati 50 milioni
Spingere la scuola
Ecco la “Fondazione per la scuola italiana”
Un ente no profit, un protocollo col ministero. Inizialmente sostenuto da UniCredit, Banco BPM, Enel Italia, Leonardo e Autostrade per l’Italia. In Italia dai privati (aziende, banche) arriva alla scuola solo lo 0,5 per cento di finanziamenti. Contro una media Ocse del 2 per cento. E' ora di cambiare, perché il futuro dei giovani, e dell'Italia, ha bisogno di conoscenza
I soldi per la scuola sono i meglio spesi, ma non bastano mai. E’ critica diffusa che l’Italia investa poco in istruzione, solo il 4,2 per cento del pil; anche se la media Ocse è il 5,1 per cento, non un abisso. Quello che funziona molto meno, in Italia, è il divario dalle altre nazioni negli investimenti dei privati: solo lo 0,5 sulla media Ocse del 2 per cento. Eppure la scuola non è solo un “problema” dello Stato – dice il ministro Giuseppe Valditara che la scuola è un elemento “costituzionale”. La scuola è innanzitutto diritto e speranza di ogni studente al proprio futuro, ed è anche possibilità e necessità di tutta la società e del sistema economico di averlo, un futuro. E senza rafforzare una scuola in cui abbiano spazio le soft skills e anche le skills tecniche, nel contesto competitivo dell’economia della conoscenza, si rischia di perdere. Serve una scuola che sappia formare meglio, perché la poca conoscenza incide terribilmente sulla crescita e dunque anche sulle possibilità professionali e di retribuzione.
Serve che i privati facciano di più, come altrove. La “Fondazione per la scuola italiana” – presentata ieri alla Biblioteca ambrosiana (tanto per ricordare che l’apporto all’educazione non è solo carico statale) – è un passo, innovativo per l’Italia, per fare “di più”. Sarà un ente no profit inizialmente sostenuto da UniCredit, Banco BPM, Enel Italia, Leonardo e Autostrade per l’Italia, ma sono benvenuti altri contributi privati. , Nel cda ci saranno Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo, Fabrizio Palenzona, presidente Prelios e Rosa Lombardi, docente della Sapienza. Piu un collegio dei Garanti (Mario Comba presidente con i professori Giampio Bracchi, Francesco Magni, Francesco Manfredi, Anna Maria Poggi, e Umberto Ambrosoli presidente di Banco BPM e di Banca Aletti, Maurizio Beretta per UniCredit e Nicolò Mardegan per Enel). Alla stesura del piano strategico per la Fondazione per la scuola italiana hanno collaborato Giuseppe Falco e Sara Alberti, presidente e Associate director di Boston Consulting Group.
L’obiettivo iniziale è la raccolta di 10 milioni di euro nel primo anno, ma l’intenzione è arrivare a 50 milioni entro il 2029 da destinare all’innovazione di una scuola davvero “costituzionale”, quella direttamente organizzata dallo Stato e quella paritaria, sostenendo le molte eccellenze e sopperendo alle situazioni critiche. Il presidente della Fondazione Stefano Simontacchi, partner dello studio BonelliErede, ha parlato di un “disallineamento delle competenze” da sanare: basti pensare che il 50 per cento dei lavori oggi più comuni non esistevano nel passato. Da qui l’idea di sostenere il diritto allo studio mediante il sostegno economico, ma anche l’autonomia, l’innovazione e la collaborazione con università, centri di ricerca, associazioni professionali e ITS. Già, la formazione tecnica superiore. E’ stato ricordato come già Obama avesse indicato l’istruzione tecnica come cruciale. Uno dei punti indicati come meritevole di sostegno sono ad esempio le sperimentazioni “4 + 2”, degli istituti tecnici e professionali che permettono il diploma in 4 anni e poi l’accesso diretto agli ITS (2 anni) o all’università o al lavoro. In un futuro con sempre più difficoltà nel lavoro, ma anche con un “disallineamento” degli stessi giovani da prospettive di lavoro reali e attrattive, i privati possono fare di più.