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Il decreto carceri non esiste. Ecco cosa c'è dietro il “mistero Nordio”
Il ministro della Giustizia ha annunciato un provvedimento per combattere l'emergenza carceraria, poi mai presentato in Consiglio dei ministri. Il motivo è che il testo non esiste: le forze di maggioranza ancora non hanno raggiunto un accordo. Intanto i detenuti continuano a suicidarsi
“C’è qualche idea, ma la verità è che il decreto legge sulle carceri ancora non esiste”. E’ con parole molto semplici, ma secche, che un'autorevole fonte del ministero della Giustizia svela al Foglio cosa si cela dietro il “mistero” del decreto annunciato dal ministro Carlo Nordio per combattere l’emergenza carceraria (45 detenuti si sono tolti la vita da inizio anno), ma mai arrivato al Consiglio dei ministri. Il caso è esploso giovedì scorso, quando in un’intervista sul Sole 24 Ore il ministro della Giustizia ha annunciato un decreto legge contro l’emergenza carceri “al Cdm di oggi”. Poche ore dopo, il Consiglio dei ministri veniva convocato ma del provvedimento non c’era traccia. Una figuraccia per il Guardasigilli, frutto soprattutto di una cattiva comunicazione tra Palazzo Chigi e Via Arenula, in particolare la responsabile di gabinetto di Nordio, Giusy Bartolozzi.
La vera questione è che, al di là della figuraccia, la misura annunciata da Nordio in realtà non esiste. Il decreto, aveva dichiarato il ministro della Giustizia nell’intervista, “prevede risorse aggiuntive, incrementa la dotazione organica del personale penitenziario, accelera la costruzione di nuovi padiglioni, ma soprattutto semplifica la procedura della liberazione anticipata. Inoltre, per alleviare la tensione nelle carceri, si aumenta la possibilità di colloqui telefonici interfamiliari”. Si tratta soltanto di princìpi molto vaghi. Ma nel dettaglio le forze di maggioranza ancora non hanno raggiunto un accordo.
Lega e Fratelli d’Italia temono che il provvedimento possa apparire come uno “svuota-carceri”. Per questa ragione i leghisti, con il sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri, Andrea Ostellari, spingono per introdurre nel decreto l’istituzione di un albo nazionale delle comunità per lavoranti: “Il progetto consentirà ai reclusi, con un fine pena inferiore ai due anni e in mancanza di condizioni ostative, di scontare l'ultima parte della condanna lavorando e formandosi presso una struttura dotata di tutte le garanzie di sicurezza e inviolabilità, che sarà individuata fra quelle iscritte al costituendo albo”, ha spiegato Ostellari.
Uno dei nodi più complicati da sciogliere, però, è legato all’istituto della liberazione anticipata. Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, è il primo firmatario di una proposta di legge che prevede di aumentare la detrazione di pena ai fini della liberazione anticipata da 45 a 60 giorni per ogni semestre di pena scontata. Il testo è approdato all’Aula della Camera lunedì senza relatore. “Sappiamo che questo testo sarà mandato alle calende greche, a morire senza metterci la faccia e questa è la cosa più vergognosa che la maggioranza può fare a fronte dell'emergenza”, ha attaccato Giachetti in Aula, ricordando che in Italia ci sono attualmente 61.547 detenuti a fronte di 47 mila posti effettivi disponibili, per un sovraffollamento del 130 per cento.
La proposta Giachetti non lascia indifferente Forza Italia, che rispetto ai suoi alleati abbraccia una visione meno carcero-centrica della pena. “All’interno del governo ci sono sensibilità diverse e cercheremo una soluzione per intervenire efficacemente sul tema del sovraffollamento carcerario. Proveremo a trovare una soluzione unitaria, cercheremo mediazioni e la proposta di Roberto Giachetti può essere un punto di partenza”, ha detto ieri il viceministro azzurro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, confermando indirettamente che il testo del decreto ancora resta da definire e che Forza Italia non ritiene la proposta Giachetti irricevibile, a differenza degli alleati di governo.
Se all’assenza di accordo nella maggioranza si aggiunge il problema dell’ingorgo che il Parlamento si troverà ad affrontare nei prossimi giorni (la conversione in legge di ben otto decreti), si comprende come il tema delle carceri non sarà oggetto di intervento del governo prima di metà luglio. Con buona pace dell’emergenza suicidi fra i detenuti.