ultima seduta

Bonaccini si dimette. Per il referendum contro l'autonomia rimane solo la raccolta firme

Mentre Mattarella promulga la legge, il governatore dem si prepara a sbarcare a Bruxelles e lascia la guida del Consiglio regionale. Per chi vuole le urne contro il ddl Calderoli ora rimane solo la via dei banchetti

Enrico Cicchetti

Il presidente della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, firmerà le dimissioni l'11 o il 12 luglio, pochi giorni prima del suo insediamento all'Europarlamento previsto per il 16 luglio, data l’incompatibilità delle cariche. L’assemblea legislativa finisce con qualche mese d'anticipo: si riunisce oggi per l'ultima volta, prima che l'Emilia Romagna torni al voto a fine ottobre. Sarà la vicepresidente Irene Priolo a traghettare la regione da metà luglio, quando le dimissioni di Bonaccini saranno effettive, fino a metà novembre. Ora bisogna arrivare "il prima possibile a individuare la donna o l'uomo che mi potrà sostituire", dice il governatore uscente. E occorre mettere in piedi "un'alleanza larga, dai moderati alla sinistra, per fare il meglio possibile". Intanto in Emilia Romagna si guarda a chi prenderà il posto del governatore di Campogalliano. In prima fila sembrano esserci il sindaco di Ravenna Michele de Pascale e l'assessore al lavoro Vincenzo Colla, ma c'è chi non esclude la stessa Priolo. 

  

Con Bonaccini e il Consiglio regionale cade quindi anche l'ipotesi di seguire la via dei Consigli regionali nella promozione di un referendum contro l'autonomia differenziata. In risposta all'approvazione del ddl autonomia, infatti, l'intera opposizione si è mobilitata per promuovere un referendum abrogativo: si tratta di uno strumento di democrazia diretta, previsto dall'articolo 75 della Costituzione, che permette ai cittadini di abrogare una legge in vigore. Per indirlo è necessario raccogliere almeno cinquecentomila firme oppure ottenere il sostegno di cinque Consigli regionali. E le regioni governate dal centrosinistra sono giusto cinque: Campania, Puglia, Sardegna, Toscana e, appunto, Emilia Romagna. A questo punto, l'alternativa è la raccolta delle firme necessarie e il Pd, insieme a M5s, Avs, +Europa, Azione e Iv sono già al lavoro.

  

Proprio oggi, intanto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge sull'autonomia differenziata, dopo sei giorni dalla sua approvazione definitiva del Parlamento. E ha smentito così le ipotesi di un esame non velocissimo da parte del Colle (nei giorni scorsi il M5s aveva chiesto addirittura al capo dello stato di non promulgarla). Dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale il provvedimento diventa a tutti gli effetti una legge dello stato e consente al ministro Calderoli di avviare le trattative con le regioni per la delega dei poteri nelle materie previste dalla Costituzione. Il presidente del Veneto Luca Zaia non perde tempo: "Attenderemo la pubblicazione per poi chiedere di ricominciare con le trattative". In effetti l'articolo 4 comma 2 della legge Calderoli permette al ministro per gli Affari Regionali di aprire da subito la trattativa per la devoluzione delle 184 funzioni che non richiedono la definizione dei Lep (tra cui anche tematiche delicate come le professioni). Ma la pubblicazione in Gazzetta permette anche a chi vuole promuovere un referendum di attivarsi.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti