L'intervista
De Carlo, cordinatore veneto di Fdi: “La regione tocca a noi. La classe dirigente? Ce l'abbiamo”
"Fratelli d'Italia in affanno sul territorio? Mai stati meglio", dice l'esponente meloniano e rilancia la sfida agli alleati di governo. “Mi stupirei se la Lega fosse remissiva: sventolino pure i sondaggi, noi abbiamo i voti reali”
Da ieri sera circola un sondaggio, che ringalluzzisce i leghisti feriti. “Prossimo presidente del Veneto: di che partito deve essere?”, domanda l’emittente locale Antenna 3. Il verdetto è un plebiscito. Roba da Zaiastan: l’84,2 per cento degli intervistati dice Lega, soltanto il 15,8 Fratelli d’Italia. Che però di mollare l’osso non ne vuole sapere. “Queste indagini lasciano il tempo che trovano”, taglia corto Luca De Carlo, coordinatore regionale dei meloniani. “Il campione più realistico è quello delle urne. E in Veneto registriamo il dato più alto del paese: alle europee ci ha scelto il 37,6 per cento degli elettori. Migliorando il risultato delle politiche. È chiaro che la nostra ambizione è governare. Piaccia o no agli amici della Lega. Se non ora, quando?”
Non ha tutti i torti, De Carlo, e nemmeno tutte le ragioni. “L’effetto Giorgia è evidente”, ben oltre il Veneto e le europee. Ma che questa turnata “abbia confermato la crescita esponenziale del partito”, è una narrativa monca. Soprattutto alle amministrative. “Siamo il primo partito nella stragrande maggioranza dei comuni al voto”, sottolinea il senatore al Foglio. “Prima non avevamo alcun sindaco oltre i 15mila abitanti. Ora ne abbiamo cinque, di cui quattro vincitori al ballottaggio e uno dall’unico capoluogo in gioco. Cioè Rovigo”. In effetti, rispetto al fiasco nel resto del paese – Bari, Firenze, Perugia – FdI in Veneto ha retto. Eppure l’exploit su Bruxelles (con Giorgia capolista, Pd doppiato, Lega triplicata) è mezzo sbugiardato dal territorio. Dove i Fratelli si impongono sì, ma non dominano. Anzi: incappano anche loro in qualche figura da Lega. Per esempio a Selvazzano Dentro (Padova), dove correva il coordinatore provinciale e consigliere regionale Enoch Soranzo. Ha perso al ballottaggio. “L’eccezione che conferma la regola”, resta serafico De Carlo, “dovuta a una questione locale difficile e irrisolta”, cioè il comune commissariato. “Soltanto in presenza di amministrazioni inefficienti, alleati divisi o sgambetti amministrativi non abbiamo confermato il nostro trend. Ma al netto di questi casi, i veneti ci ritengono l’interlocutore più credibile”.
Vallo a spiegare alla Liga, irrisa da Salvini e sfidata dai meloniani. “Noi e la Lista Zaia saremo protagonisti in prima fila”, ribatte Alberto Villanova, capogruppo del presidente in Consiglio regionale, raccogliendo l’assist dei sondaggi. “Alle regionali cambia tutto: lì si vota la persona, la squadra, la storia amministrativa”. Questi mica si scansano. “Sarei sorpreso del contrario”, sorride De Carlo. “Mi stupirei se la Lega fosse remissiva. E non vedesse l’ora di lasciarci la regione”. È inscalfibile, il senatore. “Il gioco è questo. La Lega fa la Lega, noi il nostro. Però i numeri mostrano una situazione diversa: se dovessimo correre divisi alle regionali, noi non tradiremmo un alleato ma la volontà dei veneti. E FdI ha le potenzialità per esprimere il miglior candidato sul territorio”.
È in salute, la classe dirigente meloniana? “Dico solo che per Bruxelles abbiamo schierato un assessore uscente, due consiglieri regionali, due sindaci e un parlamentare: scoppiamo, di salute”. Pardon. “Durante la campagna elettorale”, continua De Carlo, “mi trovavo a Mogliano Veneto con Arianna Meloni. È una vita che mi occupo di politica, ma l’affetto e l’entusiasmo ricevuto dai militanti è qualcosa di raro: ho la presunzione di credere che abbiamo a convinto anche i non elettori di centrodestra a votarci. E questo grazie alla proposta che sappiamo offrire ai cittadini veneti oltre quella nazionale”. Però l’ha detto lei: divisi si perde. “A decidere il candidato di bandiera al posto di Zaia saranno le dinamiche di partito a Roma. Vedremo cosa emergerà al tavolo delle trattative”. Si è fatto pure il nome di De Carlo. Lui glissa, lo trova un chiacchiericcio inelegante. “Meloni conosce i risultati. Oggi è impegnata in un’importantissima trattativa europea, ma sa che sul Veneto può stare tranquilla. E qualunque sarà il candidato scelto dal centrodestra, mi aspetto compattezza: noi la garantiremo. Gli altri?”. Non ce la sentiamo di chiudere l’interrogativo.