l'intervista
Di Segni (Ucei): “Sull'antisemitismo FdI faccia pulizia al suo interno”
Il monito della presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane nei confronti della politica: "Quando dici di voler rappresentare l'Italia devi essere coerente con certi valori, e combattere l'antisemitismo non solo a livello di principio, ma partendo dall'interno"
“Quando sei il partito di maggioranza, quando dici di voler rappresentare l’Italia ai tavoli europei, ecco, allora devi essere pulito dalle derive antisemite. Devi essere capace di fare pulizia, partendo dalle tue strutture interne”. La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni non ha troppa voglia di entrare nel dibattito politico, non chiede di stare da una parte o dall’altra, in una logica di polarizzazione. Perché sostiene che tanto chi ha nostalgie pericolose a destra quanto chi demonizza Israele nelle università siano “due facce della stessa medaglia, fanno parte dello stesso fenomeno di odio”. Eppure volgendo lo sguardo alla nuova puntata dell’inchiesta di Fanpage, dove si vedono militanti delle giovanili di Fratelli d’Italia che inneggiano al nazismo, e che soprattutto danno ampio sfoggio di insulti antisemiti, una considerazione si sente di farla: “La novità palesata da questa inchiesta è che la condanna verso l’antisemitismo deve essere rivolta soprattutto al proprio interno, non deve rimanere una questione di principio. Io faccio una considerazione più generale. In questi giorni ho sentito dire che nelle discussioni europee devono valere anche i rapporti di forza nazionali. Ecco, se sei il primo partito, se ti candidi a rappresentare l’Italia intera, devi essere pulito al tuo interno. Questo perché non può passare il messaggio che il primo partito del paese possa essere retto da una massa di antisemiti”. Un discorso, argomenta Di Segni colloquiando col Foglio, che investe più in generale il tipo di delega che si concede alla politica, alla rappresentanza parlamentare. E che riguarda maggioranza e opposizione. “E infatti l’invito a fare pulizia, a guardarsi anzitutto al proprio interno, è rivolto a tutti, anche alle famiglie del socialismo europeo. Perché non ci possono essere forme di ambiguità”. Ma è ovvio che, come riconosce la stessa presidente dell’Ucei, “chiunque rivesta dei ruoli istituzionali deve avere un’attenzione in più. Perché se usi il tema della rilevanza numerica, devi essere coerente con certi valori, e dimostrare di aver completato un percorso. Devi conoscere bene i soggetti che sono a valle dei tuoi rappresentanti parlamentari, e che fanno parte dell’associazionismo legato al partito”.
L’ulteriore considerazione che Di Segni si sente di fare è che lo sconforto provato in queste ore è legato anche al fatto che queste derive troppo spesso siano espressione dei più giovani. “Bisogna capire se si fa politica perché coinvolti in un progetto, dall’idea di riuscire a determinare, o se si viene invece ingolositi da dinamiche di potere o di profitto”. Come detto, però, “anche l’odio che abbiamo visto diffondersi nelle università è parte dello stesso problema, o meglio la spiegazione dello stesso fenomeno. Solo che ognuno fa uso di un linguaggio estremista diverso”. La presa di posizione della presidente Di Segni si è anche esplicitata in una nota in cui fa cenno all’uso “strumentale degli ebrei, in una dialettica partitica strumentale che respingiamo con forza, perché non intendiamo apparire come palloni da calcio su cui contare gol o autogol delle partite dell’odio”. Un commento molto duro nei confronti delle giovanili di FdI è arrivato anche dal presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun. E pure dal presidente dell’Unione dei giovani ebrei d’Italia Luca Spizzichino, che ha detto: “Il fatto che l’odio antiebraico sia sdoganato all’interno degli organi di Gioventù Nazionale dovrebbe inorridire e preoccupare tutti”. Ieri si è saputo che la presidente del circolo Pinciano di Gioventù Nazionale Lavinia Pace, al centro dell’inchiesta di Fanpage, si è dimessa dall’incarico. Una prima reazione che è sembrata essere in linea con le richieste di chiarimenti rivolte dalla stessa comunità ebraica. “Perché per essere davvero maggioranza nel paese non bastano i numeri”, conclude Di Segni. “Ci vuole anche un peso morale attraverso un impegno costante sull'antisemitismo e una memoria coerente”.