Viale Mazzini
Le ferie Rai: cda bloccato, ricorsi, amianto. Ma la guerra è per il ruolo di dg
La staffetta Sergio-Rossi è congelata in attesa della decisione del Consiglio di stato. Lo scontro è il ruolo di direttore generale. In gara Sergio, la sua capostaff, Marchesini e Marco Brancadoro, il favorito
L’errore è continuarla a chiamare televisione: la Rai è l’ospizio di stato, la camera dove andare in ferie dalla vita. Il Parlamento non nomina il nuovo cda; la staffetta Rai, Rossi-Sergio, è congelata; il 4 luglio, il Consiglio di stato deve pronunciarsi sul ricorso dei candidati al cda. Anche la sede è da precisare. Viale Mazzini è piena d’amianto e bisogna traslocare, ma non si sa in quale edificio. Qui di certo ci sono solo i sogni. La capostaff dell’ad, Paola Marchesini, aspira a fare il dg, che però è il desiderio del suo ad. Il miracolo non è avere programmi discreti, ma che questo ospizio ancora trasmetta.
C’è qualcuno in Rai a cui interessi davvero quali nuovi programmi manderà in onda la Rai il prossimo anno o se Serena Bortone avrà un programma oppure mezzo? Il 4 luglio, il Consiglio di stato potrebbe accogliere il ricorso presentato da avvocati, candidati consiglieri in cda, e proclamare la procedura di nomina dei vertici Rai illegittima. E’ entrato a regime l’European Media Freedom act ed è convinzione dei ricorrenti che la governance Rai sia in conflitto con questo regolamento. Il ricorso è il pretesto che la politica e il Parlamento agitano per lasciare tutto com’è, per non procedere con il rinnovo degli organi. La risposta alla Camera è che “bisogna attendere il ricorso”. Uno dei ricorrenti è il professore Giulio Enea Vigevani, un tipo tostissimo, l’avvocato che ha difeso, con successo, il sovrintendente del San Carlo di Napoli, Lissner, sollevato dal governo per far posto all’ex ad Rai, Carlo Fuortes. Un altro ricorrente è Nino Rizzo Nervo, l’ex direttore del Tg3. E’ Rai contro Rai, per andare in Rai, una Rai che è senza re.
Al momento la Rai ha due teste, l’ad Sergio, il Rai Narciso, e Giampaolo Rossi, il dg, il profeta, che deve essere nominato ad al posto dell’ad. Sergio non parla con Rossi ma vuole il suo posto e i dipendenti Rai, che non vedono l’ora di avere un padrone, sono ovviamente spiazzati: “Un padrone si può servire ma con due come si fa?”. Quando bisogna prendere decisioni, stilare documenti, i dirigenti sono costretti a fare l’altalena, prima Sergio, poi Rossi. Se Rossi cambia la virgola, Sergio poi la rimette e bisogna tornare da Rossi, che aggiunge due punti. Tié. La Rai avrebbe anche un presidente, Marinella Soldi, e siamo quindi a due padroni e tre quarti. In cda, il 26 giugno, sono stati presentati i palinsesti Rai, ma la presidente Rai, si legge nel verbale, non c’era per “impedimento”.
Il cda Rai è stato presieduto dal consigliere più anziano, il Rai narciso, Sergio, e ha fatto veloce. Si doveva precipitare al Senato per parlare con Ignazio La Russa, il politologo del nuovo sistema elettorale il Larrussum: se non vince Meloni, vince lo stesso Meloni. Se la Rai non avesse i problemi che ha, se non dovesse preparare una stagione, il trasloco, rimborsare i prestiti, sarebbe gradevole prendere l’ aperitivo con Sergio-e La Russa. E invece la Rai deve traslocare, lasciare viale Mazzini, causa amianto che è una storia seria, serissima. Alla domanda, girata alla dirigenza, “ma dove andate? Si sa?” segue questa risposta: “Ah, boh. Bel problema”. Il Rai narciso sta spingendo, e tanto, per traslocare sulla “Colombo”, vale a dire, a Roma, in via Cristoforo Colombo, lontano dal centro, nell’ex palazzone Wind, gestito da un fondo. Oggi si riunisce un nuovo cda “immobiliare” e non si capisce se ci sarà una decisione o ci saranno “impedimenti”.
Del resto per quale ragione un cda che ha esaurito la sua missione, con consiglieri che lasceranno, a eccezione di Agnes e Di Majo, dovrebbe preoccuparsi del destino di viale Mazzini? Il responsabile della direzione infrastrutture Immobiliari e sedi locali è Marco Brancadoro ed è, si legge sul sito Rai, “ad interim”. E’ un dirigente Rai e ha lavorato in Iri, con Francesco Mengozzi, Claudio Cappon, ed è il fratello dell’avvocato di Adolfo Urso, Gianluca Brancadoro, nominato dal governo Meloni vicepresidente in Mps, revisore dei conti della Fondazione presieduta da Urso, Farefuturo. Il primo Brancadoro, Marco, concorre per la carica di dg, che vuole Sergio, ma Rossi, potrebbe indicare Paola Marchesini, capostaff di Sergio, che è anche moglie di Paolo Del Brocco, ad di Rai cinema.
Se si dovesse scegliere Marchesini, si neutralizza Sergio, ma si ferisce Brancadoro, che resta la prima scelta di Rossi. La Lega, che in Rai non ci ha “mai capito niente”, parola di una giornalista Rai, quota Lega, a sua volta, si dilania. Il posto in cda è stato promesso al direttore del Tgr, Casarin, l’old boy, ma il sottosegretario leghista Alessandro Morelli vuole assegnarlo ad Antonio Marano che è l’unico leghista che in Rai qualcosa capisce. E’ così che in Rai passano le giornate: le nomine sono i loro birilli, i dispetti le loro palle da biliardo, i ricorsi il loro coktail. Poi arriva la sera, e guardano La7.
La prossima Commissione