in piazza
Ora la Costituzione riunisce Pd, M5s e Avs: tutti a Bologna per l'Anpi
I leader del centrosinistra cercano la propria “Canzone” nella piazza intitolata a Lucio Dalla e nella città del federatore d'antan Prodi. Tutti tranne Renzi e Calenda, che declinano l'invito
Bologna. Non è ancora scesa la sera sulla piazza che porta il nome di Lucio Dalla e che ospita il palco della festa Anpi dove saliranno, in nome della Resistenza e della Costituzione (da difendere dagli assalti della maggioranza, vedi alla voce premierato e autonomia differenziata), i leader dell'opposizione in versione e tentativo di campo largo ma non larghissimo: l'Anpi ha chiamato tutti, dice il presidente Gianfranco Pagliarulo, ma Matteo Renzi, con Italia Viva, non ha raccolto. Né è parso intenzionato l'altro invitato e convitato di pietra Carlo Calenda, anche se a un certo punto si annuncia la presenza di una rappresentanza locale di Azione. Ma non importa, quel che importa è quello che ci si vede, nella serata bolognese, e c'è chi già s'immagina una riedizione allargata della famosa foto di Vasto – correvano i tempi di Pierluigi Bersani, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, un'era geologico-politica fa – solo che sul palco stavolta salirà la segretaria Pd Elly Schlein a fianco del leader M5s Giuseppe Conte e ai dioscuri di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, dopo la batosta europea per Conte, il successone europeo da 6 per cento dei rossoverdi e il rilancio anche via amministrative di Schlein. Il tutto simbolicamente a Bologna, la città del Mulino e di Romano Prodi, federatore d'antan e per antonomasia, e città dove un tempo si sognavano meravigliosi mondi di fronte alle piazze piene di cosiddette “sardine”, movimento acefalo a sostegno al Pd: la società civile si è svegliata, si diceva ottimisti alla vigilia delle Regionali 2020 in cui venne rieletto governatore Stefano Bonaccini, poco prima che la pandemia si abbattesse sulle speranze di più ampio respiro.
Anche oggi qualcuno fa conti e sogni sugli allargamenti verso il centro della sinistra e verso la sinistra-sinistra (ci sono alla festa Anpi Più Europa, con Riccardo Magi, e Rifondazione, con Maurizio Acerbo). E dunque, prima ancora che in piazza arrivino i convenuti, il miraggio pare farsi realtà per interposto paese, nelle parole del neo-eurodeputato e governatore uscente Bonaccini in persona che, intervistato da Repubblica, dice, guardando alla Francia perché l'Italia intenda, che il voto d'Oltralpe dimostra che “un'alternativa è possibile”. Alternativa “democratica, progressista e repubblicana”, nonostante “la forte affermazione del Rassemblement National”: una lezione per noi eterni litigiosi, è il concetto. E la serata di Bologna – dal titolo evocativo di “Noi siamo Costituzione”, incontro che vorrebbe tendere una cima e forse regalare un nuovo girotondo all'opposizione sballottata tra i flutti destrorsi (ci prova, da mesi, anche la chat e gruppo Facebook “25 aprile” dell'editorialista Massimo Giannini) – cade al momento giusto, cioè al termine della giornata conclusiva della festa Anpi in cui già si è levato il grido di difesa della democrazia e della libertà di stampa, dopo le polemiche sui commenti meloniani all'inchiesta di Fanpage, quella che ha messo in luce la presenza di pulsioni antisemite e nostalgiche all'interno di Gioventù nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia. E si spera dunque, nella città di Romano Prodi e nella piazza che omaggia il nume tutelare Lucio, di trovare la canzone che porti tutti di qua, per parafrasare un testo indimenticabile di Dalla, e di fare il miracolo ogni volta evocato dall'ex premier e padre dell'Ulivo – colui che non ha mai smesso di esortare i litigiosi a “mettersi d'accordo per vincere”, come ha ripetuto qualche mese fa. Si tenta quindi, tra i portici e la Bolognina, una sorta di prova generale d'intesa, senza papi stranieri o federatori (cui pur si pensa, pur non citandoli o mostrandoli), con la parola “Costituzione” a far da collante, come altre volte è stato in passato, contro Silvio Berlusconi o contro Matteo Renzi, per vedere l'effetto che fa. Ancora una volta o una volta per tutte non si sa.