Il sindaco di Treviso Mario Conte - foto via Facebook

L'intervista

"Mussolini e Matteotti cittadini onorari di Treviso: nessuna contraddizione", spiega il sindaco Conte

Francesco Gottardi

Il comune veneto conferisce il riconoscimento alla vittima, nello stesso giorno in cui decide di non revocare quello al carnefice. "Cortocircuito? No, studiamo il passato per non ripeterlo", dice al Foglio il sindaco leghista "e antifascista". Dialogo su un tema che scotta

A leggere i titoloni sui giornali è un gran cortocircuito. Forse lo è davvero, o forse no. Treviso: conferita la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti, contestualmente non viene revocata quella a Mussolini. Discussa nello stesso giorno, su istanza delle opposizioni, durante la stessa seduta del Consiglio comunale. Caso più unico che raro. E dunque non sembra uscirne benissimo, Treviso. Né la destra in generale, in questi giorni di nostalgici imbarazzi. E però non ci sta il sindaco Mario Conte: leghista governista alla Zaia e alla Fedriga (vade retro Vannacci). “Leghista antifascista”, ci tiene a dire lui. Si è battuto in prima persona per l’onorificenza alla vittima, ha voluto mantenere quella al carnefice. “Perché non si è antifascisti quando si cancella, ma quando si costruisce una società migliore”, ha spiegato via social. E siccome la vicenda offre interessanti spunti di riflessione, vale la pena parlarne meglio.
 

“Premesso che ho lasciato la discussione in capo ai gruppi consiliari. Va innanzitutto chiarita una cosa: la richiesta di togliere la cittadinanza a Mussolini è una mera provocazione", dice il sindaco al Foglio. La proposta di darla a Matteotti invece nasce da un percorso importante di analisi storico-scientifica e conoscenza comune: l’abbiamo tracciato insieme all’Anpi e all’Istresco (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana, ndr). La maturità di questa scelta riflette la volontà di un cambiamento culturale importante. Mentre la delibera nei confronti di Mussolini risale a cent’anni fa: un errore grave da parte della gente dell’epoca, ma che comunque fa parte della storia della città”.
 


Si figuri, noi siamo i primi oppositori di ogni cancel culture. La situazione però è più delicata: si tratta di Mussolini, in nome del quale è reato ricostituire un partito.

Le motivazioni che ci hanno spinto a votare no alla revoca (tre consiglieri di centrodestra erano assenti per protesta, ndr) non sono politiche o di stima nei confronti della persona”.
 

Ci mancherebbe altro.

Ma cancellare la storia per noi è sbagliato a prescindere. C’è una via della città intitolata al generale Cadorna, figura discussissima: cosa dovremmo fare?”.
 

Un conto è una figura discussa, un conto è Benito Mussolini.

Però ce ne accorgiamo cent’anni dopo?”.
 

Non c’è dubbio: le passate amministrazioni di centrosinistra avevano tutto il tempo per deliberare o alzare la voce in proposito.

E sapete perché non l’hanno fatto? Mi hanno risposto così: non era nei nostri programmi, la revoca del riconoscimento a Mussolini, avevamo altre priorità. Allora questa è pura strumentalizzazione politica. Non voglio stare a questo gioco. Preferisco rispondere con la cittadinanza a Matteotti, facendo tesoro di quell’errore storico per evitare che i nostri giovani ricadano in quegli stessi errori. E tra l’altro anche noi: oggi il fascismo si può manifestare in mille altri modi”.
 

Chiedere a un certo generale: fa piacere sentire un sindaco della Lega parlare così. E lasciamo perdere la pochezza, la zizzania di certa sinistra. Il punto è un altro: cosa significa oggi cittadinanza onoraria? Se è stata conferita a Matteotti, ne consegue che ha ancora un valore.

Assolutamente sì”.
 

E però così si rischia il paradosso, sindaco: se ha valore, ce l’ha anche quella di Mussolini.

Si può dare questa chiave di lettura. Io invece ritengo che il paletto lo abbiamo messo onorando Matteotti. E che questa sia una grande opportunità per studiare la storia del nostro paese e della nostra città. La mia amministrazione ha voluto riconoscere e omaggiare quelli che furono i campi di concentramento sul territorio, ricordando una caserma usata per i deportati. Ogni anno commemoriamo l’eccidio. Il nostro messaggio è che oggi, nel 2024, la coscienza civica di Treviso si ispira a Matteotti. L’avevo ribadito anche il 25 aprile, dichiarandomi apertamente antifascista e prendendo l’Onorevole come esempio per il presente e il futuro della nostra comunità”.
 

Questo è importante. E ripetiamo: fa piacere sentirlo da un sindaco di centrodestra. Anzi, da qualunque sindaco.

Possiamo anche cancellare l’onorificenza, ma non cancelleremo mai quella pagina buia: non si tolga l’opportunità di studiarla”.
 

Forse però è proprio questo l’equivoco: più che rimozione della storia, sarebbe il dissociarsi da una connotazione qualitativa. ‘B.M., cittadino onorario’.

Fa parte di quel periodo che noi vogliamo ricordare drammaticamente. Non credo che l’antifascismo si dimostri con un colpo di penna o una delibera. Ma come ho già detto, nell’approccio alla libertà che si ha”.
 

Conta la sostanza. Però questa non è solo forma: tre anni fa Edith Bruck, poetessa ungherese testimone della Shoah, rifiutò la cittadinanza onoraria da parte del comune di Anzio scoprendo che l’avrebbe condivisa con Mussolini. Lo stesso vale per un altro centinaio di comuni italiani.

Ci sono sindaci di centrosinistra, a tutte le latitudini, che hanno condiviso anche in passato questo mio modo di vedere la storia”.
 

Ma infatti, più che un dibattito ideologico, ci vorrebbe una riflessione sociale collettiva. C’è un confine sottile tra cancellare la storia e superarne i sintomi: perché allora – deliberata provocazione – non esistono più la Gioventù del Littorio o chissà quanti altri retaggi del fascismo?

Allora ogni sindaco che arriva dovrebbe rimettere in discussione ogni atto, ogni angolo di toponomastica: se eliminassimo tutto ciò che richiama al Ventennio, ci vorrebbe un’azienda di demolizioni. Per esempio, con i fondi del Pnrr sto riqualificando una biblioteca che si chiamava proprio ex Gil (Giovani italiani littori). Un edificio che ha tutte le connotazioni architettoniche del regime”.
 

E forse per questo non disturba più: fa parte della storia in quanto pietra. Nessuno si sognerebbe mai di costruirne di simili oggi. Invece la cittadinanza onoraria resta uno strumento attuale, attivo.

Allora che facciano una legge nazionale che obblighi tutti a togliere la cittadinanza a Mussolini”.
 

Ecco. Un appunto per il governo Meloni.

Se giustamente viene ritenuto a livello paese un riconoscimento indegno, non resta che dare indicazione a tutti i comuni di rimuoverla. Ma la discussione resta fine a sé stessa: se della storia fai tesoro può diventare un momento di crescita, anche nelle sue pagine più buie. È vero che ora a Treviso la vittima ha la stessa onorificenza del carnefice. Però il medesimo atto è anche il suo esatto contrario”.
 

Al lettore ogni ulteriore considerazione.