il retroscena

Tutti i numeri del nuovo gruppo europeo di Orbán

Pietro Guastamacchia

Il nuovo gruppo I Patrioti per l’Europa lanciato dal premier ungherese assieme agli alleati cechi e austriaci è “un sogno che si realizza” per Matteo Salvini, spiegano fonti leghiste al Foglio. L'obiettivo è superare Meloni in Ue

Bruxelles. Salvini sogna il super gruppo di Orbán per superare Meloni in Ue. Il nuovo gruppo europeo I Patrioti per l’Europa lanciato dal premier ungherese assieme agli alleati cechi e austriaci è “un sogno che si realizza” per Matteo Salvini, spiegano fonti leghiste al Foglio, che sottolineano come il segretario stia pensando di sciogliere il gruppo Identità e Democrazia per farlo confluire nella nuova formazione. Da Parigi, però, Marine Le Pen ha imposto a tutti il silenzio fino a domenica sera, data dei ballottaggi in Francia, e infatti il gruppo Id ha posticipato la sua riunione costitutiva all’8 luglio. Più che una riunione costitutiva, potrebbe essere la sua ultima riunione.

 

L’architrave del gruppo infatti già scricchiola: i sovranisti austriaci del Fpo infatti hanno abbandonato la nave il giorno stesso dell’annuncio del nuovo gruppo, ed ora fanno sapere di essere pronti a partire anche i portoghesi di Chega. Il leader portoghese Ventura parla infatti di “un’opportunità storica” per creare un grande gruppo parlamentare “espressamente contrario a Ursula von der Leyen”. Sente puzza di bruciato anche Maximilian Krah, l’eurodeputato tedesco eletto con AfD, finito al centro dello scandalo che ha determinato l’espulsione di AfD dal gruppo ID. La nascita del nuovo gruppo I Patrioti, voluta da Viktor Orban, “è la fine del gruppo Identità e Democrazia”, commenta al Foglio dai corridoi dell’Eurocamera. “L’operazione di questo nuovo gruppo è un restyling del gruppo Id pensata da Orbán in accordo con Salvini e Le Pen”, aggiunge Krah. Nervosismo anche in casa Ecr, il gruppo europeo di Giorgia Meloni è infatti riunito in questi giorni ad Agrigento in seduta di terapia collettiva per cercare di capire cosa vogliano i polacchi del PiS e se intendano rimanere nel gruppo conservatore a guida meloniana. 

 

Se si guarda i numeri attualmente Patrioti per l’Europa conta su circa 30 eurodeputati certi, di cui 26 dai tre partiti fondatori: l’ungherese Fidesz di Viktor Orbán, il ceco Ano di Andrej Babiš e l’austriaco Fpo di Herbert Kickl, a cui si aggiungono i due eurodeputati portoghesi di Chega, due eurodeputati indipendenti rumeni e un greco, spiegano fonti parlamentari. Ancora non è superata la soglia dei 7 Paesi minimi di provenienza per la formazione di un gruppo, ma per gli uomini di Orbán è solo questione di giorni prima di altri “arrivi di prima categoria”.

 

Matteo Salvini infatti pensa in grande ed è intenzionato a evitare il lento travaso di eurodeputati da Id a Patrioti per l’Europa, offrendo direttamente di siglare un’intesa per portare tutta Id nella nuova formazione. L’idea è quella di “mantenere il vecchio marchio vivo come partito europeo e come corrente all’interno dei Patrioti per l’Europa”, spiegano fonti interne a Id. Silenzio dai maggiori azionisti come l’olandese Wilders e il fiammingo Annemans, presidente del partito europeo di Identità e democrazia, che si limita a schivare le domande e a rispondere con uno smile al tweet di Orbán sulla sua nuova formazione. Sul progetto, però, pesano ancora due incognite: Morawiecki e Le Pen. L’ex premier polacco è sempre più infastidito dal passo riformista impresso da Meloni alla famiglia conservatrice di Ecr, ma le sue minacce di lasciare il gruppo potrebbero rientrare con l’offerta della guida del partito, ora nelle mani di Meloni.

 

In casa Id, invece, se Salvini ha già le valigie pronte, è impossibile capire cosa farà Marine Le Pen. Molto dipende dai ballottaggi, da cui potrebbe emergere un governo Bardella, portando gli eredi di Jean-Marie Le Pen al governo per la prima volta dal dopoguerra. Un terremoto che potrebbe determinare una svolta governista in stile Meloni per la francese, che invece di spingerla verso Orbán, potrebbe avvicinarla alla premier italiana, incuneando un blocco conservatore italo-francese tra il Ppe e la destra. Un arrocco da due regine, che Orbán aveva già previsto, quando a metà maggio con ironia da macho disse: “Il futuro del nostro progetto è nelle mani di due donne”, facendo intendere che era il motivo per il suo progetto rischiava di non decollare.
 

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