Il colloquio
Lezioni di Dc per Le Pen. Rotondi: “Da Rn sono venuti a chiedermi consigli per una svolta moderata”
L'ultimo erede dello scudo crociato: "Una possibile evoluzione per il Rassemblement National potrebbe essere il popolarismo cattolico. Con Meloni Le Pen rappresenta una destra che ha bisogno di chiarire la propria cultura politica"
“Ancor prima che l’Assemblea nazionale venisse sciolta avevo ricevuto una delegazione ufficiale di altissimo profilo del Rassemblement National. Erano incuriositi dal rapporto tra Meloni e la Dc. Volevano capire. Avere consigli per una svolta centrista, moderata”. Gianfranco Rotondi, in qualità di ultimo erede ufficiale dello scudo crociato, racconta al Foglio di una serie di interlocuzioni con quello che è oramai ufficialmente il primo partito francese. E quindi ce lo dica: Marine Le Pen studia da democristiana? “Partiamo dal principio. La storia democristiana in Francia, con il Mouvement Républicain Populaire (Mrp) si è chiusa molto prima che in Italia. Incontrando la delegazione del Rn ho scoperto che già adesso, a ogni modo, una piccola formazione costola dei democristiani sostiene Le Pen. Il senso del loro interesse è anche capire che sostanza dare a dei consensi che non rappresentano più, oramai, solo la destra nazionalista”. Da qui l’intenzione di capire come parlare a fasce sempre più moderate di elettorato. “Io credo che analizzando il vento che ha premiato Meloni in Italia e Le Pen in Francia si possa dire che è l’elettorato che fa il prodotto”, analizza Rotondi, eletto alla Camera alle elezioni politiche tra le file di Fratelli d’Italia. “Il colpo d’occhio dal satellite del voto per Le Pen e Meloni è chiaramente l’elettorato centrista. Perché non superi il 30 per cento se non peschi in quel bacino elettorale. In Italia lo ha certificato anche una serie di studi della Fondazione De Gasperi: circa il 35 per cento di chi è cresciuto quando ancora c’era la Dc ha votato Meloni alle ultime elezioni. Questo nonostante la destra italiana fatichi ancora a dirsi democristiana”.
Ecco che quindi, in ragione anche di una crescita elettorale, ma anche di un tentativo di rendersi più “presentabili” all’elettorato, Le Pen e i suoi si sono rivolti a una delle personalità più esperte e navigate della politica italiana. “Ogni formazione che si opponga alla sinistra alla fine ha questi snodi, questi bivi, che non può eludere. Se la destra smette di essere nazionalista ha due possibili approdi: una destra liberale o una destra più popolare. Un po’ il dilemma di Forza Italia, che ha cercato di essere tutt’e due. Ecco, io credo che per Le Pen sia più complicato presentarsi come una destra liberale, perché si creerebbe una confusione con il macronismo”, riflette ancora Rotondi. “Per questo un’evoluzione più coerente potrebbe esserci attraverso il recupero del pensiero sociale cristiano. Penso ad autori come Jacques Maritain. Non dimentichiamoci che la stessa Le Pen viene da una regione cattolica. Il pensiero popolare è uno sbocco per una destra che sta cercando di cambiare pelle. E questo passaggio potrebbe avvenire in maniera ancor più rapida in Francia rispetto all’Italia. Questo perché in Francia il richiamo al popolarismo non crea allarmi. Mentre, come detto, da noi la seconda Repubblica è nata come un riflesso anti-democristiano”.
Secondo l’ex ministro berlusconiano, peraltro, anche qui, sebbene fatichi a richiamarsi allo scudo crociato, “la destra cammina in quel solco. Non è un caso che il dialogo con le parti sociali, il rapporto con la Coldiretti di questo governo, ricordino molto quel che avveniva con la Dc. Persino nel Movimento sociale, attraverso il pensiero di Pino Rauti, c’era una sinistra sociale. Non capisco perché non lo si voglia ammettere”. Questo tenendo sempre presente, dice ancora l’ex diccì, che “la cultura non è semplice affabulazione, ma costituisce le radici di un movimento politico. Credo che questa nuova destra europea che si affaccia sul continente ancora non abbia capito qual è la sua cultura politica. Perché se non si è più fascisti bisogna saper rispondere alla domanda: ma allora cosa siamo?”. Proprio per favorire questo tipo di risposte, l’onorevole si è messo a disposizione della delegazione d’Oltralpe, l’inizio di un percorso che nei mesi a venire potrebbe portare alla partecipazione di Marine Le Pen a eventi della vecchia Dc. Magari con un partito già alla guida del paese, con Jordan Bardella come primo ministro in pectore. Chissà. “Stiamo lavorando su delle coordinate comuni”, spiega ancora Rotondi. “Se mi confermano la disponibilità a intervenire ai nostri eventi, a partire dalla stessa Le Pen, è senz’altro un passo significativo. Del resto il nostro obiettivo è proprio l’evoluzione della destra in senso popolare”.