l'intervista
Picierno (Pd): “Un fronte popolare anche in Italia? No a soluzioni emergenziali e ambigue”
L'europarlamentare dem: "Quell'alleanza in Francia funziona in una logica elettorale, noi abbiamo bisogno di un progetto condiviso. Ma per un'alleanze ci sono linee rosse da non separare: a partire dalla difesa dell'Ucraina e dalla lotta all'antisemitismo"
“Le alleanze sono un mezzo, non un fine. In Italia l’alternativa c’è già e si chiama Partito Democratico. Replicare il blocco repubblicano francese anche in Italia? Quella è una soluzione emergenziale per cercare di ricacciare indietro una destra fascista, eversiva, filoputiniana che nasce in un sistema politico maggioritario e presidenziale molto distante dal nostro”. La vicepresidente uscente del Parlamento europeo Pina Picierno legge così quanto sta avvenendo in Francia dove il Fronte Popolare e Ensemble stanno sperimentando un patto di desistenza per arginare il RN. “Anzitutto, anche in Francia, una scelta elettorale eccezionale non vuol dire che si riesca poi a governare insieme. Perché non so coma facciano a stare insieme Melenchon e i liberali di Macron”, analizza Picierno col Foglio. “E poi la situazione francese è molto diversa da quella italiana. C’è un sistema elettorale diverso, un presidenzialismo che fa divenire le elezioni legislative un corollario di una scelta più profonda. E’ chiaro che cercare di stare insieme ha la sua giustificazione e credo che la partita sia aperta”. Per questo, nell’analisi dell’europarlamentare del Pd, fa capolino una considerazione più cauta: “Costruire delle alleanze è cosa sempre possibile e necessaria. Abbiamo visto esperienze di successo del campo largo, per esempio a Napoli. Ma queste alleanze non possono essere dettate da logiche emergenziali perché alla lunga implodono dentro contraddizioni identitarie e quel punto la destra torna più forte di prima. Il governo Prodi cadde proprio perché non si aveva condivisione rispetto agli obiettivi”. E invece, secondo l’esponente dem, “un’alleanza tra forze progressiste è una strada percorribile ma, come ci ha spiegato Veltroni, dipende da cosa ci semini, cosa vuoi farci germogliare. E’ un tema che investe anzitutto il metodo, che finora non ha sempre funzionato perché ancora non abbiamo scelto un modo per selezionare i candidati comuni. E poi però anche di contenuti, perché è chiaro che ci sono delle linee rosse che per costruire un’alleanza omogenea, seppur con le dovute differenze, non possono essere superate”. A cosa si riferisce? “Alla difesa delle democrazie liberali, a partire dalla difesa dell’Ucraina. Non è solo la difesa di un amico in difficoltà, come dice qualcuno, ma delle regole che ci siamo dati, dello stato di diritto, dei valori in cui tutti ci riconosciamo e che una destra sovranista e putiniana vuole ribaltare. La nostra politica estera è un pezzo consistente del programma elettorale dei nostri partiti. E allora le ambiguità, le diversità di vedute che ci sono per esempio nel M5s, devono essere chiarite. Dobbiamo con maturità costruire un programma comune come i socialisti francesi hanno fatto con gli alleati del Fronte Popolare su Ucraina e antisemitismo”.
Vade retro quindi ogni trionfalismo guardando alla Francia. Credendo che da lì riparta l’alternativa al governo Meloni. Questo perché, riconosce ancora Picierno, “noi e Melenchon siamo diversi. Come Pd siamo un partito unico nel novero dei partiti del socialismo europeo. Siamo l’unione di due diverse culture politiche, mentre Melenchon è tutta un’altra storia”. Non sarebbe meglio per voi guardare al modello laburista di Keir Starmer, che è in odore di vittoria alle elezioni del Regno Unito? “Guardo con molto interesse al suo lavoro, sono convinta che sia stato capace di dare un nuovo slancio alle ragioni del laburismo e del riformismo. Finalmente c’è stato un risveglio grazie a una guida politica seria e affidabile. Anche Starmer ha attraversato il suo deserto fatto di Brexit e populismo”.
L’eurodeputata, rieletta a giugno, a ogni modo riconosce a Elly Schlein di “essersi mossa bene in questa fase: ha tenuto unito il gruppo socialista, anteponendo la visione politica alle legittime richieste per la nostra delegazione che è la più numerosa.”. Questo in opposizione a una premier che, secondo Picierno, è la grande sconfitta del post elezioni europee. “Si è capito che quel che prometteva Meloni in campagna elettorale, ovvero una maggioranza diversa da quella tra popolari e socialisti, era solo propaganda. Così, tra gli imbarazzi di Tajani e gli attacchi di Salvini, ha fatto esplodere tutte le contraddizioni interne alla maggioranza. E in più ha accusato le istituzioni europee di averla messa in disparte, di averla isolata. Ma la realtà è che è il suo antieuropeismo ad averla messa in quella posizione. E certo anche all’interno dei conservatori, con il nuovo gruppo formato Orban che rischia di portagli via i polacchi del Pis, potrebbe essere ancora più in difficoltà”.