Il racconto

Lollobrigida riprova ad aggirare i rilievi del Colle sul dl Agricoltura. Altro stop

Carmelo Caruso

I relatori di maggioranza provano a reinserire con alcuni emendamenti le misure bocciate in prima battuta dal Quirinale, ma sono costretti a stralciarli ancora

Da oggi si dirà: “Lollo chi molla”. Abbiamo un ministro dell’Agricoltura che ha scambiato il presidente Mattarella per il nonno petulante, le sue osservazioni per predichette. A Lollobrigida non è bastato che la sua opera omnia, il dl Agricoltura, venisse fermata dal Quirinale. Ci ha riprovato. Non c’erano i requisiti d’urgenza, il provvedimento era un fritto misto. Era maggio. Gli uffici del ministero riscrivono la legge ma le parti espunte vengono conservate, ripresentate sotto forma di emendamenti. E’ la classica operazione levamo e rimettemo. Al  Colle se ne accorgono. Gli emendamenti vengono stralciati. Lollo? Molla. 

Il decreto simbolo di questa ultima campagna elettorale era il suo, il dl Agricoltura, il dl Lollobrigida. Era un dl geneticamente alterato. I giureconsulti della maggioranza, FdI, Lega, hanno impilato perfino una norma sui balneari, norma dichiarata improponibile. Il decreto è al Senato e sta per essere convertito in queste ore, ma il non detto è che arriva ripulito per ben due volte. Il 10 maggio, e la notizia viene anticipata dal Foglio, il decreto  subisce un arresto perché per gli uffici legislativi del Quirinale non presenta le caratteristiche d’urgenza. Degli interventi sono inammissibili, incoerenti con la materia. Può accadere che un ministero ci provi, da scemi è però riprovarci dopo essere stati ammoniti. Le parti che hanno sollevato i primi rilievi del Quirinale riguardavano l’installazione dei pannelli solari nei campi agricoli, lo spostamento di un corpo dei carabinieri dal ministero dell’Ambiente all’Agricoltura.

Un altro passaggio della legge, il più controverso, riguardava il passaggio di una società, la Sin (Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura) all’Agea (Agenzia per erogazioni in Agricoltura). Quest’ultimo trasferimento sta particolarmente a cuore al ministero che ha commissariato Agea e rinominato i vertici. Dopo la prima bocciatura del dl si pensa che basti togliere quei passaggi per poi inserirli sotto forma di emendamenti attraverso i due relatori di maggioranza. I due relatori sono Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura al Senato, di FdI, e il suo vice, Giorgio Bergesio, della Lega. La vita di Lollobrigida si sa che è la “Lollovita”. Cambia dirigenti come cravatte e ha tutte le risorse che desidera. I milioni, con lui, ballano. Si prendono trenta milioni dal distretto del cibo e si spostano sul dossier xylella. Si spostano come se fossero melanzane. Per l’ippica si confezionano ben sette emendamenti a favore. Al ministero dell’Economia avvisano: “Guardate che questi emendamenti vengono poi cassati in commissione Bilancio. Facciamo una brutta figura. Non ci sono le coperture”.

La Lega scatenata, quella che in Europa ha riverniciato il marchio dei punkofasci (il vecchio gruppo si chiamava Id, il nuovo con Orbán, “Patrioti”) presenta un emendamento per riavere le quote Latte, la sua vecchia battaglia. Sono pecette espunte che De Carlo e Bergesio incollano nuovamente prima del momento fatale, del “ritiriamo tutto e riscriviamo ancora. Forza, forza”. Il dl è al Senato per la conversione e pochi giorni fa, De Carlo e Bergesio vengono chiamati d’urgenza. Si crede ingenuamente che il Quirinale questa volta possa chiudere gli occhi. E invece li sgrana. Il capo del legislativo di Lollobrigida spiega che ci sono emendamenti di maggioranza che vanno ritirati, e subito. De Carlo e Bergesio si chiedono perché e al ministero rispondono: “C’è un terzo giocatore in campo”. Intendono il Quirinale che tutto sorveglia. Gli emendamenti ritirati sono il 5.89 (una deroga per l’assicurazione dei veicoli agricoli) il 10.12 (un emendamento sulla caccia) il 10.0.029 (emendamento sull’ippica). Altri due vengono riscritti di fretta, ancora. Uno è il 5.91, l’emendamento sulla cessione di energia di impianti fotovoltaici. L’altro è il 10.11, altro emendamento sulla caccia. Anche l’emendamento che riguarda il passaggio del Sin ad Agea viene riformulato. Se ne accorgono tutti, se ne accorge Silvio Franceschelli, senatore del Pd, sindaco di Montalcino, che semplifica in toscano: “Io lo chiamo il dl ribollita.

Era nato come un dl Agricoltura, poi si è trasformato in un dl veicolo, il veicolo di ogni rivendicazione dei partiti, infine, in fase emendativa, ha preso la forma di un dl omnibus”. Se ne accorge anche l’Associazione nazionale allevatori cavalli e galoppo che in una nota fa sapere di “apprendere con stupore lo stralcio degli emendamenti a favore del comparto ippico, il mancato via libera all’applicazione dell’Iva sui puledri”. E presto si vedrà quante altre categorie lamenteranno lo stralcio di qualche agevolazione, altra promessa. L’errore sarebbe infierire sul dandy Lollobrigida. Sergio Mattarella lo ha preso a cuore. Lo segue passo, passo, insieme ai compagni di commissione, la classe terza C di governo. Il prossimo decreto di Lollobrigida non potrà che essere un capolavoro: il decreto maturità.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio