Il colloquio
Quartapelle: “Ecco il Laboratorio Rabin, contro l'antisemitismo a sinistra”
La deputata del Pd, tra gli animatori del nuovo progetto: "Nasce per contrastare stereotipi e pregiudizi su Israele, che ha una storia socialista"
“L’obiettivo di questo nuovo progetto è contrastare l’ignoranza, la mancanza di informazioni corrette su Israele, e in particolar modo l’antisemitismo e l’antisionismo, che sono sempre più due facce della stessa medaglia. E lo facciamo a partire dal nostro campo, dalla sinistra, perché anche da qui abbiamo sentito sciocchezze nel corso di questi mesi, a partire dal 7 ottobre in poi”. La deputata del Pd Lia Quartapelle ieri ha presentato alla Camera il “Laboratorio Rabin”, “un’iniziativa culturale di formazione che nasce dall’esperienza di ‘Sinistra per Israele’ ma è più ampia. Ha a che fare con mondi diversi della cultura sia in Italia che in Israele”, racconta Quartapelle al Foglio. Ad animare questo nuovo progetto ci sono, tra gli altri, anche il consigliere della Corte Costituzionale Massimiliano Boni, specializzato in studi ebraici. Simone Oggionni, storico dell’economia e tra i fondatori di Articolo Uno. E Alessandra Tarquini, ordinaria di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Che ieri, a Montecitorio, ha spiegato i risvolti e le necessità di un lavoro di diffusione di informazioni quanto mai importante da realizzare soprattutto nelle università, sbilanciate in una narrazione unicamente pro Palestina. Questo perché oramai “una parte importante di studenti e docenti, condividendo lo slogan ‘Palestina libera dal Giordano al Mediterraneo’, considera la nascita di Israele come una catastrofe”, ha spiegato la docente.
In questo periodo storico, sostiene Quartapelle, “dobbiamo far fronte a un antisemitismo di destra e a un antisemitismo di sinistra. Noi che però siamo di sinistra cerchiamo di combattere queste derive a partire dal nostro campo, mentre dall’altro lato è come se avessero rimosso qualsiasi tipo di analisi, non riconoscendo le radici antisemite che evidentemente non riescono ancora a recidere. Lo ha fatto anche un ministro che per sua natura è un tecnico, un prefetto come Piantedosi”. E allora ecco che, analizza ancora la parlamentare del Pd, “nel campo della sinistra va ricordato come Israele abbia una storia socialista, di resistenza, di patriottismo. Questo magari i più giovani, che sono cresciuti vedendo solo governi di destra al potere in Israele, lo ignorano. Per questo abbiamo scelto la figura di Yitzhak Rabin, uno straordinario politico di sinistra che ha difeso le ragioni della pace, della difesa di Israele e della convivenza con i palestinesi”. Eppure nel famoso campo largo o fronte popolare che dir si voglia, sebbene ci si sia ritrovati tutti sullo stesso palco, ogni leader offre letture e soluzioni le più disparate possibili al conflitto israelo-palestinese. Forse che il “Laboratorio Rabin” possa riuscire a dare delle coordinate comuni a tutto il campo largo? “Ma io su questo sono meno critica, perché credo che tutte le forze condividano uno sguardo di lungo periodo, che in questo caso è la costruzione del concetto di ‘due popoli e due stati’. Io credo che su questa prospettiva ci sia unità nelle forze di sinistra. O almeno in quelle istituzionalizzate, a prescindere dalla sinistra radicale. Mentre a destra il problema ce l’hanno a partire dal partito di maggioranza”, spiega ancora Quartapelle. E’ anche vero che, però, come abbiamo raccontato sul Foglio, spesso è stata anche la sinistra ufficiale, a partire dalla leadership Schlein, a prestare il fianco a una narrazione ambigua, soprattutto nelle università, dove si è continuato a sdoganare termini come “genocidio”. L’auspicio è che questo nuovo centro studi, a cui aderiscono anche i dem Piero Fassino ed Emanuele Fiano, animatori di “Sinistra per Israele”, riesca almeno in parte a sciogliere certi pregiudizi. “L’antisemitismo, come già detto, va combattuto sia a sinistra che a destra. Noi siamo disposti a fare la nostra parte e a dare il nostro contributo”, conclude allora Quartapelle.