l'intervista
“Il premierato? Sì, se serve alla stabilità. Meloni deve governare a lungo”. Parla Urbano Cairo
Colloquio col patron di La7, alla presentazione dei nuovi palinsesti: "La lettera della premier sui giovani di FdI è bellissima. Di Berlusconi ce n'è uno solo"
A Urbano Cairo piace il premierato, il Faraone vuole stabilità, l’editore di La7 e Corriere tifa perché Meloni faccia le belle riforme. Faraone Cairo, cosa ne pensa del premierato? “Penso che l’Italia abbia bisogno di stabilità”. Meloni dice che il premierato serve a dare stabilità. Approviamo dunque il premierato? “Non ho letto i tecnicismi della riforma ma sono dell’avviso che tutto ciò che garantisce stabilità fa bene all’Italia, anche il premierato. Meloni ha bisogno di governare, di avere una prospettiva di lungo periodo. Deve dedicarsi ai grandi temi come la natalità”. Governerà ancora e ancora? “E’ la premier che ha avuto il miglior risultato in Europa. Ha ragione quando dice che lei è rispettata perché ha una sola faccia. In politica serve avere una sola faccia”.
Lo sa che Pier Silvio Berlusconi, il Berlingueroni di Mediaset, dicono voglia candidarsi in politica? Si dice che il 29 settembre, il giorno della nascita del papà Silvio, il maestro, il suo, Pier Silvio possa annunciare la discesa in campo. E’ pronto? “Silvio è stato un maestro, unico. Ma davvero Pier Silvio si candida?”. Faraone, dicono proprio di sì. Lo fa! “Gli piacerebbe, ma il padre è inarrivabile. In politica bisogna prendere posizione, non essere ondivaghi”. Pier Silvio è ondivago? “Uhm. Un po’ lo è”. E però, c’è la sorella Marina Berlusconi, la cavaliera di Mondadori, che al suo Corriere ha dato l’intervista che fa sognare la sinistra. Spiega che è vicina alla “sinistra di buon senso”. Qual è il senso di quell’intervista? “L’intervista di Marina è l’intervista di un editore ed è sbagliato darle un significato politico, amplificarla”. Al Faraone Cairo piacciono i diritti civili? “Sono sempre stato per le libertà”. Un Faraone ha bisogno di sfide. Cairo non si candida? “Ma come faccio? Impossibile. Ancora questa vecchia domanda? Ho 4.500 dipendenti. Rispondo alle due di notte alle mail”. Una vitaccia. L’Italia ha però bisogno del grande centro del grande imprenditore, il Faraone della stabilità. Dopo Renzi e Calenda serve andare al Cairo? “Calenda e Renzi? Non fatemi parlare”. Parliamone, presidente. “Due tonti. Se ci penso”. E invece Meloni? “Governa”. Insomma, Faraone, Meloni le piace, piace? “Stabilità, stabilità, per fare quelle riforme che l’Italia attende. Anche la legge elettorale dovrebbe essere una legge che dà stabilità”.
Meloni è isolata in Europa? “Non mi pare che sia isolata”. Ha visto i giovani sbrindellati di FdI dell’inchiesta di Fanpage? “Ho letto la lettera di Meloni”. Quella dove dice che non ha tempo da perdere con chi vuole riportare FdI indietro? “Quella”. Giudizio? “Una lettera bellissima. E’ stata brava”. Una lettera di una leader stabile. Giusto? “E’ così”. Faraone, c’è un grande pericolo. Salvini vuole togliere la pubblicità a Mediaset e La7. Preoccupato? “Salvini è uno che a volte le dice”. Le spara? “Eh. Magari è una sua idea”. Salvini, un’idea? Faraone… “Non mi sembra che Salvini abbia fatto un grande risultato alle europee. Diciamo che la proposta della Lega di aumentare il tetto pubblicitario per la Rai è più una schermaglia politica, interna, di governo. Mi sembra un ragionamento confuso”. Non serve per dare qualche soldo in più alla Rai? Non le hanno tagliato il canone? “Il taglio al canone? Una finta rivoluzione. La Rai ha ottenuto 1 miliardo e 800 milioni. La7 meriterebbe una quota di canone”. Faraone, Meloni si lamenta della sua La7, di Piazza Pulita? “Ah, ma i governi si sono sempre lamentati. Noi siamo una tv libera. E’ sempre accaduto. Adesso andiamo a mangiare il riso? Cosa mi farete dire, domani?”. Tutto. Uhf.
Siamo a Milano, all’hotel Principe di Savoia, alla presentazione dei palinsesti di La7, ma spieghiamo al Faraone che ci servono notizie, che siamo venuti solo per lui, e che lo sbarco di Flavio Insinna a La 7 è un colpo, ma che alla direzione del Foglio viene un colpo se titoliamo con Insinna. Faraone, lei da editore del Corriere capisce. Capisce? “Capisco. Avete fatto bene a venire”. Il Cairo se serve vi porta al Cairo, ma in attesa, per altri due anni, vi lascia, e vi regala, Enrico Mentana alla direzione del Tg La7. Ci mescoliamo in questo Grand Cairo Hotel, in mezzo ad arabi panciuti, accappatoi di capra afghana, tappeti kilim, abiti di Stefano Ricci. Ogni anno il Faraone presenta i palinsesti della sua rete all’Hotel Four Seasons ma quest’anno, che è il migliore dei suoi anni a La7 (“abbiamo un utile di centomila . Sapete quanto perdeva La7 ogni anno? Ve lo dico io. Perdeva 100 milioni ogni anno, che significa un miliardo in dieci anni”) il Four Seasons era occupato. Per propiziare il Faraone gli diciamo che un Faraone è un re e che il Savoia è perfetto, meglio delle quattro stagioni. “Dite? Sono contento. E’ stato un grande anno. Grandi numeri”. Marco Castelnuovo, l’ex direttore del Corriere Torino, il sarà maglia rosa, l’uomo che ha la fortuna di lavorare fianco a fianco con il Faraone, dice che Cairo è una calcolatrice umana, “ragiona matematicamente”. Facendo due calcoli ci mancano due ore prima di ripartire e offrire un mezzo titolo al giornale. Angosciati dal giustificare la trasferta a Milano (il Faraone si informa: “Quanto avete pagato di hotel?”) riveliamo a Castelnuovo che di Alessandro Barbero (nel palinsesto del prossimo anno ci sarà pure lui, ancora, cari telespettatori) ce ne importa poco, poco, e che a noi serve il Cairo politico anche se il vero pezzo è il Cairo scaramantico, il Cairo monaceddu. L’organizzazione dell’evento ci racconta che il Faraone ci tiene alla stabilità (ancora?). “No, non solo quella politica. Se un evento va bene una volta, in una sede, il Faraone desidera che si rifaccia sempre nello stesso luogo”.
Ah. Finisce di dirlo che accade che accade. Il presidente si siede, nella sala tutta stucchi e luci di Vienna, ma si accorge che il microfono non funziona. A dire il vero gracchia solo un po’. Ma i Faraoni sapete come sono fatti: “Mi sembra che abbiamo un problema”. Mezza La7 è presa dal panico. Marco Ghigliani, l’ad di La7, per un momento, pensa di finire in Rai con Serena Bortone (“mai trattato con Bortone”, dichiara il Faraone). Andrea Salerno, il direttore de La7 (chiamato anche “Tristezza”, come in Inside Out) sta per chiamare Zoro e la banda di Gazebo per fare portare il karaoke. Il Faraone riprende la parola: “Come dicevamo questo è il migliore anno. La migliore stagione di sempre”. Il microfono gracchia ancora. “Eh, no. Abbiamo un problema. Non funziona”. Si sta per mettere malissimo ma il Faraone, per fortuna, si scioglie, sorride e si placa perché ha Insinna che farà il game show, e che è meglio di Amadeus, e perché Massimo Giletti se n’è juto in Rai e i Faraoni non parlano del passato. Salerno, ora Gioia, ci racconta come ha sedotto il campione Insinna, guardando sempre fisso Cairo, al che, Cairo, consiglia: “E girati, devi spiegarlo a loro. Non a me”. Chi lo spiega? Due biglietti A/R, una notte in hotel, per scrivere di Floris? Faraone, dobbiamo ragionare di politica. “Ancora?”. Dite che mi devo candidare?”. Il partito della stabilità contro tutti i destabilizzatori d’Italia. “Chi sono?”. Faraone, quelli come Salvini. “Vabbè, Salvini è così. Si muove”. Faraone, grazie. Giornata bellissima. Auguri a La7. “Aspettate”. Ci dica, Faraone? “Ma secondo voi Pier Silvio si candida?”.