in europa
Conte entra nella sinistra Ue: non è più un concorrente per Schlein
"Il M5s ci ha abituato a trasformazioni imprevedibili. Ora cerca di ricollocarsi, ma il progetto nazionale di Conte è naufragato". Parlano Panarari e Gigliuto (Istituto Piepoli)
Venezia. Fumata bianca da Bruxelles: il M5s entra nell’eurogruppo The Left. “L’ambivalenza strutturale del M5s non poteva durare in eterno”, spiega Massimiliano Panarari, professore di Sociologia della comunicazione all’Università di Modena e Reggio Emilia. “Soprattutto sul posizionamento in Europa: aderire a un gruppo, trovare ancoraggio politico, serve a dimostrare il radicamento del suo leader a sinistra. Perché oggi il CamaleConte ha esaurito ogni opzione di mimesi. Non gli resta che scegliere o sparire”. La batosta alle urne ha accelerato le tappe. Ma gli indizi dell’avvocato compagno c’erano tutti. “Urgeva una risposta alle tensioni interne al Movimento, mai state così palesi”, l’analisi del politologo. “Gli affondi di Grillo, le fronde Raggi e Di Battista. Più una scommessa persa: farsi leader del vecchio campo largo, sfidando Schlein”. Una disfatta. “Anche rispetto ad Avs. Ed ecco che allora la rivendicata egemonia s’è sgonfiata anche dal punto di vista comunicativo. E ha messo Conte di fronte a una sfida esistenziale: sottrarsi a una problematica stasi con la collocazione in Europa e divincolarsi dagli avversari. Che da Grillo in su vorrebbero metterlo in discussione, tornando al richiamo della foresta. Del neo-populismo puro”.
Mossa rischiosa, anche in termini di consenso. “Oggi Conte e il M5s beneficiano di un fisiologico rimbalzo nei sondaggi”, interviene Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli. “Le europee avevano polarizzato il voto – Meloni contro Schlein – e ora si calmano le acque. Il problema, per Conte, è che il riposizionamento a sinistra difficilmente lo potrà rafforzare nel lungo periodo”. È il prezzo dell’ammucchiata. “Il tema ambientalista è già coperto da Avs. Quello del pacifismo da Avs e Santoro. Nel sociale sta risorgendo il Pd. Una questione però i 5s ce l’avrebbero: il sud. I partiti, quando sono in difficoltà, devono tornare alla base e il Movimento non lo sta ancora facendo. Ha provato a farsi mainstream, in ottica progressista nazionale. Non ha pagato”. Vuoi mettere Salis con l’avvocato cattolico in giacca e cravatta? “L’elettore del M5s è alternativo. E questo M5s non riesce più a essere originale. La più grande conseguenza del suo 10 per cento è aver perso credibilità come terza via. Allora tocca scegliere da che parte stare: necessità strategica, più che svolta ideologica”.
Torniamo così “al CamaleConte all’angolo”, di nuovo Panarari. “Paga caro la Sardegna, tanti errori di valutazione. Il suo magic touch era legato al funambolismo e al consenso personale che lo spingeva dai tempi di Palazzo Chigi: sono durati fin troppo. Ormai il Movimento è diventato un partito come gli altri – ma senza la struttura degli altri – e i suoi elettori più battaglieri si sentono orfani”. Prudenza sul futuro, “perché il M5s ci ha abituato a trasformazioni imprevedibili. Ma il progetto nazionale di Conte è naufragato. La sua parabola esaurita”. Una mimesi talmente perfetta – cosa pubblica, media, istituzioni – che nessuno lo nota più.