Fabio Rampelli (Ansa)

Il colloquio

Rampelli non molla. "Ita-Lufhtansa? L'accordo va migliorato: una quota deve restare all'Italia"

Ruggiero Montenegro

"Lavorerò per questo", dice il colonnello meloniano, vicepresidente della Camera. "I governi precedenti al nostro avevano già venduto Ita. Quando siamo arrivati noi, sui tavoli di Bruxelles la compagnia italiana praticamente non c’era più. Il bis di von der Leyen con i voti di FdI? Chiedete a Meloni"

Presidente, ma cosa ne pensa dell’accordo tra Ita e Lufhthansa? “Che possiamo dire? Ormai... È andata così”. In Transatlantico Fabio Rampelli allarga le braccia. Non è proprio entusiasta di come siano andate le cose, lui che da sempre è stato tra i più critici di questa operazione. Nel 2022, per dire, faceva presente “ai signori della Lufthansa che non siamo sotto il dominio del Reich”. Mercoledì invece è arrivato il via libera definitivo, il vettore italiano passerà progressivamente in mano tedesca. “Mi auguro solo che entro la chiusura definitiva, da qui ai prossimi dieci anni, si possa mantenere una quota italiana”, dice il vicepresidente della Camera, tra i fondatori di Fratelli d’Italia. L’accordo prevede infatti che a partire dal 2025 Lufthansa possa acquisire il 90 per cento di Ita, arrivando poi al 100 per cento entro il 2033.
 

Rampelli però, nei limiti del possibile, proverà a mettersi di traverso. “Io lavorerò per questo”, assicura. Crede che ci siano le condizioni? “Non lo so, ma lo spero”, aggiunge con la convinzione che il trasporto aereo sia un asset strategico per l’Italia e tale debba restare. La posizione del “gabbiano” Rampelli è stata a lungo quella di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. Come mai alla fine l’ultimo passo di questa lunga trattativa è arrivato proprio mentre siete al governo? “Questa scelta non l’abbiamo fatta noi, l’hanno fatta altri, noi ne avremmo fatto una diversa. Non abbiamo avuto grande margine di manovra”. Ce l’ha forse con Mario Draghi? “Dico che i governi precedenti avevano già venduto Ita. Quando siamo arrivati noi, sui tavoli di Bruxelles la compagnia italiana praticamente non c’era più”, ribatte il colonnello meloniano.


Fatto sta che alla fine a Palazzo Chigi (e al ministero dell’Economia) ha prevalso la linea della continuità. Un po’ come con Kkr e Tim? “Non è un dossier di cui mi sono occupato. Posso parlare di Ita e adesso credo sia auspicabile che l’intesa nei prossimi anni venga migliorata”. Comunque, riconosce Rampelli, “Lufhtansa è un’azienda seria, una compagnia molto solida. In questo senso siamo sicuramente di fronte a una prospettiva positiva per i lavoratori”. E non era scontato, considerati certi precedenti. Qualche dubbio in più il vicepresidente a Montecitorio lo nutre invece verso l’Unione europea. “Complessivamente, ma questo va oltre l’affare Ita, mi auguro che nelle relazioni tra gli stati dell’Unione europea la dinamica della libera concorrenza venga esercitata con reciprocità e con rispetto. Altrimenti non è più libera concorrenza, non si tratta di dinamiche di mercato, ma diventa solo un modo per approfittarsi delle difficoltà economiche di un altro paese”, spiega Rampelli.  Si riferisce a qualcosa in particolare? “Mi riferisco non solo alle aziende, ma anche a certe nostre eccellenze, ai monumenti, agli arenili o alle centrali elettriche, che sono state oggetto della recente campagna elettorale”. Un messaggio ai naviganti, in Italia e in Europa. La stessa Europa che tra poco sarà chiamata, attraverso il suo Parlamento, a esprimersi sul bis di Ursula von der Leyen.
 

In questo quadro la cessione di Ita rappresenta un ulteriore passo del governo verso l’orizzonte europeista? “Non vedo un grande nesso”, ragiona Rampelli: “È stata un’operazione economica, commerciale e finanziaria. Non altro”. Eppure dopo che la premier si è astenuta in Consiglio europeo, sembra che FdI si prepari a votare von der Leyen con i suoi europarlamentari. È cosi? “Dovreste chiederlo a Meloni, è lei che sta seguendo la trattativa”, si smarca l’esponente di FdI, che pure in passato non è stato mai troppo tenero con la presidente della Commissione.
 

L’ultimo passaggio di questo colloquio Rampelli lo dedica a Gioventù nazionale. Dopo l’inchiesta di Fanpage sono arrivate dichiarazioni nette, seppur un po’ tardive, da parte di Meloni. La questione è definitivamente chiusa? “È stata convocata la commissione di garanzia dei probiviri, il caso sarà attenzionato e sanzionato”, conferma Rampelli. “FdI non ha mai cambiato idea. Abbiamo sempre condannato ogni forma di totalitarismo e antisemitismo. Ma soltanto qui in Italia c’è questa sorta di ansia, sembra che da un momento all’altro qualcuno possa mettere in campo leggi liberticide, nostalgiche, omofobe o razziste. Quando invece scorre tutto liscio come l’olio. Non abbiamo fatto alcun provvedimento restrittivo delle libertà fondamentali, e ci mancherebbe altro”, continua il vicepresidente della Camera. Prima di rivolgersi direttamente alle opposizioni: “Facciano battaglia sul merito e non rievocando fantasmi che non esistono”.