l'intervista
Gori (Pd): “Meglio Starmer di Mélenchon. Anche noi dobbiamo parlare di crescita e sicurezza”
L'europarlamentare dem: "Il nuovo premier britannico ha mantenuto un hardware di sinistra ma integrando l’agenda di governo con alcuni argomenti che la sinistra italiana fatica ancora a fare propri. L'abolizione del reato di abuso d'ufficio? Sono d'accordo con il governo"
“La vittoria di Starmer nel Regno Unito è una buona notizia per la sinistra. Il Partito Laburista che si afferma è un partito solido, che ha una piattaforma di governo credibile. Non ha ecceduto in promesse elettorali mirabolanti. Rappresenta un indirizzo per i progressisti. Ci dice che a vincere è una sinistra che parla a tutti i cittadini, che esce dalla sua zona di confort e non si accontenta di suscitare riflessi identitari”. Per Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo ed europarlamentare del Pd, insomma, dal voto britannico c’è più di una lezione da trarre: “Ogni paese ha le sue specificità, non si tratta di pescare modelli dall’estero. Ma mentre il Nuovo Fronte Popolare in Francia risponde ad un obiettivo tutto difensivo ed emergenziale e ancor di più il ‘patto di desistenza’ tra il Fronte e il partito di Macron, l’esempio britannico è molto più interessante: lì si sono chiesti ‘come facciamo a tornare a vincere e a governare dopo 14 anni?’ Per riuscirci, lo ripete spesso Starmer, hanno messo ‘il Paese al primo posto, e il partito al secondo’, sono partiti dai bisogni dei cittadini – di tutti cittadini, con una particolare attenzione ai ceti popolari e al ceto medio –, hanno elaborato risposte concrete e hanno lavorato per portare dalla propria parte anche elettori che in passato avevano votato per i Conservatori. Questo vuol dire spostarsi al centro? In realtà è quello che fanno tutti i nostri candidati sindaci, ‘costretti’ dalla legge elettorale a superare il 51 per cento dei consensi e, per questo, ad andare ben oltre il perimetro del ‘nostro elettorato’”.
Secondo l’esponente dem, Starmer “ha mantenuto un hardware di sinistra – sanità pubblica efficiente, salari dignitosi, case per tutti – ma ha integrato l’agenda di governo con alcuni argomenti che la sinistra italiana fatica ancora a fare propri: la crescita, la produzione di ricchezza e la sicurezza. Perché mai questi temi devono essere considerati ‘di destra’? La domanda di sicurezza viene dai cittadini più fragili, da chi vive nei quartieri popolari, non certo da chi può pagarsi servizi di vigilanza o guardie del corpo. E la creazione di ricchezza è la condizione per realizzare politiche di redistribuzione e di protezione sociale. Facendoli nostri torneremo a dialogare con pezzi di società che oggi tendono a non votare per noi”. Perché il Pd in questo è ancora carente? “Abbiamo fatto importanti passi in avanti in questa direzione. Negli ultimi mesi Elly Schlein ha posizionato il Pd intorno ad una chiara agenda sociale: salario minimo, rilancio della sanità pubblica e diritto alla casa. E credo che il risultato positivo dell’8 e 9 giugno sia in buona parte dovuto a questa scelta, al fatto d’aver parlato di temi concreti, molto sentiti dai cittadini”, dice Gori. “L’ulteriore passo che dobbiamo fare, a mio avviso, riguarda la postura: da forza di opposizione a forza che si candida credibilmente al governo del Paese”. E questo come lo si fa? “Assumendo, per esempio, nelle nostre proposte, i limiti del bilancio pubblico: chi vuole ambire a governare deve rispettare quella griglia lì, ed essere capace di fare delle scelte”. Forse il guaio è che a certe categorie, soprattutto al ceto produttivo, ancora non riuscite a parlare? “Scontiamo una lunga lontananza e una diffidenza per certi versi giustificata. Ma come possiamo aspirare al governo del paese senza porci come priorità lo sviluppo economico e la competitività delle nostre imprese? Al nord è un tema assolutamente ineludibile. Da lì peraltro deriva la possibilità di accrescere l’occupazione e di migliorare i salari”. Gori riconosce alla segretaria Schlein d’essersi mossa “con buon piglio, in Europa”. Ma da ex sindaco Gori non sfugge ad un tema su cui la pensa diversamente dalla segretaria. “L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è a mio parere un fatto positivo, da anni sollecitato da moltissimi sindaci del Pd. La vaghezza del reato ha fatto sì che centinaia di amministratori siano stati incriminati senza motivo, e – da innocenti – abbiano avuto ingiustamente compromessa la propria reputazione. Su questo penso che il governo abbia fatto la scelta giusta”.