La strategia di Elly
Schlein firma il referendum contro l'Autonomia con Conte e Boschi
"Unire le opposizioni attraverso le battaglie comuni". Durante la direzione del Pd la segretaria traccia la strategia del partito. Bonaccini resterà presidente
Al Nazareno Elly Schlein arriva in ritardo. “Scusate, ma ero con le altre forze politiche, abbiamo appena firmato in Cassazione per il referendum contro l’autonomia”. Accanto a lei davanti al Palazzaccio c’erano Maurizio Landini, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi e anche Maria Elena Boschi. E’ il nuovo fronte popolare italiano? La segretaria cerca di evitare paragoni, ma è evidente che dopo le elezioni europee, con quello che accade in Francia, con i patti di desistenza tra fronte popolare e macroniani, la sua linea “testardamente unitaria” ha acquistato nuovo appeal. “Da noi – dice – non si tratta di erigere insieme un episodico muro contro la destra, o unirsi per motivi contingenti, il lavoro di tessitura dell’alternativa va fatto sui ‘per’ molto prima che sui ‘contro’. Non si parte da formule astratte ma da temi concreti”. La convinzione insomma è che la vera amalgama del campo largo siano le battaglie comuni, combattute sul campo. A partire dalla raccolta firme per il referendum contro l’autonomia che una volta fermata, per via “del cinico baratto interno alla maggioranza”, affosserebbe anche il premierato (sull’argomento la segretaria chiede e riceve un appluaso per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella). Schlein lo dice esplicitamente ai potenziali alleati: “Vediamoci più spesso, facciamo lavorare insieme la nostra gente, mischiamoci sulle battaglie comuni”. Che poi, oltre all’autonomia, sono sempre le stesse: la raccolta firme per il salario minimo, la battaglia sulla sanità pubblica “andando anche a visitare i luoghi di cura”.
Quella della presenza fisica d’altronde sembra essere diventata un’ossessione della segretaria Pd. “Vi chiedo di battere il ferro finché è caldo, di girare i territori, di non fermarci e di stare tra le persone”, ha detto, invitando i dirigenti ad “andare non solo alle feste di partito consolidate ma anche a quelle dei comuni più piccoli, nelle periferie, nei paesi di montagna”. L’esempio lo daranno lei è gli altri esponenti della segreteria: “Faremo un viaggio nel luogo del non voto. Ci impegniamo ad andare nei comuni dove la partecipazione è più bassa. Andremo per capire il ‘perché’ e a raccontare un ‘però’”. Un’iniziativa che si spiega anche con l’analisi che al Nazareno hanno fatto del voto europeo: ottimi risultati nelle città, pessimi nella parte profonda del paese. Sono d’accordo Andrea Orlando e Marco Sarracino, la sinistra del partito. Chiedono “una riforma dell’organizzazione per aumentare la partecipazione”. Mentre Stefano Bonaccini fa sapere che sarà un semplice europarlamentare per continuare a fare il garante dell’unità del partito nel ruolo di presidente. Si respira un certo entusiasmo e la segretaria chiude citando Tina Anselmi: “la politica è organizzare la speranza”.