Simili ma diverse

Giorgia e Marine. Storia di un rapporto mai davvero decollato

Gianluca De Rosa

Nel 2014 era Meloni a inseguire Le Pen, adesso, dopo le elezioni francesi, FdI dice di essere l'unica destra vincente in Europa. E la leadere del Rn è furiosa con la premier italiana che non ha voluto fare un unico grande gruppo sovranista in Europa: "Voterà il bis di Ursula"

“L’unica destra che riesce a vincere in un grande stato europeo è quella di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni leader della coalizione di destra-centro”. E’ toccato a Tommaso Foti, capogruppo di FdI a Montecitorio, commentare  per il partito, e dunque anche per Meloni, l’esito delle elezioni francesi. Un ceffone a Le Pen che sa di preludio. Meloni non entrerà nel nuovo gruppo europeo della francese, Orbán e Salvini. Cosa farà, attraverso la sua pattuglia di europarlamentari, quando si tratterà di votare o no il bis europeo di Ursula von der Leyen? A marzo Le Pen  aveva fatto una previsione: “Meloni voterà per il bis  e cosi contribuirà ad aggravare le politiche per cui tanto soffrono i popoli d’Europa”. 


Patriottisimo, lotta all’immigrazione, identità. Quello tra Meloni e Le Pen è un rapporto di vicinanza che non ha però mai portato le due a toccarsi davvero. Una altissima, l’altra “nana” per autodefinizione. Una figlia di Jean Marie Le Pen, in grado di pensionare l’ingombrante padre, ma con pur  sempre un destino inciso nel cognome. L’altra, “io sono Giorgia”, anche lei in grado di rinnegare il padre,  si racconta come l’underdog arrivata dalla Garbatella a Palazzo Chigi. Una fieramente laica, l’altra “madre e cristana”. Quando s’incontrarono nello studio televisivo di Giovanni Floris, era il 21 gennaio del 2015, a osservarle mentre scattavano un selfie c’era Massimo D’Alema. “Ma chi era quel comunista?”, chiese la gigantessa Marine alla piccoletta Giorgia a fine puntata. All’epoca le bionde del sovranismo euroepeo si stavano annusando. A cercare convergenze era soprattutto l’attuale premier. Alle elezioni europee del 2014 il Front national aveva preso il 24,9 per cento, diventando  il primo partito di Francia. Un modello per i sovranisti di tutta Europa. E non a caso quella sera a corteggiare Le Pen non c’era solo Meloni. A via Veneto a cena con le due e Ignazio La Russa  c’era anche Matteo Salvini. Una competizione tutta interna a Lega e FdI per diventare i “migliori amici” di Marine. “Salvini – diceva all’epoca Foti – non ha neanche un decimo del nazionalismo che ha la Le Pen. Non dimentichiamoci che suo padre chiese in prestito il simbolo della fiamma tricolore al nostro Almirante”. Eppure anche in quel racconto c’era qualcosa che non tornava. Il Front Nazional  era snobbato da  Almirante che, nel suo tentativo di creare un eurodestra alle europee del 1978, scelse come interlocutori gli uomini del Parti des Forces Nouvelles, i diretti concorrenti di Jean Marie. I sovranisti comunque s’incontravano nelle vie della dolce vita, mentre poco lontano, qualche giorno prima, Silvio Berlusconi aveva incontrato Matteo Renzi a largo del Nazareno, per siglare l’omonimo patto che per una  parentesi spaccò il centrodestra. Era insomma, un’era politica fa.

 

Il primo incontro ufficiale tra Le Pen e Meloni era avvenuto un anno prima. Il 2 aprile del 2014 in vista delle elezioni europee. FdI, partito con soli due anni di vita e percentuali ancora da prefisso telefonico, cercava alleanze. Meloni era volata a Bruxelles  per proporre a Marine di fare fronte comune “contro l’Europa della finanza”. Le cose saltarono: FdI si fermò al 3,7 per cento, qualche decimale sotto la soglia di sbarramento, rendendo più facile la ricerca di alleanza di Salvini. Fu però poi Meloni, cinque anni più tardi, a rompere con Le Pen e scegliere per l’ingresso in Europa di FdI il gruppo dei conservatori. In un’intervista a Panorama nel febbraio del 2019  spiegava: “Tra me e la Le Pen c’è un rapporto personale, ma la nostra collocazione adesso è in un’alleanza che vuole pesare e decidere a Bruxelles”. Un anticipo di ciò che accade oggi. Non solo. Meloni si è alleata poi con Eric Zemmour, il fondatore di Reconquete, per qualche tempo avversario a destra di Le Pen, in grado di portare la sorellastra, Marion Maréchal, tra le sue fila. Sorella di Marine certo, ma anche moglie di Vincenzo Sofo, ideologo della Lega sovranista, passato in FdI e regista dell’ingresso di Zemmour tra i conservatori europei. Nonostante ciò, un anno fa Le Pen è tornata a corteggiare a sua volta Meloni nel frattempo riuscita in Italia a fare quello che a lei non è mai riuscito Oltralpe: diventare capo del governo. “Con Giorgia ciò che ci divide è secondario rispetto a ciò che ci unisce, possiamo fare un gruppo unico in Ue”. La risposta l’ha data  ieri il senatore di FdI Marco Scurria:”Se Giorgia avesse voluto essere la leader dell’estrema destra saremmo stati già 5 anni fa con Le Pen”. E se Meloni somigliasse più a Ursula?
 

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