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l'intervista

“Macron? Machiavellico. Il riformismo fa ancora la differenza”. Parla Renzi

Francesco Gottardi

“Il presidente francese non aveva scelta. Il vero azzardo era la tempistica ma ora il segnale è che ancora si vince col riformismo”, dice il leader di Italia Viva

Venezia. La Francia s’è svegliata a sinistra. “Ma soprattutto al centro”, dice al Foglio Matteo Renzi. “Soltanto grazie al blocco riformista si può fermare la destra: lo hanno capito a Londra, lo hanno capito a Parigi”. A Roma, invece? “Speriamo di farne tesoro. Il messaggio di queste elezioni è chiaro”. Euforia da rimonta, da colpo di scena terzopolista. “Tutti quelli che facevano i necrologi a Macron oggi si devono ricredere. Se ho parlato con lui? Figuriamoci, con tutto quel che ha da fare. Il punto è che sta al governo da sette anni: mantenere tanto consenso così a lungo non è banale. Ed è un’operazione machiavellica. Nel senso più positivo del termine”. 

Una di quelle mosse che piacciono a Matteo Renzi. “Macron non aveva alternativa, checché ne dicano gli analisti nostrani alla Travaglio”, dice l’ex presidente del Consiglio. “Avrebbe forse potuto attendere e sciogliere l’assemblea più avanti. Ma in ogni caso il governo sarebbe caduto a settembre. Il vero azzardo era la tempistica, alla fine ha avuto ragione lui: Ensemble non avrà forse la maggioranza di prima, difficile dire come si chiudere questa partita, ma l’indiscutibile sconfitta è Le Pen”. Scommessa azzeccata. “Alla vigilia dell’esito elettorale si era pronti a dare a Macron del genio o del bollito: diciamo che ora l’ago della bilancia pende chiaramente in una direzione. Dunque chapeau. La questione però è duplice”. Da un lato il machiavellismo, appunto, “cioè l’utilizzo di tattiche parlamentari a vantaggio delle proprie idee politiche. Lo ha fatto Sanchez, lo ha fatto Starmer, lo ha fatto Macron”. Renzi non si autocita. Lo incalziamo noi. “L’assunto è sempre lo stesso: vince chi sa occupare il centro, in base alle regole del gioco di ciascun paese. E questo può voler dire la grande coalizione schierata in Francia, oppure una crisi di governo innescata al momento giusto”. La mossa del cavallo, dal Conte bis a Draghi. “All’epoca avevamo rischiato profondamente, come Emmanuel oggi. E’ così che si fa politica”.

L’altro tema, “ancora più importante”, continua Renzi, “è la visione più ampia della storia. Perché l’esperienza macroniana può funzionare soltanto in un modello di semipresidenzialismo e doppio turno.  Farei a cambio col nostro domattina. Ma a livello internazionale, il centro quando è riformista fa la differenza. Sempre. A prescindere dai sistemi elettorali. Appunti per l’Italia”. Vale anche il contrario, stando al naufragio del nostro centro alle ultime europee. Se l’esperimento francese è puro risultatismo, whatever it takes contro le destre, il teatrino dell’ex Terzo polo cos’è? Egoismo spurio? “Macron ha fatto politica pragmatica. Dividersi per antipatia personale come ha fatto Azione è l’esatto opposto: infantilismo ideologico. La frase più bella di questa campagna elettorale l’ha detta Glucksmann, un socialista: ‘Comportiamoci da adulti’. Spero che inizino a farlo tutti, di fronte al governo Meloni”. Il rimbalzo delle colpe non aiuta. Ha stancato. “Però dire che hanno sbagliato tutti allo stesso modo è un ragionamento da populisti. E’ Calenda che ha scientificamente cercato di distruggere quest’area perché immaginava di interpretarla da solo. Io ho preso 210mila voti, lui 90mila. Qualcosa vorrà pur dire”. Date a Carlo quel che è di Carlo, ribadisce il leader di Italia viva. “E cioè il fortissimo indebolimento di un autonomo centro riformista. Ora è essenziale tenere aperta la discussione: c’è chi – come Marattin, pronto a sfidare Calenda alle primarie – c’è chi crede ancora nelle potenzialità di un terzo polo sotto terzo nome, da individuare con le primarie come ha proposto la Fondazione Einaudi e c’è chi invece intravede una nuova Margherita”. Macron ha teso la mano a Melenchon. Renzi è pronto ad allearsi con Fratoianni? “Non ci casco. Sono stanco di essere costantemente accusato di pilotare tutto: proprio per questo cerco di tenere il dibattito ampio, tenendo le mie idee per me. Quando arriverà il momento mi esprimerò. Senza elementi personali ostativi da parte mia, sia chiaro. Andare col centrosinistra significa un accordo che va dai centristi ad Avs e al M5s: Schlein non mette e non accetta veti. L’ipotesi del polo autonomo ha altrettanto bisogno di eliminarli: la politica si fa coi voti”.

Pochini, oggi, quelli in area centrista. “L’unica vera arte nobile è quella di saper essere incisivi e non perdere i propri ideali”. Renzi parla da Londra, fresco di collaborazione col Tony Blair Institute. “Mettere a disposizione la mia esperienza di ex premier non è stravagante”, spiega. “E Tony è uno dei politici più straordinari che abbia mai incontrato. La sua organizzazione aiuta i governi a lavorare, a deliberare, a raggiungere i risultati. La sua capacità di guidare il Regno Unito è nei libri di storia. La sua vicenda un esempio: i laburisti sono tornati al governo soltanto abbandonando il veto ideologico anti-Blair. Vedo molte similitudini col nostro paese. Forse la sinistra farebbe bene a smetterla di attaccare i vicini di casa. E lottare davvero contro Meloni”. Che a vincere siamo noi, a perdere sempre gli altri.

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