tensioni al parlamento europeo

La salute di Ecr, il gruppo europeo di Giorgia Meloni, preoccupa i vertici del Ppe

Pietro Guastamacchia

“Se Ecr crolla, viene giù tutta l’architettura che ci vede come ago della bilancia di un sistema a maggioranze variabili”, spiega al Foglio un dirigente del Ppe all’Eurocamera. “Ci serve un forte contraltare ai Verdi”

Bruxelles. La salute di Ecr, il gruppo europeo di Giorgia Meloni, preoccupa i vertici popolari: “Se Ecr crolla, viene giù tutta l’architettura che ci vede come ago della bilancia di un sistema a maggioranze variabili”, spiega al Foglio un dirigente del Ppe all’Eurocamera. “In questo momento bisogna puntellare Meloni costruendo per lei una vittoria a Bruxelles per aiutarla a uscire dal vicolo cieco in cui si è messa”.

 

All’ultimo vertice europeo, Meloni ha giocato una “pessima mano”, raccontano, votando contro Antonio Costa, quando persino Orbán ha votato a favore, si è isolata in Consiglio e ora la sua astensione su von der Leyen è l’unica pezza d’appoggio su cui lavorare. Le liti interne al gruppo, tra la delegazione italiana di Fratelli d’Italia e quella polacca del PiS, non sono passate inosservate a Bruxelles e molti temono che lo scontro non si sia esaurito. “Quando Meloni annuncerà il suo voto su von der Leyen, e vedrete che lo farà, in Ecr scoppierà di nuovo il caos”, aggiungono dai popolari.

 

A agitare ulteriormente le acque in casa Ecr ci si è messo l’arrivo dei Patrioti, il nuovo gruppo lanciato da Viktor Orbán che ha incassato il supporto dell’internazionale sovranista da Salvini e Le Pen, rubando anche a Meloni gli alleati di Vox.  Il nuovo gruppo ha debuttato ieri all’Eurocamera con 84 eurodeputati, piazzandosi come terzo gruppo e relegando Ecr al quarto posto con 78 eurodeputati. Il gruppo di Meloni è inoltre tallonato dai liberali di Renew, a quota 76, che, risvegliati dal voto francese, ora lavorano all’ingresso di due nuove delegazioni che dovrebbero portarli sopra i meloniani nei prossimi giorni.

 

Ma un Ecr in forma è fondamentale per i progetti di Weber e compagnia. Il Ppe, infatti, punta a stare al centro di due diverse maggioranze, intercambiabili tra loro: una che vada dai socialisti al Ppe, allargandosi magari ai Verdi, e l’altra che parta da Ecr e si fermi ai liberali. Due maggioranze leggere ma sufficienti per pilotare i testi al voto a Strasburgo. “Se Ecr crolla, potrebbe arrivare al Ppe qualche transfugo ma, alla nostra destra, non rimarrebbe nessuno perché i Patrioti per noi non sono un interlocutore. La destra, insomma, diventiamo noi e il balletto delle maggioranze lo faranno gli altri e questo non deve succedere”, continuano dal Ppe.

 

E infatti dietro le quinte del vertice dei popolari, la settimana scorsa a Cascais, qualcuno ha sollevato la questione con von der Leyen stessa. “Da settimane Orbán e amici prendono a calci l’Ecr e questo ci preoccupa, bisogna mandare un segnale”, è stato il messaggio recapitato da un insospettabile deputato olandese. E dal Portogallo, infatti, è arrivata una bozza di risposta per costruire a Meloni una vittoria a Bruxelles: raffreddare le trattative con i Verdi e accelerare l’intesa su Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva della Commissione europea. Lo schema è chiaro: salvate il soldato Meloni, al Ppe serve un Ecr in forma e all’Ecr serve che Meloni stia in gioco.