L'editoriale del direttore

Meloni come Le Pen? Con tutto il rispetto, non diciamo vaccate, grazie

Claudio Cerasa

Le bombe sull’ospedale in Ucraina ci ricordano perché la destra italiana è un’alternativa all’estremismo modello Le Pen, amato da Putin

Le elezioni francesi hanno avuto il merito oggettivo di mettere di fronte ai nostri occhi tutto ciò che rende  pericoloso un partito che si richiama con chiarezza ad alcune parole d’ordine che ingrossano da anni il bacino tossico della cultura dell’estrema destra. In questa fase storica, un partito di estrema destra che può essere considerato pericoloso per il proprio paese, e anche per l’Europa, è un partito che, per quanto possa essere incipriato, mostra la sua vera natura in una serie di occasioni ormai codificata. Quando fatica a nascondere i suoi tratti ultra xenofobi. Quando fatica a nascondere i suoi istinti ultra protezionisti. Quando fatica a nascondere i suoi istinti omofobi. Quando fatica a nascondere i suoi istinti anti europeisti. E quando fatica a trovare le parole giuste per definire con chiarezza ciò che rappresenta agli occhi del mondo libero un regime sanguinario, come quello putiniano – un regime guidato con metodi terroristici, fascisti, che da due anni e mezzo toglie il fiato all’Ucraina e che ieri è arrivato a colpire, con lo scopo unico di uccidere la popolazione civile, un ospedale pediatrico a due passi da Kyiv.

 

Esultare per ciò che è successo in Francia domenica scorsa, come facciamo noi, significa rallegrarsi non per i risultati ottenuti dall’estrema sinistra ma per il risultato non ottenuto da un’estrema destra che al contrario dell’estrema sinistra avrebbe potuto avere i numeri per governare e deviare verso una rotta populista uno dei paesi fondatori dell’Ue. Se si ha chiaro dunque ciò che era in ballo in Francia, con il voto per il Parlamento, con il voto contro il modello Le Pen, si dovrebbe avere altrettanto chiaro che chiunque scelga in Italia di tracciare un parallelismo tra la destra che governa il nostro paese e la destra che avrebbe potuto governare in Francia sta compiendo un atto che si trova a metà strada tra l’essere terribilmente disonesti e l’essere incredibilmente ridicoli.

 

Chi ha scelto in queste ore di dare credito a questo parallelismo spericolato, ridicolo e disonesto, è un pezzo decisamente esteso dell’opposizione italiana, da Elly Schlein a Giuseppe Provenzano, secondo cui la minaccia veicolata dalla destra modello Meloni non è inferiore alla minaccia veicolata dalla destra modello Le Pen e per questa ragione è auspicabile che anche l’Italia adotti presto il modello usato dalla Francia per fermare la Le Pen: tutti insieme contro il fascismo.

 

Provare ad andare tutti insieme può essere un obiettivo legittimo, anche per l’Italia. Ma farlo inseguendo i fantasmi, e credendo cioè che la destra italiana sia quella che emerge dalle inchieste di Fanpage e dai corsivi di Paolo Berizzi, è un modo come un altro di voler osservare la politica italiana comodamente da Marte. Nella destra italiana ci sono certamente estremisti ma la destra italiana, anche nella sua versione meloniana, fino a oggi, al governo, è stata un buon esempio di lotta contro l’estremismo. La destra francese ha provato a portare il modello Vannacci al governo e per un soffio non c’è riuscita. La destra italiana ha cercato finora di trasformare il modello Vannacci in un elemento di folclore. La destra francese ha fatto della moderazione un mezzo (la cipria) per provare a raggiungere un fine (il populismo). La destra italiana ha fatto del populismo un mezzo per provare a raggiungere un fine: mettersi la cipria, al governo, per provare a essere un argine contro gli estremismi anche di destra.

 

Non è un paradosso ma è lo stato dell’arte di un paese in cui solo chi vive su Marte, e chi si alimenta di barzellette politiche, può pensare che possa aver un senso paragonare una destra che non sta con Putin, che non sta con Orbán, che si allontana da Vox, che rispetta Biden, che difende Zelensky, che marginalizza Salvini a una destra come quella francese sostenuta apertamente dal ministro degli Esteri di un paese il cui leader ieri ha dato l’ok all’attacco con quaranta missili all’ospedale pediatrico più grande d’Ucraina. Meloni come Le Pen? Con tutto il rispetto, non diciamo vaccate, grazie. 

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.