le nomine europee

A Bruxelles prende forma la trattativa di Meloni col Ppe per il bis di Ursula

Pietro Guastamacchia

Ecr stringe un patto con i popolari per ottenere la guida della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, mentre Schlein spiana la strada per la presidenza della Commissione Ambiente alla super ambientalista Annalisa Corrado. Cadono i diktat su Meloni da parte degli alleati di von der Leyen

Bruxelles. Meloni si prepara alla battaglia del grano a Bruxelles: Ecr stringe un patto con i popolari per ottenere la guida della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, e il puzzle di Meloni a Bruxelles lentamente prende forma. Lunedì notte, la ripartizione preliminare delle commissioni parlamentari, effettuata con calcolo matematico, aveva assegnato al gruppo  di Giorgia Meloni la Commissione Libe, competente in materia di diritti civili e migrazione ma, già martedì mattina, una sollevazione di socialisti e liberali aveva promesso battaglia. Per disinnescare, i popolari hanno proposto un accordo al gruppo di FdI, offrendo la dirigenza della preziosa Commissione Agricoltura ottenendo invece la guida della Libe che nella scorsa legislatura è stata in mani socialiste. La promessa è un primo passo verso una collaborazione stabile tra popolari e conservatori, mirata a far nascere un bastione anti-ambientalista all’Eurocamera, che, numeri alla mano, potrebbe essere guidato da un eurodeputato di FdI.

 

Sul Green Deal infatti si profila una battaglia tutta italiana al Parlamento Ue con un scontro Meloni-Schlein per interposta persona. Se da un lato la Commissione Agricoltura promette di essere la voce dei trattori a Bruxelles, dall’altro Schlein sta spianando la strada a una presidenza Pd della Commissione Ambiente, da affidare a una fedelissima come la super ambientalista Annalisa Corrado o addirittura alla neoeletta vicepresidente di S&D, Camilla Laureti, che potrebbe lasciare il posto di primo vicepresidente dei socialisti Ue a Brando Benifei, sbloccando l’empasse Pd sui ruoli da affidare alla minoranza dem.

L’accordo Ppe-Ecr sull’agricoltura all’Eurocamera prevede anche una staffetta in Commissione: i popolari infatti reclamano infatti per sé il commissario all’agricoltura, aprendo al sostegno di una possibile nomina con dossier economico, o sull’annunciato commissario “alla sburocratizzazione” per l’Italia. Grazie alle grandi manovre a destra, intanto, cadono i diktat su Meloni da parte degli alleati di von der Leyen. Dopo sole 24 ore, i Patrioti di Salvini e Le Pen perdono il titolo di gruppo più a destra dell’Eurocamera con l’arrivo di Europa delle Nazioni Sovrane, la nuova famiglia di estrema destra lanciata dall’AfD, il cui ingresso spinge ancora di più Ecr verso il centro dell’emiciclo di Strasburgo. Il gruppo di Meloni è stabilmente dal lato giusto del cosiddetto “cordone sanitario”, la linea invalicabile tracciata dalle forze europeiste oltre cui non è possibile  trattare alleanze. “Coloro che vanno contro il progetto europeo non possono rappresentare quest’istituzione”, spiega Manfred Weber, confermando che con i Patrioti e con la nuova formazione a guida tedesca non ci sarà  collaborazione. Ufficialmente, però, la stretta di mano tra von der Leyen e la dirigenza di Ecr deve ancora arrivare.

 

Ieri pomeriggio la presidente della Commissione è stata ospite all’Eurocamera della riunione del gruppo del Ppe e la sera a quella dei socialisti. Tra le due riunioni ha avuto una pausa di mezz’ora  in cui si è ritirata negli uffici. Peccato che in quel momento, a un corridoio di distanza, fosse in corso proprio la riunione di gruppo di Ecr. Sarebbe bastato aprire una porta per avviare un dialogo ufficiale, ma “il tempo è ancora prematuro”, commentano dalla dirigenza de conservatori. Al voto sul futuro di von der Leyen però mancano solo sette giorni, ma per il team di Ursula il 2024 è un’eternità. “La stretta di mano arriverà”, lasciano intendere, “ma ci vuole pazienza”.