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Sinistre ai blocchi di partenza

Bonelli (Avs): “Siamo pronti a governare e a tassare i grandi patrimoni”

Marianna Rizzini

Tassare i patrimoni superiori ai 5 milioni di euro, rendere sostenibile la transizione per il ceto medio, incontrare gli imprenditori: vaste programme per il leader di Europa Verde

Hanno fatto il botto alle Europee, arrivando al 6,8 per cento. Si sono fatti ritrarre il 1 luglio a Bologna, sul palco dell’Anpi, per la prova generale di campo mezzo-largo, e anche davanti alla Corte di Cassazione, a Roma, per il deposito delle firme per il referendum contro l’autonomia differenziata, con Rosy Bindi e Maria Elena Boschi: gli Avs, Alleanza Verdi-Sinistra, si sentono in ascesa. E il risultato delle urne francesi li ha galvanizzati, tanto che Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana e gamba “rossa” del tandem rossoverde guidato con Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, ha detto: “Siamo pronti a governare”. Bonelli si sente pronto? E con quale programma, quali priorità? Come, prima che con chi? “Premesso che dove non sia in vigore un sistema uninominale secco è necessario stringere alleanze”, dice Bonelli al Foglio, “già il fatto che Fratoianni si dica pronto a governare significa che l’alleanza con i Verdi gli fa bene. Abbiamo infatti radici forti in un Partito verde europeo che fa della cultura di governo il perno della propria azione”. Da dove si comincia? “Dalle questioni economiche, sociali e ambientali, strettamente connesse. Mi riferisco per esempio alla firma del nuovo Patto di Stabilità da parte del ministro Giancarlo Giorgetti, firma che porterà a una serie di tagli sulla spesa pubblica, 12-13 miliardi di euro per i prossimi sei o sette anni. Diremo no a tagli verticali che incidano su sanità, istruzione, cultura, trasporto pubblico e servizi essenziali alla persona, no alla politica fiscale che questo governo ha voluto, su pressione della Lega, con la flat tax, le cui coperture finanziarie ancora oggi non sono note, per non dire degli elementi di iniquità sociale che introduce”. E quindi? “Quindi non è una bestemmia pensare di poter tassare i grandi patrimoni – diciamo superiori ai 5-10 milioni di euro – in modo da poter consentire di finanziare le politiche sociali e una transizione ecologica socialmente sostenibile”. Seconda questione: “A parte il tema del salario minimo, che va introdotto per uniformarci a decisioni già prese in Europa, bisogna cominciare a dare una risposta all’interrogativo: chi paga la transizione verde? E una delle prime battaglie che dovremo fare a livello Ue è l’implementazione del fondo sociale per il clima, per fare sì che la transizione sia sostenibile per ceti medi e Pmi”.

E la guerra? Due giorni fa è piovuto un missile russo su un ospedale pediatrico a Kyiv. “Penso sia doveroso da parte mia, come uomo e come politico”, dice Bonelli, “definire quell’atto un atto criminale di guerra, compiuto da un criminale di nome Putin. E considero legittima la difesa che permetta di distruggere i missili che attentino alla vita dei civili. Dopodiché, negli ultimi due anni, abbiamo visto una crescita esponenziale delle spese per il riarmo. Ecco, è mancata una forte iniziativa diplomatica capace di far parlare con unica voce i grandi attori sulla scena mondiale, comprese India e Cina”. C’è chi accusa le sinistre europee di non scoraggiare abbastanza l’antisemitismo insito in alcuni slogan riguardanti la situazione in Medio Oriente. “L’antisemitismo va sempre condannato, noi saremo sempre dalla parte del popolo ebreo. E sia io sia Fratoianni abbiamo condannato l’attentato terroristico compiuto il 7 ottobre da Hamas. Hamas è il peggior nemico del popolo palestinese. Ma radere al suolo Gaza e bombardare ospedali, scuole, civili e persone in fila per il pane, dicendo che è stato un tragico incidente, è un crimine di guerra. Per questo approvo l’iniziativa del Tribunale penale internazionale volta a far dichiarare Sinwar e Netahyahu criminali di guerra”. Pronti a governare, ma con chi? “Bisogna evitare ogni tentazione massimalista. E non commettere di nuovo l’errore di dividerci di fronte a una destra il cui unico collante è il potere. A questo proposito, non è questione di poco conto la costruzione di una maggioranza in Europa”.  Prova generale anche quella? “Se i nostri voti saranno determinanti per costruire un profilo programmatico che difenda le politiche sul clima e porti avanti il rispetto dei diritti umani, civili e sociali, sarebbe sbagliato dire no a priori. Anche perché qui in Italia saremo chiamati a costruire, domani, un’alleanza di governo, in cui ci si dovrà confrontare con forze non così vicine a noi. Va fatto uno sforzo. A settembre inizierò un viaggio per il paese, per incontrare i ceti produttivo. Anche per dire: non siamo Belzebù”. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.