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“Quale prezzo pagano le donne al premierato?”, si chiede Schlein. E ce lo chiediamo pure noi

Salvatore Merlo

In un convegno al Senato organizzato dal Pd, la segretaria dem ha detto che il premierato, ma pure l’autonomia differenziata, è frutto “del patriarcato oppressivo in cui si fa valere la legge del più forte”. Pensieri profondi, di grande valore costituzionale e sociale, soprattutto logici

"Premierato e autonomia tra diritti, partecipazione e potere: quale prezzo per le donne?”. Ecco. La domanda è ben posta: qual è il prezzo per le donne con questo benedetto premierato e questa benedetta autonomia? E per i non binari? E gli altri esseri senzienti? Per gli Alpini, mettiamo? Che prezzo pagano gli Alpini al premierato? In attesa che ci si occupi anche del prezzo pagato dai koala, la domanda sul prezzo che le donne pagano al premierato se l’è posta ieri pomeriggio anche ella, cioè Elly, insomma Schlein, al termine di un convegno al Senato – durato circa due ore (senza considerare i quaranta minuti di ritardo sotto il sole) – e organizzato, manco a dirlo, dal Pd. Un partito che, come organizzatore, non bisognerebbe farlo uscire da solo la sera.

 

Presentata da Valeria Valente, una simpatica senatrice che parla di se stessa in terza persona come Giulio Cesare nel De Bello Gallico, la segretaria è stata da lei introdotta con queste sobrie espressioni: “Elly Schlein è una speranza per le donne”. Ecco. Dopodiché Elly, detta a questo punto “speranza” come un peschereccio, ha spiegato che il premierato, ma pure l’autonomia differenziata, è frutto “del patriarcato oppressivo in cui si fa valere la legge del più forte”. Parole sante, crediamo noi. Le sottoscriviamo. Pensieri profondi, di grande valore costituzionale e sociale, soprattutto logici, conclusi poi con un’opportuna citazione di Michela Murgia, grande e compianta intellettuale del nostro tempo, la quale come ha ricordato Elly, cioè ella, insomma Schlein, “diceva sempre che se serve solo a te, non è femminismo”. E il premierato a chi serve? Solo a Meloni. Dunque, non è femminismo. Non fa una piega. Anche perché, come dice ella, ovvero Elly, “una leadership femminile non è una leadership femminista”.

 

Quanto a noi, ci permettiamo solo una personalissima digressione figlia di incompetenza senz’altro, di superficialità, di insensibilità e di particolarissima volgarità del cuore. E notiamo che questa storia del premierato è fantastica, e sta facendo girare l’economia italiana più del Superbonus.  Il premierato in pratica è il quarto settore. Un profluvio di convegnistica, libri, saggi, professori, nuovi editorialisti che spuntano come i funghi alle prime piogge di agosto. Tutto per una cosa che quasi certamente non si farà mai. Manco fosse il Ponte di Messina (a proposito: quale prezzo pagherebbero le donne, da Villa San Giovanni a Ganzirri?)

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.